Ti giro intorno, la recensione: un teen drama che fa della malinconia il suo punto di forza

La recensione di Ti giro intorno: l'incontro tra due insonni che si aiutano a crescere, dal libro di Sarah Dessen.

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Ti giro intorno: Emma Pasarow in una scena del film

Nella moltitudine di teen drama Netflix, dove la trama la capisci dalle prime due righe o dai primi 5 minuti sullo schermo, la differenza per un film la fa il percorso con cui vieni trasportato a quel che immagini sia l'ovvio, ma desiderato finale. In questa recensione di Ti Giro Intorno, film diretto da Sofia Alvarez, tratto dal libro di Sarah Dessen, con i giovanissimi e poco conosciuti Emma Pasarow e Belmont Cameli, proveremo che, anche quando le idee non sono proprio originalissime, si può ancora trovare la propria voce, magari, come in questo caso, aggiungendo un tocco di malinconia e realistico disagio al cammino dei protagonisti. Come chiarito, per Ti Giro intorno, è facile immaginare il punto di partenza perché è simile a quello di tanti film più famosi e con star di rilievo. Qui siamo di fronte ad un mix tra Booksmart (La rivincita delle Sfigate), Twilight e The last Song. Come Bella, Auden (Emma Pasarow) decide di trasferirsi dal padre nella speranza che cambiare aria, persone e partire da zero possa darle la possibilità, prima del college, di trovare degli amici tra chi non ha già ormai un'idea prestabilita di lei. Nella piccola cittadina estiva di Colby dove il padre (Dermot Mulroney) vive con la nuova moglie Heidi (Kate Bosworth) e la loro neonata, incontrerà una piccola comunità di ragazzi che sognano lo stesso suo futuro e in particolare uno con cui condividerà le notti insonni e supererà gli ostacoli che le impediscono di proiettarsi in avanti.

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Ti giro intorno: una scena

La differenza in Ti giro intorno la fanno la sceneggiatura (scritta dalla stessa Dessen), dal sapore indie, e quei personaggi verosimilmente imperfetti, che con la malinconia dell'adolescenza che spesso al cinema viene dimenticata, si sfiniscono di parole ed elucubrazioni mentali. In quell'universo, dunque, di film adolescenziali tutti uguali, questo rimane nella memoria per qualche ora in più e vale la pena dargli una possibilità, specialmente con l'arrivo della brezza estiva.

Un'estate per cambiare

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Ti giro intorno: Emma Pasarow durante una scena del film

L'estate è sempre il momento giusto per bloccare certi meccanismi del passato, cancellare tutto e ricominciare daccapo. È l'effetto universale ed internazionale delle vacanze ed espediente narrativo tra i più usati dal linguaggio cinematografico. Ti giro intorno non fa eccezione e si unisce al blocco film estivi iniziando con un breve (fortunatamente) voice over della protagonista Auden, che si presenta attraverso il modo in cui riesce, ogni maledetta volta, a non farsi accettare dagli altri, sempre pronta, con il suo cinismo, a iper-analizzare tutto, anche i più semplici e spensierati riti di passaggio della sua generazione come l'irrompere a scuola nell'ultima notte prima del diploma o il semplice ballo di fine anno. Auden vuole cambiare, Auden è la nerd da Booksmart che ha capito che a furia di seguire le regole rigide della madre Victoria (Andie MacDowell) si sta perdendo qualche esperienza di troppo. Sceglie, dunque, prima del college, di azzerare tutto, darsi un'altra possibilità a casa del padre e della nuova moglie, nella piccola e marittima cittadina di Colby. Una volta lì proverà a fare la teenager normale, fallendo miseramente a velocità invidiabile. Ti giro intorno dirotta il primo cliché e lo spoileriamo subito: un'estate può bastare per cambiare, certo, ma non c'è il classico e solito make over. Non è questo il cambiamento superficiale di cui ha bisogno Auden e il film si aggiudica il suo primo punto a favore.

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Insonnia

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Ti giro intorno: Belmont Cameli e Emma Pasarow in una scena

C'è una sorta di malinconia che accompagna lo sguardo, l'andatura e le parole di Auden. È quel continuo tentare di scavarsi dentro tipico di chi pensa troppo o è adolescente. L'ideale, nella vita, in una storia d'amore e in un racconto cinematografico, è quando incontri qualcuno che si connette con quel flusso continuo di pensieri e controbatte con uno uguale e a volte contrario. Se poi tutto ciò accade di notte, sul mare, tra due anime insonni, allora ecco che il secondo punto a favore del film è cotto a puntino. Durante l'ennesima notte sul molo passata a leggere, il solitario biker Eli si imbatte nella nostra Auden. Una lavanderia adibita a forno/pasticceria per adolescenti notturni fa da sfondo all'inizio della prima grande "amicizia" per Auden che trova il suo cuore in un'avventura che la giovane promette di iniziare, per realizzare finalmente tutto ciò che un'adolescente dovrebbe fare e lei ancora non ha fatto.

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Ti giro intorno: Belmont Cameli in una scena

Sarà la difficoltà ad addormentarsi, forse la già decantata malinconia ad accomunare Eli e Aidan ma come accadeva nel vampiresco Twilight tra Bella e Edward, in un luogo come Colby dove tutti conoscono tutti e ovviamente conoscono Eli, Auden è l'unica a frequentarlo, parlarci, condividerci momenti. Il ragazzo si è letteralmente messo in stand by dopo un trauma. Tutto questo regala al film un piccolo ma efficace alone di mistero e ad Eli quell'allure da male di vivere che non guasta mai, rende belli, dannati e irresistibili, soprattutto a vent'anni.

Imparare a pedalare

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Ti giro intorno: una scena tratta dal film

Come andrà a finire questa storia? Lo spettatore più disattento e meno appassionato potrebbe facilmente rispondere che i due si innamorano, diventano persone migliori, superano i traumi e blocchi del passato e vivono per sempre felici e contenti. Superficialmente diremmo che è indubbiamente così ma, come affermato nelle prime iniziali righe di questa recensione, è il viaggio che conta, non la meta. Individuiamo qui il terzo e ultimo punto vincente di Ti giro intorno. L'amore c'è, il cambiamento anche, il superamento dei blocchi pure ma il tutto avviene per mezzo dell'altro e non con l'altro. Auden deve imparare a pedalare con le sue gambe, letteralmente e metaforicamente e non sarebbe giusto per la sua crescita se la sua metamorfosi ruotasse intorno al suo nuovo amore.

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Ti giro intorno: un'immagine del film

Meglio che sia un obiettivo raggiunto da sola, per se stessa, magari con la spinta di un'amica che finalmente c'è e che può darle fiducia. Nella versione migliorata di se stessi, che sono diventati a fine estate, affrontati i lutti e gli abbandoni, Auden e Eli, possono ricongiungersi e godersi un ballo, una birra, un bagno di notte e perché no, arrivare a dormire tutta la notte leggeri come solo i ragazzi sanno essere. A fine viaggio, con Ti giro intorno, ci concediamo un po' di nostalgia per quella fase di vita, che il film contribuisce a ricordarci, in cui credi veramente che tutto sia possibile e risolvibile.

Conclusioni

A fine recensione di Ti giro intorno, salviamo questo teen drama dal calderone infinito che Netflix sta producendo, per il suo modo malinconico e meno scontato di portarci a fine estate e a farci vivere la storia d’amore tra i protagonisti. Ben vengano le facce nuove o quasi come quelle di Emma Pasarow e Belmont Cameli che regalano nuova linfa a modelli già visti e rendono questa storia d’amore tra due giovani insonni un viaggio piacevole da intraprendere. Sarah Dessen, autrice del libro da cui il film è tratto, riesce bene anche nella sceneggiatura che schiva qualche ovvietà di troppo e prova a metter la testa fuori dal mare profondo, a colpi di vestiti gialli e vans da biker. I protagonisti Auden e Eli sono un po’ più tormentati del solito, respirano più aria da film indie e per questo ci piacciono di più.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
4.8/5

Perché ci piace

  • Emma Pasarow e Belmont Cameli sono una bella e piacevole scoperta.
  • Possiede dialoghi e malinconia indie che lo fa notare nella marea di teen drama tutti uguali.
  • In una trama all’apparenza scontata, si impegna a rendere il viaggio del film memorabile.

Cosa non va

  • La storia attinge da moltissimi teen movie di successo e fa un collage.
  • Cerca il lieto fine a tutti i costi anche se cerca di renderlo meno ovvio.