Una delle serie più surreali dello schermo è tornata con gli episodi della seconda stagione e nella nostra recensione di The Tick 2 cercheremo di spiegare perché il progetto ideato da Ben Edlund per Amazon è uno dei più folli e riusciti adattamenti dei fumetti approdati sugli schermi, cinematografici e televisivi, negli ultimi anni. Le puntate riportano in azione il tranquillo impiegato Arthur Everest la cui vita è stata stravolta dall'entrata in scena dello strano supereroe blu chiamato The Tick che, inizialmente, pensava fosse frutto della sua immaginazione.
La seconda stagione introduce nuovi personaggi ancora più incredibili, un'organizzazione in stile S.H.I.E.L.D., intrighi, ritorni e, forse, un inaspettato legame sentimentale. Con uno stile tra il vintage e il volutamente comico, The Tick dimostra di possedere il coraggio necessario ad andare oltre i limiti e a portare in scena un'avventura che si sviluppa in dieci episodi, pur essendo strutturata bene per un'eventuale visione non in binge watching.
Nuovi arrivi e problemi per i protagonisti
Arthur (Griffin Newman) è finalmente pronto ad accettare il suo destino da supereroe e annuncia a The Tick (Peter Serafinowicz), che ha un nuovo look, di essere pronto a lottare contro il male presente in città, cercando il proprio posto nel mondo.
Dopo la sconfitta di The Terror, entrano in scena nuovi personaggi come Flexon (Steven Ogg), Hobbes (John Hodgman) e Tyrannousaurus 'Ty' Rathbone (Marc Kudisch) nella parte del capo di A.E.G.I.S., un'organizzazione che ricorda appunto realtà come quella di S.H.I.E.L.D. nei fumetti della Marvel.
Dot (Valorie Curry), la sorella di Arthur, vuole lasciare alle spalle un ruolo di semplice spettatrice, e trascorre il suo tempo con Overkill (Scott Speiser), che ha promesso a Tick di non uccidere più. Miss Lint (Yara Martinez) sembra andare alla ricerca di un proprio equilibrio tra la figura di eroina e di villain, mentre Superian (Brendan Haines) è un po' in crisi.
Arthur avrà non poche difficoltà nel confrontarsi con un mondo in cui davvero tutti sembrano avere dei poteri, e il season finale regala una svolta inaspettata da questo punto di vista per una delle presenze secondarie, tuttavia il giovane dimostra che l'eroismo può essere declinato in molti modi, tra cui anche il saper compilare tutti i documenti necessari a sconfiggere gli ostacoli burocratici, dopo l'incontro con Lobstercules (Niko Nedyalkov). L'idea di famiglia, non solo formata in base ai legami di sangue, è inoltre centrale in questa seconda stagione e, nonostante Dot sia maggiormente indipendente, è interessante vedere come Tick si inserisca nella quotidianità di Arthur con naturalezza.
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Un mondo ormai ben definito
Lo show di Amazon ha compiuto una vera svolta rispetto alla prima stagione e il ritmo delle puntate è davvero sostenuto, avendo ormai individuato quali elementi funzionano per ottenere l'effetto comico e avendo capito che l'aspetto visivo un po' vecchio stile dei costumi e delle scenografie non mina la qualità delle avventure dei protagonisti. Il team di sceneggiatori ha ideato dieci episodi, questa volta senza pausa a metà come accaduto in precedenza, che raccontano una storia suddivisa in capitoli quasi autoconclusivi nonostante gli elementi principali della trama proseguano episodio dopo episodio. Due degli elementi più interessanti su cui gli autori hanno puntato con successo sono i problemi di Overkill e i tentativi di liberare la creatura dalle caratteristiche fisiche simili a un'aragosta, entrambi tasselli della narrazione utili a far emergere lati inaspettati della personalità dei protagonisti, come il senso paterno di Tick o la bontà quasi anestetizzata dell'ex assassino che ha un debole per il ballo.
La serie non esita ad aumentare il numero di eroi e nemici che entrano in azione e il gruppo di nuovi amici di Arthur, tra cui un esilarante Steven Ogg nella parte di Flexon, diventano delle caricature di figure ben conosciute tratte dal mondo dei fumetti. Lo stesso AEGIS, con il suo team di scienziati e un capo in stile Nick Fury, non può che riportare alla mente, ma in modo ironico, i personaggi Marvel.
L'universo creato per il piccolo schermo, nonostante la sua evidente assurdità, appare ben radicato nella società contemporanea pur essendone una versione sopra le righe e dall'approccio divertente.
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Due protagonisti convincenti
A sostenere prevalentemente il peso dello show è Griffin Newman, nella parte di Arthur Everest, che offre una performance in cui le insicurezze e la vulnerabilità si fondono con la determinazione nel voler ritagliarsi un posto all'interno della nuova realtà in cui l'ha trascinato Tick. L'attore riesce a trasformare quasi in un superpotere caratteristiche "comuni" come il saper navigare il complicato mondo della burocrazia e il suo animo gentile diventa in più momenti un punto debole e uno di forza. Le sue interazioni con gli altri personaggi, anche i meno umani come Dangerboat (Alan Tudyk) sono all'insegna di una sensibilità e gentilezza quasi rare. Al suo fianco Serafinowicz è più leggero, ma mai vacuo, e riesce ad apparire adorabile nelle sue stranezze. Curry e Speiser formano poi un'altra coppia davvero ben ideata, rendendo l'avvicinarsi dei due personaggi inaspettata ma assolutamente credibile. Lint, alle prese con un'immagine pubblica in netto contrasto con la sua natura, appare meno centrale rispetto la prima stagione, tuttavia è una presenza immancabile nell'universo surreale creato da Edlund.
I nuovi personaggi, inoltre, sanno ritagliarsi un proprio posto all'interno della storia e, nonostante la breve durate degli episodi renda impossibile approfondire la storia di ognuno di loro, la bravura del cast riesce comunque a rendere immediatamente comprensibile le motivazioni alla base delle loro decisioni e ne fa intuire il passato e il possibile futuro all'interno del mondo di Arthur, considerando che il season finale anticipa già il possibile proseguimento della storia.
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Il rischio di scivolare nel ridicolo
The Tick, in più momenti, non riesce a tenere sotto controllo gli elementi più ridicoli e che suscitano incredulità negli spettatori e questo penalizza un po' un progetto dall'identità ben definita. Difficile prevedere la reazione di fronte ai poteri "anatomici" di uno dei nuovi supereroi o alla soluzione per mantenere in vita delle creature innocenti, senza dimenticare il possibile amore provato da un'intelligenza artificiale. Andare oltre i momenti meno verosimili permette però di apprezzare l'originalità della serie e le performance del cast che ha ormai trovato una sintonia in grado di valorizzare gli script ricchi di battute, riferimenti al mondo dei fumetti e alla società. Non era facile trovare un modo per andare oltre la semplice caricatura del mondo dei supereroi ed Edlund ha invece saputo farlo senza troppe difficoltà e riuscendo a creare una coppia di personaggi che si completano a vicenda e rendono la propria amicizia un superpotere.
L'epilogo della stagione regala infine non poche sorprese ed è difficile pensare che Amazon decida di non continuare la storia delle incredibili avventure di Arthur e del suo amico blu.
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Conclusioni
Come abbiamo spiegato nella nostra recensione di The Tick 2 cercando di evitare ogni possibile spoiler che potrebbe limitare l'effetto sorpresa e comico, la serie riesce a distinguersi da altre ambientate nel mondo dei supereroi per la sua capacità di fondere ironia, azione e un racconto che si basa sul valore dell'amicizia e su ciò che ci rende unici. Ben Edlund ha creato un mondo che, seppur a tratti ridicolo, riesce a mantenere la sua aderenza con la realtà. L'ottima sintonia tra i due protagonisti e gli altri membri del cast riesce inoltre a far evolvere la storia con un susseguirsi di svolte e sorprese che conducono a un finale che lascia la voglia di scoprire cosa accadrà in futuro ad Arthur e al suo amico blu.
Perché ci piace
- Le interpretazioni del cast sono convincenti e sostengono la comicità surreale
- L'universo creato per la serie è ben costruito e ricco di dettagli
- I personaggi secondari hanno una presenza limitata, ma non sono mai messi in ombra
- L'approccio ironico rende la visione leggera e coinvolgente
Cosa non va
- Gli elementi più ridicoli possono rischiare di allontanare alcuni spettatori
- La breve durata delle puntate rende impossibile approfondire la storia di tutti i personaggi
- Il season finale lascia troppe questioni in sospeso