"Volevo prendermi un attimo per esprimere gratitudine per essere qui, è un po' la mia casa, e dopo questo periodo così difficile è bello parlare di un film che tratta i collegamenti umani. Finalmente c'è una riconnessione", Darren Aronofsky, in giacca viola e camicia bianca, introduce così, cavalcando una marcata emozione, il suo ultimo film, The Whale, alla stampa (davvero gremita) di Venezia 79. Scritto da Samuel D. Hunter, e tratto da un suo spettacolo teatrale, il film targato A24 (in Italia è distribuito da I Wonder Pictures) racconta la storia di Charlie, un uomo di mezza età che soffre di un grave problema di obesità. I suoi quasi trecento chili non lo fanno muovere dal divano, e la sua vita è scandita dal cibo spazzatura e dai tormenti scaturiti dalla perdita prematura del suo amato compagno.
Nel ruolo di Charlie troviamo Brendan Fraser, che ha sentito una forte connessione con il personaggio: "Non vedo l'ora di capire che impressione farà sul pubblico. Spero trasmetta le stesse emozioni che ho provato io". Una produzione non molto veloce quella di The Whale, e un casting decisamente complicato, come spiega Aronofsky, tornato alla Mostra del Cinema di Venezia (in Concorso) dopo il mezzo passo falso di Mother!, "Ho impiegato dieci anni a fare questo film. Era una storia perfetta per il cinema, e l'ho capito da subito quando lessi la critica sul New York Times. Scegliere gli attori non è stato facile, ma quando ho visto Brandan in un trailer di un film brasiliano ho capito che era il mio Charlie. Ci siamo incontrati a New York e abbiamo tenuto un reading con Sadie Sink... Vederli interagire è stato pazzesco. Dopo il lockdown non volevo fare un film enorme, e questo era perfetto. Solo cinque attori!".
Sadie Sink e Hong Chau
Sadie Sink, che Aronofsky definisce come la sua "nuova attrice preferita" (e noi sottoscriviamo), in The Whale riprende in parte alcuni tratti arrabbiati della sua Mad Max di Stranger Things per interpretare la figlia di Charlie che, sentendosi abbandonata da suo padre, non ha intenzione di riallacciare i legami famigliari: "Il mio è un personaggio che ha tanto da dire", ci dice l'attrice, "Ritrova suo padre, ma non si aspettava di rivederlo così e non si aspettava il suo amore; ogni scena è una battaglia e non accetta la verità". Nel cast di The Whale c'è anche Hong Chau, infermiera nonché amica di Charlie: "Avevo rifiutato un pop corn movie prima di The Whale, e non c'è stato nulla di difficile su questo set, Darren protegge gli attori e ha una energia particolare", rivela alla stampa la Chau, regalando al pubblico il ruolo più complesso del film.
Lo spazio filmico
Con The Whale, Aronofsky continua la sua poetica attorno alla concezione umana e fisica, utilizzando lo spazio angusto di un appartamento come un vero e proprio palcoscenico emozionale. Una sfida non da poco, che racconta così: "I limiti sono la via per la libertà , volevo vedere cosa succedeva limitandomi ad un solo personaggio che però non poteva muoversi. Per il cinema è una cosa interessante, abbiamo discusso come potesse Charlie essere un personaggio cinematografico". Domanda rivolta anche a Fraser, che dichiara: "Il mio spazio si limita al sofà, alla poltrona; è una luce in un luogo oscuro, quasi poetico. Il trauma che porta si manifesta a livello fisico, ho dovuto impararmi a muovere in modo nuovo e ho sviluppato muscoli che non conoscevo. Sentivo le vertigini a fine giornata... come quando scendi dalla barca qui a Venezia. Bisogna essere forti fisicamente e mentalmente per un film del genere".
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Tra passato e futuro
Un film che, naturalmente, ha apertopro spettive nuove sia per Aronofsky che per Brendan Fraser: "All'epoca di George re della giungla...? ero diverso, molto diverso. Oggi il mio viaggio volge all'esplorazione di personaggi differenti", confida l'attore, probabilmente già avviato verso la nomination agli Oscar 2023, "Charlie è più eroico, vede del bene negli altri e si salva. In quella stanza ci sono tante emozioni, e Darren ha creato una realtà che rendesse lo spazio piccolo un ambiente più grande. Cosa succederà domani? Non lo so. Ma intanto è stato bello essere Charlie".
Come detto, The Whale è appunto firmato da Samuel D. Hunter che, in conferenza stampa, ha spiegato quanto le sue opere abbiano in parte dei tratti autobiografici. Allora, la riflessione che lega le parole al film arriva proprio dall'autore: "Questa è una storia di depressione. Mi sono sempre confrontato con il cibo e le mie opere, pur non essendo autobiografiche, hanno dei tratti personali molto importanti. Inizialmente avevo paura di scrivere la sceneggiatura, ma poi ho capito che tutto deve partire dall'amore e dall'empatia. E la fiducia negli altri può essere davvero un mezzo salvifico".
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