Hanno scalato in fretta non solo la Top 10 italiana ma anche quella mondiale di Netflix. Stiamo parlando di The Night Agent e The Diplomat (anche ribattezzata La Diplomatica), due serie che dimostrano vari punti in comune nella loro composizione e allo stesso tempo degli allontanamenti in quanto a scrittura e caratterizzazione dei personaggi. Entrambi fatti per il binge watching ma allo stesso tempo funzionali all'appuntamento settimanale, continuano a scalare imperterriti le classifiche da settimane: qual è il segreto del loro successo?
Una spy story giovanile
Pur avendo un assetto leggermente diverso, l'ambientazione di entrambi i serial, The Night Agent e The Diplomat, è la stessa. Ovvero le stanze e i corridoi del potere che erano tornate in auge in tv con House of Cards, tra cospirazioni machiavelliche e intrighi di palazzo. The Night Agent continua il filone iniziato sulle piattaforme con Jack Ryan e Reacher su Prime Video, The Recruit sempre su Netflix, ovvero quello degli "eroi per caso" nati sui libri, in questo caso dal romanzo di Matthew Quirk adattato per la tv da Shawn Ryan (The Shield).
Al centro una coppia di giovani che si ritrovano contro tutto il mondo, Peter Sutherland (Gabriel Basso) e Rose Larkin (Luciane Buchanan), rispettivamente agente di notte e vittima di una cospirazione che arriva ai piani più alti della Casa Bianca. Pur se in modo un po' macchinoso e a volte irrealistico, la serie funziona nell'intrattenimento di genere grazie ai continui ribaltamenti e colpi di scena che coinvolgono i due protagonisti e le loro ramificazioni familiari nella cospirazione più grande di loro al centro della storia. Anche la tensione narrativa è gestita molto bene fino alla fine, grazie a degli escamotage interessanti come ad esempio l'attentato alla vita della Presidente degli Stati Uniti programmato a più riprese nel caso il primo tentativo andasse fallito.
The Night Agent, la recensione: la spia che mi chiamava
Un political drama femminile
Dal canto suo, The Diplomat è invece come una boccata d'aria fresca su Netflix e sembra uscita direttamente dalle produzioni generaliste dei tempi d'oro. Ispirandosi apparentemente a Scandal ma in realtà più a Una donna alla Casa Bianca (in originale Commander in Chief) la serie vede Keri Russell (tornata in un altro ruolo da Emmy dopo The Americans) e Rufus Sewell nei panni di una scoppiettante coppia di ambasciatori americani nel Regno Unito. Lo show dà centralità e lustro a una categoria spesso relegata in secondo piano, ancor più nei political drama e nei procedurali spionistici, ovvero quella della diplomazia. Mantenere i delicati equilibri sul filo di lana tra potenze estere e tra gerarchie governative può rivelarsi più pericoloso di un inseguimento tra spie armate.
È così che le armi di questi moderni Mr. & Mrs. Smith diventano la dialettica e la strategia, in un turbinio di colpi di scena ben assestati che diventano anche una battaglia dei sessi. Qui non si tratta di una coppia contro il mondo - come Peter e Rose - bensì soprattutto contro se stessa, poiché il marito è la classica personalità maschile al limite del tossico che non riesce a non avere manie di protagonismo ed egocentrismo mentre la moglie, abituata a fargli da assistente, ora si vede improvvisamente al centro della scena, lottando per farsi rispettare e credere a dispetto di ciò che il coniuge continua a combinare alle sue spalle. Una scalata ai vertici della Casa Bianca è la ciliegina sulla torta di questo quasi-spy drama che strizza prepotentemente l'occhio al successo di The Night Agent: mentre quest'ultimo rimane più basico e basilare, qui la scrittura di Debora Cahn (già autrice di Homeland e The West Wing) è sopraffina, elegante, stimolante, piena di inventiva e attualità.
The Diplomat, la recensione: questione di diplomatici equilibri
Imparare gli uni dagli altri
Anche Kate si ritrova ad essere eroina per caso, grazie alla propria preparazione e maestria nell'arte della diplomazia, che al marito Hal manca, proprio come accade a Peter, agente centralinista di notte della Casa Bianca che diventa l'eroe della storia, il braccio ma anche la mente (sa menare quando serve, ma anche usare l'arguzia). Le loro due metà - Hal e Rose - non riescono a stare fermi e zitti ma allo stesso tempo sfoderano più di qualche freccia nel proprio arco, sorprendendo i partner nel momento più opportuno. Hal non riesce ad entrare nei panni della moglie, del First Gentleman, e allo stesso modo a Rose vanno stretti i panni della donzella in pericolo da proteggere, da hacker esperta qual è. Entrambe le serie poi hanno rilanciato la carriera dei due protagonisti del titolo, Gabriel Basso cresciuto e maturato dopo The Big C e Keri Russell dopo The Americans e Felicity. Ed entrambe grazie all'enorme successo ottenuto, frutto del passaparola tra gli utenti più che di una massiccia campagna di marketing, hanno già ottenuto il rinnovo per un secondo ciclo di episodi dalla piattaforma.
The Night Agent e The Diplomat, insomma, si fanno largo nello stesso mondo fittizio (ma non troppo) marcio e corrotto per tirarne fuori i segreti ma anche un elemento di sopravvivenza per l'incolumità e la carriera dei protagonisti. È una danza da record quella messa in campo dai due serial, che continuano a sorprendere settimana dopo settimana per i risultati ottenuti nella Top 10 di Netflix, italiana e mondiale. O forse non ci sorprendono poi così tanto, per i motivi citati in questo speciale: entrambe hanno saputo sfruttare l'algoritmo per fare qualcosa di più della somma dei propri addendi. Hanno saputo utilizzare gli stilemi del genere di appartenenza per andare oltre, dritti nelle case degli spettatori. Perché, come diceva Nolan, alla fine il pubblico vuole essere sorpreso ed emozionato. Nulla di più.