Dopo la vittoria nel 2011 per la miglior regia al 64esimo Festival di Cannes, ottenuta grazie a Drive, critica e pubblico mondiale si sono accorti del talento di Nicolas Winding Refn, che poco prima aveva realizzato uno dei suoi film migliori, Bronson, con protagonista uno strepitoso Tom Hardy, e veniva da una serie di film duri e molto crudi, la trilogia Pusher, Valhalla Rising e Fear X, pellicole segnate da luci al neon, svolgimento che ricorda quella di un sogno, o meglio di un incubo, tempi dilatati e violenza come filo conduttore.
Forte di una star come Ryan Gosling e una storia inizialmente impostata come un blockbuster, Drive ha reso celebre Refn come nuovo autore in grado di unire l'azione a una concezione del cinema inteso come arte, creando un grande equivoco: il vero Refn è in realtà quello di Fear X e Valhalla Rising, sporco di sangue e dalle atmosfere oniriche. Quando nel 2013 è tornato a Cannes per presentare Solo Dio perdona, complice il rinnovato sodalizio con Gosling, pubblico e critica si aspettavano un nuovo Drive, ritrovandosi invece completamente spiazzati, con una discesa agli inferi che mette in scena la distruzione del modello dell'uomo forte e virile, sostituito da un "cattivo per caso", il cui istinto di sopravvivenza lascia il posto a un desiderio di morte, con nessun altra possibilità se non ricongiungersi al ventre materno che lo ha generato.
Fischiato e poco apprezzato, Solo Dio perdona ha convinto ancora di più gli estimatori duri e puri di Refn, mentre ha rinforzato le schiere dei suoi detrattori, che da anni lo additano come un bluff. L'attesa per The Neon Demon, presentato in concorso al 69esimo Festival di Cannes, era quindi altissima, con il regista danese chiamato a giocarsi il tutto per tutto: la pellicola è infatti la prova del nove per la sua carriera americana, cominciata proprio con Drive. Anche questa volta, invece di andare sul sicuro, Refn ha scavato ancora più a fondo nelle sue ossessioni, portando all'estremo il percorso cominciato, ma in realtà ripreso, con Solo Dio perdona: al centro di tutto una ragazza, Jesse, interpretata da Elle Fanning, ancora una volta doppio dell'autore, che, proprio come il Gosling di Drive e Solo Dio perdona, parla poco e osserva molto, camminando come un pesce in un acquario, che questa volta è il mondo della moda di Los Angeles.
Unendo horror, luci al neon, la musica ipnotica di Cliff Martinez e un'estetica da servizio fotografico di moda, Refn è di nuovo tutto e niente, maschio e femmina, superficie e profondità, arte e intrattenimento, giocando consapevolmente con lo spettatore, innaffiando il suo film di ironia caustica e grottesca. Anche questa volta le reazioni sono opposte: fischiatissimo e applaudito a Cannes, il film è ora nelle mani del pubblico, distribuito nelle sale italiane dall'8 giugno.
Abbiamo incontrato il regista e la sua bella e brava protagonista, Elle Fanning, a Roma, dove, in un ambiente che sembrava uscito direttamente da un set di Refn, ci hanno parlato delle loro modelle cannibali, vittime e carnefici di un demone pericoloso che tenta tutti, quello della bellezza: "Per una volta volevo sapere cosa si prova a essere nati belli" ci ha detto il regista, continuando: "Io non sono nato bello e ho trasformato Elle nell'incarnazione di questo mio desiderio". Presentata dal regista danese come "la nuova Meryl Streep", Fanning ha dimostrato di possedere un grande talento nonostante giovane età: "Ho cominciato a girare The Neon Demon quando avevo 16 anni e ora ne ho 18" ci ha detto sorridente: "Questo film fa parte della mia vita da due anni e ci resterà per sempre: mi ha permesso di andare la prima volta a Cannes, la settimana prossima prendo il diploma di liceo, si può dire che sono cresciuta attraverso The Neon Demon". Per l'attrice le critiche e le reazioni forti sono indice di un buon lavoro: "Il cinema è arte e dovrebbe suscitare delle reazioni: se riesci a scatenare reazioni diametralmente opposte vuol dire che hai vinto".