Dovevamo capirlo che c'era qualcosa nell'aria sbirciando il foglio delle presenze nelle conferenze di questo 'ordinario giorno di follia' veneziano. Alla voce Nymphomaniac - Volume 2, la cui versione uncut viene presentata in questi giorni a Venezia - seguendo l'esempio della Berlinale che ha ospitato l'anteprima assoluta di Nymphomaniac - Volume 1 - insieme a Stellan Skarsgård, unico rappresentante del cast disposto a sottoporsi al rito delle attività promozionali, si parla di '3 telefonate a casa' a Lars von Trier.
Il mistero viene presto svelato. Stellan avrà la possibilità di giocarsi tre jolly telefonando a Lars tre volte (segnalando ogni telefonata con un cartello numerato) per porgli tre questioni sollevate dalla stampa. L'eccentrico regista danese è fisicamente presente sul monitor di un computer, posto a vicino a Stellan, da cui lo vediamo rispondere al telefono. Quelli di Lars non sono gli unici comportamenti eccentrici. Charlotte Gainsbourg, presente a Venezia per la promozione di Tre cuori, pellicola in concorso, ha scelto di non partecipare alla conferenza stampa perché ritiene che la sua interpretazione della ninfomane Joe parli da sola e anche Uma Thurman, sbarcata al Lido ieri, parteciperà solo al red carpet. Il 'lavoro sporco' spetta dunque a Stellan Skarsgård e alla produttrice Louise Vesth che ricorda brevemente la genesi di The Nymphomaniac: "Tutto è iniziato con l'idea di esplorare la sessualità femminile perché Lars è molto interessato all'argomento. Abbiamo cominciato a leggere e a parlarne perché è un tema misterioso. Poi ci è venuta un'idea che aveva a che fare col sadismo e alla fine abbiamo deciso di parlare di una ninfomane. Abbiamo consultato esperti, ma a un certo punto Lars ha deciso di prendersi delle licenze perché non gli interessava tanto l'aspetto scientifico della malattia quanto raccontare la storia di un personaggio. Joe potrebbe non essere malata, potrebbe essere semplicemente una persona speciale".
Lars von Trier, l'amante delle donne
La prima questione, la più scottante, riguarda la scelta effettuata dallo stesso von Trier di eliminare nella short version un aborto piuttosto raccapricciante. A spiegare il motivo di questa decisione è la produttrice che afferma: "Per noi era più importante distribuire il film e fare in modo che il pubblico di ogni nazione fosse in grado di vedere il film e aggirare la censura. Siamo danesi, vorremmo mostrare tutto ciò che Lars mette nei suoi film, ma non siamo in grado di sindacare sulle scelte degli altri paesi e volevamo che la sua opera superasse i limiti della censura". Le fa eco Skarsgård parlando a nome dell'intero cast: "Noi attori non siamo rimasti sorpresi dalle reazioni scandalizzate. Erano prevedibili. E' diverso far vedere questo film in Scandinavia, a Kabul o a Salt Lake City. Quello che mi rattrista è che alcune critiche dimostrano che non tutti hanno capito il film. Molti hanno accusato Lars di essere un misogino e di non amare le donne, ma io vi posso assicurare che non è vero, Lars adora le donne".
L'attore svedese racconta poi la genesi del suo coinvolgimento in questo progetto per certi versi scabroso. "Un anno prima di iniziare le riprese Lars mi ha telefonato e mi ha invitato a girare un porno dicendo che non avrei fatto sesso, ma alla fine del film si sarebbe visto il mio pene. Però oiuttosto floscio. Come avrei potuto rifiutare? Non ho accettato solo pensando alla qualità dei suoi lavori, ma ho detto di sì perché mi diverto molto a lavorare con lui. Solo una volta ho avuto la tentazione di dirgli di no, ma solo perché stavo lavorando un altro film. Mi piace avere una vita piacevole. Guardando i film di Lars forse non accade, ma posso assicurare che è molto divente girarli".
Tre telefonate salvano la vita
Arriva l'atteso momento delle telefonate a casa. Stellan decide di giocare la telefonata n. 1 per chiedere a Lars von Trier di parlare del loro metodo di lavoro comune e riferisce le parole di von Trier pronunciate al telefono rigorosamente in danese senza traduzione: "Lars dice che non lavoriamo assieme. In realtà in tutti questi anni ha cercato di farmi a pezzi, ma grazie al suo intervento terapeutico adesso sono migliorato". La seconda telefonata riguarda la lavorazione di The Nymphomaniac. Quando gli viene chiesto cosa ha appreso sulla sessualità femminile dopo aver girato il film, von Trier risponde lapidario: "Niente. Sapevo già tutto quello che c'è da sapere". La terza e ultima telefonata riguarda i possibili riflessi autobiografici del regista nei personaggi di Joe e Seligman. Ecco il commento di Stellan: "Io non vedo il film come un'opera divisa in due parti, ma come un'unica storia che cresce. Sul set Lars ha sempre detto che io e Charlotte interpretiamo due parti diverse di lui, la mia parte è quella che gli interessa di meno. Al telefono mi ha appena detto che ogni elemento mascilistico nel film riguarda lui". Quando gli viene chiesto come si riesce a sopravvivere ai metodi eccentrici e alle stranezze di von Trier, stranezze che in passato hanno mietuto vittime illustri come Nicole Kidman e Björk, Stellan risponde divertito: "Non mi sento un sopravvissuto. Effettivamente Bjork ha avuto problemi con Lars, ma Nicole Kidman vuole tornare a lavorare con lui e non ha partecipato a The Nymphomaniac solo perché era impegnata su un altro set. Lars non ha la mania del controllo, ha una visione precisa del progetto, ma accetta anche le critiche, lavorando con lui ci si sente amati e ci si diverte molto".
A concludere l'incontro è la dichiarazione roboante della produttrice Louise Vesth che esclama: "Visto che Lars non è qui e non può correggermi vi annuncerò il suo nuovo progetto. Sarà una serie tv in lingua inglese. Lars vuole un cast stellare e da quanto ho sentito sarà qualcosa che non avete mai visto prima e non vedrete mai più neppure dopo".