The Other Side: Il nuovo The Grudge arriva dal freddo

The Other Side, il nuovo horror in arrivo dalla Svezia, dal 9 giugno al cinema, è una di quelle storie in cui il pericolo e il segreto si annidano in una casa, come in The Grudge, e in cui al centro ci sono una madre e un figlio, come in Babadook.

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The Other Side: una sequenza del film

Casa, dolce casa. È un motto che, ormai, chi ama il cinema horror sa di non poter più usare. Chi ama andare al cinema per provare emozioni forti, fare i conti con la paura, essere - perché il cinema dell'orrore è anche questo - toccato nel profondo sa che la casa, nido e posto sicuro per eccellenza, è spesso foriera di pericoli, fantasmi, traumi che arrivano dal passato. The Other Side, il nuovo horror in arrivo dalla Svezia, dal 9 giugno al cinema, è una di queste storie. Il film di Tord Danielsson è la storia di una famiglia e di una nuova casa. Sono Shirin, il suo compagno Fredrik e il figlio di lui, Lucas, di 5 anni. La madre di Lucas è venuta a mancare, e i tre ora provano a costruire una nuova famiglia. Li incontriamo in viaggio, verso una nuova casa, e, loro lo sperano, una nuova vita. Sono in una piccola città e quella villetta bifamiliare sembra perfetta per loro. Fredrik è spesso lontano per lavoro e così Shrin e Lucas si trovano di frequente da soli. Un giorno, Lucas dice di aver trovato un amico nell'altra metà della casa, che però a quanto pare è disabitata...

The Grudge: se la casa è perturbante

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The Other Side: Dilan Gwyn in una scena di tension

Una casa che porta con sé qualcosa che è avvenuto nel passato, lo cova dentro, lo riporta in luce. Fantasmi, dolori, rimpianti. Guardando The Other Side viene in mente The Grudge, il film di Takashi Shimizu (ripreso dal suo Ju-on) in cui la casa custodiva traumi, morte, e rancore. È proprio "rancore" il significato del titolo di quei film. E la teoria che sviluppano è che qualsiasi morte violenta o dolorosa fa sì che nel luogo dove avviene rimanga una maledizione. E che quel sortilegio si aggrappi alle persone che passano in quelle case, tanto da non lasciarle più. The Grudge lavora su tutto questo, indugiando a lungo nelle abitazioni che racchiudono il rancore, il dolore, la tensioni irrisolte, facendoci vivere in ogni loro angolo, facendoci esplorare i loro anfratti, gli spazi ampi e gli angoli bui, i saloni e le scalinate, gli armadi e le soffitte. Quello che dovrebbe essere familiare, intimo, diventa pericoloso, ed è per questo che film come The Grudge e The Other Side ci lasciano un senso di inquietudine, prima ancora che di paura. È quello che Sigmund Freud chiamava, "unheimlich": la negazione di ciò che è familiare, la non familiarità in un contesto familiare. È così che nasce il senso del perturbante: un elemento di inquietudine che si inserisce in un contesto rassicurante. The Grudge e The Other Side lavorano su questo contrasto, e lo affrontano in modi diversi.

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The Grudge e The Other Side: colori diversi

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The Other Side: Dilan Gwyn in una scena del film

In The Other Side, come in The Grudge, c'è grande attenzione per gli ambienti: le camere da letto, i corridoi, le scale. È differente però il modo di dipingerli. Takashi Shimizu, in The Grudge, tende a desaturare i colori, dando al film un'immagine cupa, tra il grigio e il marrone. Sfumature di nero che sanno di morte, abbandono, un presagio di quello che sta, ogni volta, per accadere. Tord Danielssonprova a fare qualcosa di diverso. Indugia molto sulle stanze e sui corridoi. In particolare, sulla stanza del bambino, Lucas, e sulla zona che è vicina all'altro lato, all'altra casa disabitata. I muri, le carte da parati, tutto serve a introdurci in questa casa. Ma sono soprattutto le luci ad essere diverse. A volte quei corridoi hanno dei toni dorati, a volte dei grigi che però sono luminosi, quasi metallici. È un modo diverso di raccontare la casa, le presenze al suo interno. E potrebbe anche riflettere le diverse culture. In The Grudge un elemento chiave è l'acqua, legata a uno snodo della trama, certo, ma anche un tema centrale nella cultura giapponese: il Giappone è un'isola circondata dall'acqua, che è vissuta come elemento di minaccia e di morte, legata a maremoti e allagamenti. D'altra parte, la luce invece è centrale nella cultura nordica, quella di paesi che, per questioni di latitudine, vivono lunghe notti e poi lunghi giorni. E per cui la luce è sempre agognata e attesa come un dono.

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The Other Side: una scena del film horror

The Other Side, con gli occhi di un bambino

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The Other Side: una scena del film

Ma il gioco delle luci, l'insistere nella camera dei bambini introducono un altro modo di leggere la casa come portatrice di morte e di pericolo. C'è un senso di serenità che anticipa la paura, un senso di quiete che anticipa la tempesta. A scuola Lucas parla del suo "nuovo amico", il suo vicino di casa, lo disegna. Dice di giocare a nascondino con lui. È un modo diverso di guardare all'altro lato, è quello che possiamo vedere con gli occhi di un bambino. L'effetto di questo approccio è quello di introdurci meglio ai personaggi, farci vivere le loro vite, farci sentire le loro preoccupazioni. In questo senso, quando il pericolo arriva, quando nasce la paura, è qualcosa che accade a persone che conosci, qualcosa che potrebbe accadere a te, e non a dei personaggi che sono come delle pedine su una scacchiera, come accade in certi casi.

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Mamma e figlio, come in Babadook

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The Other Side: Dilan Gwyn durante una scena del film

The Other Side è un nuovo modo di concepire l'horror. È certamente meno violento, e meno cruento. Ci sono poco nero e poco rosso, tutto è color ghiaccio, come raggelato. Ma c'è molto più approfondimento psicologico. Il cinema nordico, a livello di immagini come di racconto, è sempre lucido e concreto, sobrio, asciutto che si parli di dramma (abbiamo appena visto il bellissimo Hope, per fare un esempio) come di horror. E allora si punta meno sull'effetto sobbalzo, sull'effetto jump-scare, e si crea più inquietudine nel rapporto madre e figlio. Prima di capire che cosa ci sia in quella casa, che cosa sia accaduto, veniamo traportati nelle vite dei protagonisti. Lucas capisce che Shirin sarà la sua nuova mamma. E allora si chiede se anche lei, come la sua mamma, è destinata a morire. Shirin, che ama il suo compagno e quello che è diventato suo figlio, vorrebbe davvero essere la madre di Lucas, e teme di non essere all'altezza, di non entrare in sintonia con lu. È questo rapporto madre-figlio (inedito, visto il rapporto tra i due) a caratterizzare The Other Side. E in questo senso avvicina il film a un horror come Babadook, rivelazione australiana di qualche anno fa. Lì c'erano una madre e un figlio soli, con una morte a caratterizzare il loro rapporto. Una madre e un figlio che si stanno allontanando, mentre in The Other Side stanno invece cercando di avvicinarsi. Il film svedese è un altro modo per raccontare un rapporto intimo. È il modo per creare un racconto di paura, letteralmente, sotto una luce diversa.

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The Other Side: Dilan Gwyn in un'immagine

Recensione The Babadook (2014)