The War - Il pianeta delle scimmie: Ape-calypse Now

Matt Reeves chiude la nuova trilogia della saga di Il pianeta delle scimmie con un capitolo spiazzante, in cui l'impressionante fotorealismo si concentra sull'emotività dei propri protagonisti, in un viaggio all'interno del significato di umanità che somiglia più a un western crepuscolare che a un film di guerra. Dal 13 luglio al cinema.

The War - Il pianeta delle scimmie: una scena del film di Matt Reeves
The War - Il pianeta delle scimmie: una scena del film di Matt Reeves

"Sei troppo emotivo!": la frase chiave di The War - Il pianeta delle scimmie, nelle sale italiane dal 13 luglio, la pronuncia Woody Harrelson, un colonnello folle che sembra una fusione tra il suo personaggio in Assassini nati (1994) e il Kurtz di Apocalypse Now (1979), nel terzo atto del film, in cui si scontra faccia a faccia con Cesare, lo scimpanzé super intelligente protagonista del nuovo ciclo di avventure della saga di Il pianeta delle scimmie, cominciato nel 2011 con L'alba del pianeta delle scimmie.

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Autoproclamatosi la "scimmia nuda", l'uomo ha conquistato il mondo grazie al suo pollice opponibile e alla capacità di costruire strumenti e immaginare mondi complessi. Consapevole della propria natura mortale, l'homo sapiens vive il paradosso di poter concepire l'infinito nella propria mente essendo però costretto a trascinarsi in un corpo mortale. Evolutosi in maniera esponenziale attraverso diverse civiltà e tecnologie, l'essere umano continua però a non fare i conti con le proprie origini, creando un'immagine di se stesso razionale che non corrisponde alla realtà, perché non tiene conto dei nostri insopprimibili istinti primordiali.

The War - Il pianeta delle scimmie: Woody Harrelson in una scena del film
The War - Il pianeta delle scimmie: Woody Harrelson in una scena del film

Dal terzo, e conclusivo, capito della nuova trilogia di Il pianeta delle scimmie ci si poteva aspettare un semplice film d'azione realizzato con una tecnologia sempre più avanzata e realistica, invece il regista Matt Reeves ha deciso di mettere in scena un racconto che è quasi un trattato di sociologia, in cui le vere esplosioni sono nelle rughe d'espressione e negli occhi dei protagonisti, che vivono un conflitto interiore costante, dal valore universale, perché è quello di ogni creatura dotata di coscienza.

Un western animale

The War - Il pianeta delle scimmie: un'immagine tratta dal film
The War - Il pianeta delle scimmie: un'immagine tratta dal film

"Sei troppo emotivo", dicevamo. Dopo una spettacolare scena d'apertura che ricorda i grandi film di guerra dedicati al conflitto del Vietnam, che accontenta gli amanti duri e puri del genere, The War - Il pianeta delle scimmie preme improvvisamente il freno, per cambiare ritmo e respiro, diventando un western crepuscolare, in cui Cesare e tre dei suoi più fidati compagni, Maurice (Karin Konoval), Rocket (Terry Notary) e Luca (Michael Adamthwaite), intraprendono un viaggio a cavallo in mezzo a boschi innevati, per cercare di stanare ed eliminare il Colonnello, in modo da mettere fine alla guerra tra uomini e scimmie. L'incontro con una bambina muta, Nova (Amiah Miller), incapace di parlare a causa di un virus che sta togliendo agli esseri umani le principali caratteristiche che li rendono tali, sconvolge ancora di più Cesare, combattuto tra la sua voglia di vendetta nei confronti del Colonnello e la consapevolezza di assomigliare sempre di più al nemico che tanto odia.

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The War - Il pianeta delle scimmie: un momento del film
The War - Il pianeta delle scimmie: un momento del film

Si può essere umani senza la nostra emotività? E si può allo stesso tempo esserlo senza provare compassione per il prossimo e per le forme di vita che ci circondano? Ridotti a figure stereotipate o silenti, gli uomini del racconto sono come delle figurine su un libro stampato, che ripetono gli stessi errori di sempre, incapaci di cambiare; al contrario le scimmie, e in particolare Cesare, si pongono domande, soffrono, tornando ogni volta al punto cruciale del film: possiamo imparare dai nostri errori o no? In un perfetto scambio di prospettiva, è la scimmia ad avere la maggiore lucidità: consapevole di non potersi liberare totalmente della propria emotività, che ha dato origine al conflitto, Cesare prova pietà per gli esseri umani e per se stesso, capendo che la scintilla della guerra è e sarà sempre presente nel suo cuore, anche se la testa gli dice che non è naturale.

Le scimmie siamo noi

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The War - Il pianeta delle scimmie: Woody Harrelson in un momento del film
The War - Il pianeta delle scimmie: Woody Harrelson in un momento del film

Grazie a un costante gioco di specchi, Reeves fugge la facile trappola del "chi ha ragione e chi ha torto", elemento che non ha nessuna importanza, mettendo in scena un riassunto degli errori che l'umanità compie ciclicamente: in The War - Il pianeta delle scimmie c'è la rappresentazione di ogni scontro, di ogni atto di terrorismo, di ogni tortura, pescando a piene mani anche dall'iconografia religiosa, con un Casare crocifisso e frustato, a cui viene negato da bere, come Gesù imprigionato dai romani. A sorpresa, l'ultimo anello di Il pianeta delle scimmie è dotato di una complessità inaspettata, in cui il protagonista si rende conto dei propri errori e di quelli del nemico, cercando di capire come arginare i danni di un'aggressività incontrollabile, che ritorna prepotentemente ogni volta che il conflitto tocca personalmente ognuno di noi, restringendo lo sguardo dal macroscopico al microscopico. In questo senso l'unica speranza per gli esseri umani è tramandare i nostri errori alle nuove generazioni, confidando nel fatto che un giorno capiscano come evitare di lasciarsi trasportare dalla propria natura e innescare le fiamme della guerra ancora e ancora e ancora.

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The War - Il pianeta delle scimmie: Amiah Miller in un momento del film
The War - Il pianeta delle scimmie: Amiah Miller in un momento del film

Il personaggio della bambina, Nova, diventa quindi l'incarnazione stessa della speranza: silenziosa e compassionevole, non si perde in discorsi solenni o in complicate strategie di guerra, ma, semplicemente, con il suo sguardo puro e il tocco delicato, fa quello che sembra impensabile, ovvero fare del bene anche a chi ci ha causato una perdita, addirittura tendendogli la mano per offrirgli del cibo e quindi la vita, perché anche lui soffre come noi. In un ulteriore cambio di prospettiva, la bambina è come un animale senza macchia, muto e innocente, che non capisce cosa sia l'odio o la vendetta, facendo ricordare a Cesare che una volta anche lui era come lei.

Fotorealismo all'ennesima potenza

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L'introspezione psicologica del film non sarebbe possibile senza la prova straordinaria di Andy Serkis, ormai riferimento assoluto nel campo della recitazione in motion capture: il suo Cesare è di un'umanità disarmante. Matt Reeves mette al servizio dell'attore l'incredibile fotorealismo della tecnologia usata concentrandosi soprattutto sul suo sguardo e sul volto, inquadrando insistentemente il protagonista in primo piano, allargando il campo solo quando è strettamente necessario ai fini della storia, a dimostrazione ancora una volta che la guerra che gli interessa è quella nella mente dei suoi personaggi. A impreziosire il tutto la fotografia di Michael Seresin e la musica di Michael Giacchino, che contribuiscono a creare un'atmosfera decadente e intimista, illuminata solo a tratti da una luce di speranza e di umorismo, incarnato dal personaggio di Bad Ape (scimmia cattiva, interpretato da Steve Zahn), anello di congiunzione tra le scimmie in stato di natura e quelle evolute, che forse ci ricorda più di tutti quanto siamo buffi quando ci sforziamo di soffocare i nostri istinti cercando di comportarci come esseri razionali.

Movieplayer.it

4.0/5