The Politician: dentro la sigla della serie Netflix di Ryan Murphy

La spiegazione dei tanti elementi che compongono gli originalissimi titoli di testa di The Politician, la serie con protagonista Ben Platt nei panni di Payton Hobart.

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The Politician: una foto di Ben Platt e Zoey Deutch

Le sigle delle serie televisive, si sa, sono delle piccole grandi opere d'arte quasi a se stanti, che spesso non solo preparano lo spettatore al "mood" con cui affrontare la visione ma raccontano già molto del serial in questione, a un occhio più attento e soprattutto a una seconda, terza, quarta visione. Nel caso di The Politician, la prima serie creata da Ryan Murphy insieme agli storici co-autori Ian Brennan e Brad Falchuk per Netflix, e di cui dal 19 giugno è arrivata la seconda stagione, al centro della sigla, vediamo una cassettiera di legno che si rivela man mano che la sigla procede, in realtà il fantoccio del protagonista Payton Hobart (interpretato da Ben Platt). Nei vari scomparti della cassettiera vengono via via inseriti vari oggetti che simboleggiano le parti del corpo e dell'anima di questo ragazzo, a mostrare come sia stato "creato" per questo e ogni sua azione sia volta a questo scopo (la presidenza degli Stati Uniti), senza avere il tempo e soprattutto la capacità per le emozioni nel corso della propria vita quotidiana, anche con gli amici più "intimi". Payton stesso nella serie si interroga spesso sulla propria insensibilità apparente, come se qualunque discorso faccia o emozione esprima sia frutto di un calcolo politico a proprio vantaggio.

LE PARTY DEL CORPO E DELL'ANIMA DI PAYTON HOBART

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The Politician: Trevor Eason e Trey Eason in una scena della serie

La sigla della prima stagione mostra vari oggetti tutti posizionati in un ordine quasi "clinico": si inizia dallo stemma di Harward, l'Università della Ivy League dove si sono laureati otto presidenti americani, primo obiettivo del protagonista dopo la carriera liceale, e dove sono già stati i suoi fratelli adottivi, i gemelli, in quanto la loro ammissione è stata comprata dai genitori mentre lui vuole entrarvi solo per meritocrazia: non soltanto per una questione idealista, ma perché costituirebbe un pericoloso precedente nel suo curriculum politico. Si prosegue con la medaglia vinta come Miglior Oratore, dato che il dibattito nei licei americani è un'attività extra scolastica competitiva e altamente considerata. Non mancano degli antidepressivi che fioccano dall'alto, perché tanta preparazione vuol dire anche tanto stress; una carta dei Tarocchi, il Mondo, che rappresenta il successo, che Payton vuole ottenere a tutti i costi. Si vede addirittura una vespa in un barattolo che rappresenta sia il ronzio costante degli obiettivi di Payton sia la W.A.S.P. acronimo per l'èlite degli americani bianchi protestanti di cui Payton fa parte; una cipolla, che potrebbe simboleggiare tanto gli strati della personalità del protagonista quanto la sua incapacità di piangere se non per un tornaconto personale, come dice lui stesso in svariate occasioni.

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TRUMPAGLIACCIO?

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The Politician: Ben Platt nel primo episodio della serie Netflix

Alzandoci verso la metà del corpo, possiamo vedere i simboli più vicini ai presidenti statunitensi a cui Payton si ispira: i proiettili, che hanno ucciso Kennedy (rappresentato dalla spilla a fianco) e che in generale minacciano ogni presidenza, rimarcando il problema delle armi negli Usa. Accanto si vedono ben disposte le biografie degli ultimi presidenti americani: Ronald Reagan, Bill Clinton, George W. Bush, Barack Obama, a cui non segue quella su Donald Trump, ma un libro dal titolo Idiot's Guide to Clowning (Guida per idioti nel fare il pagliaccio): un messaggio non troppo sottile da parte degli autori per l'attuale comandante in capo. Payton non scorda le sue origini e forse per questo all'interno del fantoccio vediamo anche una scatola di fiammiferi dal club dove lavora la madre biologica di Payton. Non dimentica nemmeno la tua tradizione religiosa: la Bibbia per la sua educazione protestante ma anche il libro su cui giurano tutti i presidenti americani, la sua vera "Fede". Si vedono anche alcuni libri di testo strategici e motivazionali (Come acquisire amici e influenzare le persone a sottolineare l'asocialità di Payton, il libro di Mark Twain citato nel primo episodio e il dizionario di Mandarino, la lingua per cui gli da ripetizioni River (il personaggio di David Corenswet).

NON DIMENTICARE DA DOVE VIENI

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The Politician: Ben Platt e Gwyneth Paltrow nel primo episodio della serie

Sempre a proposito di origini, vediamo il testamento del padre adottivo che dovrebbe dare sostentamento al ragazzo. Accanto c'è la sua pagella, dove è evidente la carenza in Mandarino che lo porterà a conoscere River. Segue un assegno della banca di Santa Barbara a suo nome e in bianco, a rappresentare quanti ne dovrà staccare per le sue campagne. Non mancano la pianta chiamata "falso trifoglio" a indicare la facciata di Payton, così come il libro "Unmasking the Face" (smascherando la faccia) tra i libri di testo. Si intravede anche un cucchiaio d'argento, che rappresenta la ricchezza con cui il ragazzo è nato, o meglio in cui è stato adottato e cresciuto ("nato con la camicia" in inglese si dice "born with a silver spoon in the mouth"). Il dilemma interiore familiare di Payton è simboleggiato dai piccoli pupazzi raffiguranti la famiglia adottiva di Payton, che vengono spostati come fossero un tavolo da biliardo e quindi come se la vita fosse un'eterna "gara" da vincere per il protagonisti. Nella sigla della seconda stagione questi pupazzi saranno sostituiti da quelli di Dede Standish e Hadassah Gold, la nuova "opposizione" del ragazzo. Avvicinandoci alla testa del fantoccio, si vedono un telegrafo simbolo dell'opinione pubblica; un cavallo a metà, simbolo della sconfitta, dato che non esistono secondi posti alle elezioni, di qualsiasi tipo e grado. Fino ad arrivare al cervello, dove al posto del cervello viene mostrata una miniatura della Casa Bianca, obiettivo finale di Payton. L'inquadratura si sposta sull'altro organo principale del corpo umano, il cuore, rosa su cui viene versata la pece nera che simboleggia ancora una volta l'incapacità di provare emozioni genuine del ragazzo. Tutto è letteralmente costruito, senza lasciare spazio alla spontaneità.

PAYTON COME PINOCCHIO

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The Politician: Theo Germaine in una scena della serie

Nella parte finale dei titoli di testa, proprio come Pinocchio, il fantoccio diventa umano quando smette (forse) di dire bugie. Ma siamo sicuri sia così? "Non è mentire, è politica. Fai tante promesse, e inventi bugie se non le mantieni. La gente si aspetta che io menta" dirà Payton nella seconda stagione. Al fantoccio vengono cuciti i vestiti addosso - altra possibile metafora, si è cucito addosso una parte, quella del Politico del titolo, fin da piccolo e non ha mai smesso di interpretarla, eccetto che con River - e viene versato il colore, che fa prendere vita al corpo a partire dalle mani. Lo sguardo del fantoccio è quasi agghiacciante, grazie alle ombre sotto gli occhi e alla bocca di Payton. Nella seconda stagione vengono aggiunti elementi dei nuovi episodi, che non riveliamo in questa sede per non spoilerarvi alcuni sviluppi della trama che vanno a riempire il prosieguo della formazione del protagonista.

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TUTTO PASSA

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The Politician: Ben Platt in una scena della serie

Anche la scelta del brano musicale che accompagna le immagini ovviamente non è casuale: la serie è ambientata in California, e poi anche a New York, ma in sottofondo sentiamo Chicago di Sufjan Stevens. Questo perché il brano non è un pezzo su Chicago, ma sull'allontanamento da essa, per poi poterci tornare. Racconta un dolore personale, intimo, una fuga da casa. Racconta l'odio per ciò che non ci piace della città natale, della quale vediamo tutti i difetti essendoci cresciuti, così come della nostra famiglia. Ma tutto passa ("all things go"). Si diventa adulti, si cresce, ci si "ricrea" ("All things grow ... To recreate us"). La sigla di The Politician è stata realizzata da Heidi Berg e Felix Soletic del design studio Elastic, già dietro altri piccoli capolavori come Il Trono di Spade e Westworld. Questi crediti di apertura sono la rappresentazione più originale del concetto "Siamo ciò che viviamo": tanto le nostre vittorie quanto le nostre sconfitte, tanto i nostri traguardi quanto i nostri dolori. Il nostro passato ci ha resi ciò che siamo e continuerà a farlo negli anni (e stagioni) a venire.