Gli universi condivisi, oramai lo sappiamo, sono una realtà assodata in tutti i generi, horror compreso. Tra questi uno dei più redditizi e chiacchierati negli ultimi anni è sicuramente quello di The Conjuring, ideato da James Wan che ha anche diretto i primi film supervisionando i successivi e lasciandoli in mano ad altri registi emergenti per dar loro spazio e voce dietro la macchina da presa. Ultimo in ordine di tempo è The Nun 2, secondo capitolo dedicato alla seconda "saga nella saga" prequel dopo Annabelle per raccontare l'origin story della suora demoniaca Valak. Se il primo film era quello che aveva incassato di più di tutto il franchise al botteghino mondiale, il secondo ci ha sorpreso perché meglio costruito e strutturato. (Ri)scopriamo insieme perché in occasione del suo arrivo dal 29 dicembre al 4 gennaio 2024 su Infinity Premiere.
Una trama più funzionale (e funzionante)
Il primo aspetto per cui The Nun 2 è un sequel migliore del primo capitolo è sicuramente la trama (lo abbiamo detto anche nella nostra recensione). Siamo nel 1956 in Francia. Un prete viene misteriosamente assassinato lasciandosi dietro una scia di morte. Il Male è tornato e si sta diffondendo. Suor Irene (Taissa Farmiga) è costretta dal Vaticano a tornare sul campo e confrontarsi nuovamente faccia a faccia con Valak (Bonnie Aarons), la suora demoniaca che aveva terrorizzato la protagonista, Padre Burke e il convento di Santa Carta. Questa volta però andiamo per davvero all'origin story del demone e gli sceneggiatori Ian Goldberg & Richard Naing mettono a confronto la Luce e il Buio, ovvero le due suore al centro della storia: una legata a Santa Lucia protettrice dei ciechi e quindi della vista (con tutti i significati correlati nella storia), l'altra al Male più puro e incontrollabile.
Gli occhi sono infatti una delle inquadrature più frequenti nella pellicola. Michael Chaves (già dietro The Conjuring 3 per la saga) in cabina di regia sceglie infatti di utilizzare molti primi piani e dettagli degli occhi, e di non optare per le sequenze jump scare che avevano caratterizzato The Nun - La vocazione del male, ma per scene più ispirate e soprattutto suggestive/evocative (come quella dell'edicola). Un'atmosfera da popcorn movie più che da horror psicologico ma che allo stesso tempo prova ad approfondire aspetto narrativo e visivo legati ai personaggi titolari: ancora più che nel primo film, acquistano valenza entrambe le suore protagoniste e il loro rapporto di mutuo "inseguimento". Questo anche grazie a un nuovo luogo di raccolta femminile: nella prima avventura che affrontava Suor Irene era il convento, questa volta ci troviamo in un collegio per ragazze. Luoghi chiusi che provano ad aprire ad altri significati per le loro giovani frequentatrici.
Da The Conjuring a The Nun 2: 10 anni di maternità horror
Il ritorno dei personaggi
L'altro motivo principale per cui The Nun 2 funziona più del primo film è da imputare agli interpreti, tra vecchi e nuovi volti, conosciuti e amati dal pubblico. Da un lato, oltre ai personaggi titolari, Maurice Theriault ovvero il "Francese" Jonas Bloquet, sempre avvolto da fascino, dedizione e un pizzico di Male. Dall'altro le nuove leve: la nuova partner in crime di Irene dopo la morte di Burke, Storm Reid (già vista in uno degli episodi più emozionanti di The Last of Us) e Anna Popplewell (la Susan Pevensie de Le cronache di Narnia), madre di una delle studentesse vittima di bullismo, nonché insegnante nel collegio con un evidente interesse amoroso per Francese.
Tutte queste storyline di contorno, per quanto un po' dispersive, aiutano ad arricchire la pellicola sul fil rouge del rapporto madre-figlia che ha attraversato tutti i dieci anni della saga horror di James Wan. Nella pellicola sono presenti infatti anche le relazioni di Suor Irene e Suor Debra con le rispettive genitrici, quella tra l'insegnante e la figlia, quella della preside Madame Laurent (Suzanne Bertish) con il figlio vittima delle bombe della guerra che assaltarono la cappella del collegio. Religione e maternità vanno insomma a fondersi ancora una volta per un film più coeso e coerente del primo capitolo.