Nelle sale italiane da ieri, La forma dell'acqua - The Shape of Water di Guillermo del Toro ha già conquistato la critica internazionale che ha avuto l'occasione di vederlo in anteprima alla 74° edizione della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia e al London Film Festival e ha ottenuto la bellezza di 13 nomination agli Oscar.
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Un artista umile e geniale
Il cielo di Londra è grigio, l'aria è umida, e il mio iPhone Google Map comincia a dare i numeri quando arrivo in zona Chinatown. Sono appena le 10 del mattino anche se i ristoranti cinesi sono affollati come se fosse già ora di pranzo, e mi mancano pochi minuti per raggiungere l'Hotel Soho, dove avrò l'occasione di incontrare il regista messicano che ha realizzato film come Mimic, Il labirinto del fauno e il più recente Crimson Peak, oltre alla serie tv The Strain giunta ormai alla quarta stagione. L'emozione è tanta anche perché, dopo il debole Pacific Rim che lo ha dirottato verso il blockbuster povero di contenuto, Del Toro ha ritrovato, con il suo ultimo film, la creatività e la fantasia che lo hanno contraddistinto in passato. "Grazie per questo film meraviglioso" gli dico appena lo incontro, sorridente e disponibile sul set del junket londinese, come un artista umile che ama quello che fa. La forma dell'acqua - The Shape of Water è una favola fantasy incantevole, capace di emozionare come l'avventura della piccola Ofelia nella Spagna degli anni '40 nel film del 2006, o forse di più.
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Un amore diversamente romantico
Sally Hawkins interpreta Elisa, una ragazza muta che lavora come addetta alle pulizie in un laboratorio scientifico segreto durante la Guerra Fredda americana. La sua vita procede senza grandi colpi di scena, schiava della routine quotidiana da quando apre gli occhi la mattina agli ultimi istanti prima di addormentarsi la sera, dopo ore di duro lavoro. Ma un giorno Elisa, insieme alla collega Zelda, interpretata da Octavia Spencer, si imbatte in una strana creatura, oggetto di qualche esperimento governativo, e la realtà prende una strada diversa. Elisa resta affascinata da questo essere umanoide e anfibio tenuto prigioniero in una vasca piena d'acqua, e ben presto instaura con esso un rapporto intimo e commovente.
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"Mi ispiro a Terry Gilliam"
Sono chiari i riferimenti al cinema del passato come Il mostro della laguna nera che Del Toro mi confessa di aver visto molte volte da piccolo, prima di spiegare la genesi della creatura di La forma dell'acqua - The Shape of Water, capace di empatia e meraviglia. "Volevo fare un film sull'amore e sul cinema" ci tiene a sottolineare, anche se è molto chiara la sua passione per la settima arte in ogni inquadratura di questa storia immersa in un mondo romanticamente vintage, dalla musica ai colori, fino ai personaggi coinvolti che sembrano essere usciti da Il favoloso mondo di Amélie. "Forse sembra un film francese, per la musica e il modo in cui vengono raccontate le emozioni, ma l'ho fatto in modo inconsapevole" afferma Del Toro, aggiungendo di essersi ispirato in realtà a "Terry Gilliam, il migliore autore fantasy dei nostri tempi".
Con La forma dell'acqua - The Shape of Water Del Toro ci invita ad intraprendere un viaggio magico ed emotivo verso una visione romantica e tenera di un amore impossibile. Incontrandolo di persona è più facile comprendere l'origine di un talento narrativo così originale e unico nel suo genere, di cui c'è bisogno in "un mondo in cui si parla solo di odio, paura e divisione".
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