The Return - Il ritorno, recensione: l'Ulisse di Ralph Fiennes? Un uomo penitente dietro l'egoismo di un eroe

Uberto Pasolini rivede uno dei passaggi più famosi dell'Odissea in The Return. Un'opera dalle sfumature decisamente affascinanti. Protagonisti Ralph Fiennes e Juliette Binoche. Al cinema dal 30 gennaio 2025.

Ralph Fiennes in The Return - Il ritorno

Quello di Uberto Pasolini con Il ritorno (The Return, in originale) non è solo un film su Ulisse - o Odisseo, come viene appellato nel film - bensì, è un film sulle prospettive di un uomo portato al limite, ritornato (appunto) per chiudere (o aprire?) i conti con ciò che ha lasciato in sospeso. Un discorso universale, che si allarga anche alla condizione di pace e di guerra. Oltre alla complessità, sempre di un uomo, messo davanti alle proprie responsabilità, storcendo - e meno male - anche la figura dell'eroe mitologico, partito per "non vivere come un bruto", lasciando però a casa una moglie, un figlio, nonché la sua gente, schiavizzata da un dittico sociale dalle palesi vibrazioni contemporanee.

Il Ritorno Immagine
Itaca vista da Uberto Pasolini

Scritto da John Collee ed Edward Bond, senza tradire lo spirito del poema di Omero (anzi, rispettandolo, in diversi passaggi, quasi alle lettera), Il ritorno, presentato prima al Toronto Film Festival e poi alla Festa del Cinema di Roma, e girato tra Corfù e l'Italia (la scenografia è suggestiva, volutamente grezza, austera, desolata), è tra l'altro la dimostrazione di quanto il genere peplum, se ben ideato, ha ancora forti spunti d'interesse, per nulla scontati. E non in ultima veduta, anche molto cinematografico.

Argo, Penelope e i Proci: il ritorno di Odisseo ad Itaca

Ralph Fiennes Il Ritorno Copyrights Maila Iacovelli Fabio Zayed H6Kswk8
Ralph Fiennes con il suo arco

Se di trama si può parlare, Il ritorno di Uberto Pasolini (vero e proprio autore internazionale, mai troppo celebrato: recuperate lo splendido Nowhere Special - Una Storia d'Amore), fotografa in due ore - sì, forse troppe - uno dei passaggi più emblematici, studiati e ricordati dell'opera di Omero: il ritorno di Odisseo (interpretato da Ralph Fiennes, strepitoso) ad Itaca. Dentro, c'è un po' tutto: il porcaro Eumeo (Claudio Santamaria); il figlio arrabbiato (e come dargli torto?) Telemaco (Charlie Pummer); i cattivi proci, capitanati da Antinoo (Marwan Kenzari); c'è il cane Argo, fiero e valoroso, fermo lì ad attendere il suo amico. E c'è ovviamente Penelope (Juliette Binoche, mai così bella, potremmo dire) con il suo telaio, e il suo rancore misto ad amore, verso quel marito sparito nel nulla. Odisseo aka Ulisse, torna fingendosi mendicante, riconquistando, alla fine, ciò che ha perso. O per meglio dire, "dimenticando per ricordare".

La revisione di un eroe

Tecnicamente ineccepibile, e anzi dal fascino classico, nella messa in scena e nell'atmosfera (basti pensare all'accompagnamento soave della colonna sonora di Rachel Portman), The Return ha l'umore giusto di risultare tuttavia fortemente moderno, per l'approccio verso una figura archetipa, nonché antropologica e culturale. Non era facile, e se il film manca magari del guizzo giusto per renderlo effettivamente memorabile nella sua pienezza (un'iperbole superlativa, ma proviamo a rendere l'idea), riesce però a regalare scorci e dettagli di profonda bellezza. Anche per merito delle interpretazioni misurate e composte di Ralph Fiennes e Juliette Binoche: c'è un discorso sulla fisicità che Uberto Pasolini rivede facendo del corpo di Odisseo, martoriato e ferito, una contro-storia da poter raccontare. Frammenti di un'istantanea che si ferma sulla psicologia di personaggi (im)perfetti, e per questo di efficace valore narrativo (del resto, il valore dello storytelling lo ha inventato proprio Omero).

Ralph Fiennes Juliette Binoche Il Ritorno Copyrights Maila Iacovelli Fabio Zayed
Odisseo e Penelope

Un paio di momenti, tra l'altro, valgono la visione. Nemmeno a dirlo, la lacrima versata da Odisseo (l'unica, come scritto nel poema) accarezzando per l'ultima volta Argo, ormai libero di poter morire, e poi la prova dell'arco, di nuovo teso e pronto per scoccare quella freccia carica di vendetta. In un certo senso, Il ritorno si fa anche opera attuale nei riverberi di un prospetto che contrappone, costantemente, la pace alla guerra (entrambi stati mentali, frutto del volere dell'uomo), nonché viene esaltato il parallelo tra i proci, una nobiltà viziata, arrivista, usurpatrice, con la classe politica odierna.

Ma la vibrazione migliore arriva, come detto, dalla destrutturazione del profilo dell'eroe di Itaca: finalmente osserviamo un Odisseo vulnerabile e messo in discussione, spostando quella mitologia maschile (e sì, pure un filo maschilista) verso la figura di un uomo tormentato e affranto (perché diciamolo, Ulisse non è solo coraggio e intelletto, ma è anche egoismo e arroganza), tornato per chiedere perdono ad una donna ancora prima che ad una moglie. Una differenza sostanziale, e di rilevanza nevralgica. La modernità di Omero, applicata ad un cinema di rigore formale e di sensazione emotiva.

Conclusioni

Scorci di un cinema classico (e peplum) rivisti da Uberto Pasolini per un'opera che rivede - rispettandolo in pieno - la figura di Ulisse/Odisseo. Una scenografia austera, la prova fisica di Ralph Fiennes e Juliette Binoche, e un paio di sequenze, poi valgono la visione. Al netto di una durata eccessiva e di un guizzo definitivo che avrebbe reso Il ritorno un film marcatamente più compiuto.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
4.6/5

Perché ci piace

  • La scenografia.
  • Diverse sequenze valgono la visione.
  • Il ragionamento sulla fisicità (supportato dalla prova degli attori).

Cosa non va

  • Dura troppo.
  • Gli manca il guizzo che farebbe la differenza.