L'uomo su Marte, finzione o (possibile) realtà? La risposta è banale, perché lo sappiamo tutti: su Marte ancora non ci siamo andati, non materialmente, non come accadde nel 1969 a Neil Armstrong sulla Luna. Quel passo, piccolo per un uomo ma grande per l'umanità, resta ancora insuperato. Eppure di strada da allora ne abbiamo fatta, di immagini provenienti da vari angoli del Sistema Solare ne abbiamo viste tante, sappiamo un po' tutti che qualcosa sul pianeta rosso l'abbiamo effettivamente mandata e poco più di due mesi fa una nostra sonda, la New Horizon, è passata a poco più di dodicimila chilometri dalla superficie di Plutone.
Quello che tanti non sanno è quanta Italia c'è nelle missioni che riempiono i titoli dei giornali, perché a parte Samantha Cristoforetti che nel corso di quest'anno si è imposta nelle cronache nazionali, è importante capire anche quanta nostra tecnologia contribuisce (e perché no, rende possibile) il raggiungimento di tali traguardi. Ed è importante che lo spunto per parlarne e approfondire l'argomento venga dal cinema, dall'ultimo lavoro di Ridley Scott, Sopravvissuto - The Martian, che arriva nelle sale italiane l'1 Ottobre, un giorno prima che in USA, grazie alla nostra ormai collaudata abitudine delle uscite al giovedì, ma a pochi giorni da un importante annuncio della NASA che lo rende ancor più attuale.
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L'orgoglio italiano
Il film di Scott è incentrato sul personaggio di Matt Damon, che si ritrova abbandonato sul pianeta rosso, ma non è stato lui l'argomento dell'interessante panel tenutosi nella sede dell'ASI, l'Agenzia Spaziale Italiana, durante il quale sono intervenuti il presidente Roberto Battiston, il responsabile coordinamento missioni scientifiche dell'ESA (l'Agenzia Spaziale Europea) Fabio Favata e il generale dell'Aeronautica Claudio Salerno, oltre all'ormai notissima e già citata Samantha Cristoforetti, l'astronauta europeo che ha trascorso più giorni nello spazio in un singolo volo. Accolta come una star dai presenti al convegno e all'anteprima di The Martian, la Cristoforetti non è l'unico orgoglio nel campo per il nostro paese, perché, l'abbiamo accennato, molta tecnologia nostrana è presente nelle varie missioni che si sono succedute e che si terranno negli anni a venire. Di queste in particolare si è parlato, della missione ExoMars del 2016 e della successiva del 2018, collaborazioni tra l'ESA, l'agenzia russa e la NASA. "È stato un lavoro lungo ed è la prima volta che l'Europa atterrerà su Marte." Ci spiega il presidente Battiston. "Nella missione verrà usato un trapano costruito qui in Italia per penetrare fino a due metri di profondità." Una punta letteralmente di diamante per l'ASI, perché necessaria a scalfire la dura superficie del pianeta rosso. "Quello che ha scoperto la NASA ieri," aggiunge "aumenta l'importanza di questa nuova possibilità. L'atmosfera di Marte ostacola la presenza di molecole complesse, ma sotto la superficie potrebbero esserci delle sorprese."
ExoMars e oltre: il ruolo fondamentale dell'uomo
ExoMars è elemento di punta del programma europeo, il cui obiettivo è sviluppare tecnologie europee che permettano questo tipo di missioni. "Lo scopo per il 2016 è dimostrare la capacità di atterrare su Marte," spiega il presidente dell'ASI, "mentre nel 2018 di muoversi e accedere al di sotto della superficie. Marte è al centro della fascinazione da sempre, con l'idea che possa essere un luogo abitato. Se c'è una qualche forma di vita primordiale o fossile è senza dubbio sotto la superficie." Quindi senza dubbio le nuove missioni saranno qualcosa che rivoluzionerà la nostra conoscenza su Marte.
Eppure su Marte ci si è atterrati spesso, ce lo conferma anche il suggestivo filmato che ripercorre la storia delle missioni spaziali alle quali l'Italia ha in qualche modo contribuito, come è possibile che la recente scoperta della NASA non sia stata fatta prima? Secondo il presidente Battiston è molto semplice, perché per farla è stato necessario combinare diverse tecnologie, ma soprattutto usare la capacità di ragionamento unica dell'essere umano per comprendere il significato di alcuni dati provenienti da esse. "Se fossimo atterrati sul pianeta, avremmo capito tutto in quindici giorni!" Spiega infatti, sottolineando l'importanza di aver messo l'uomo al centro del racconto anche in The Martian.
L'uomo su Marte
Si arriva quindi all'uomo, seppur non a Matt Damon nello specifico, all'importanza della figura umana in questo tipo di missioni. Ma cosa si cerca in un individuo che debba affrontare questo tipo di missioni? Chi meglio della Cristoforetti per spiegarcelo? Tratti psicologici, in particolare: "La capacità di resilienza e tolleranza alla avversità. La capacità di usare ogni meccanismo a propria disposizione per sopravvivere." Caratteristiche che si ritrovano anche nel Mark Watney di Matt Damon, che va ben oltre lo sfruttamento delle risorse a sua disposizione, andando a pescare anche nel passato, ad una tecnologia degli anni '90, per superare gli ostacoli. "Non si abbatte, mantiene sempre una serenità e senso dell'umorismo anche nelle situazioni più drammatiche." Aggiunge l'astronauta italiana.
Questo dovranno avere in comune con Mark anche gli astronauti che faranno rotta su Marte. La data non è fissata, ma posta come obiettivo indicativo al 2030. Ma sarà un percorso complesso, non un singolo viaggio, una serie di missioni di apprendimento, per studiare e capire anche come usare le risorse che lo spazio ha da offrire. "Abbiamo imparato a navigare, poi a volare, ora impareremo anche a muoverci nello spazio aiutati dalle tecnologie in continuo sviluppo." Dice fiducioso il presidente Battiston ragionando anche su una lezione che il film di Ridley Scott offre: quanto siamo bravi a ottenere in tempi brevissimi quello di cui abbiamo bisogno se ne abbiamo la necessità reale. Fin qui è stata la curiosità a spingere la nostra esplorazione, rallentata anche da costi eccessivi e fondi insufficienti, ma se ci trovassimo nell'esigenza di dover lasciare il nostro pianeta in breve tempo, un modo lo troveremmo. "Ci sono tanti minerali e tante risorse intorno a noi, bisogna capire solo come andarli a sfruttare" conclude aggiungendo che si tratta di tanti spunti che per ora hanno ancora il sapore della fantascienza, ma potrebbero non essere così lontani nel tempo.
Chi andrà su Marte?
Per quando sarà il momento, AstroSam si candida fin da ora. "Ci conto che vado su Marte!" Esclama entusiasta guardando il presidente dell'ASI. La nostalgia dello spazio si fa sentire, un'esperienza speciale da tanti punti di vista, non per ultimo la possibilità di lavorare in una squadra affiatata. Una squadra composta da "persone normali, davvero speciali", perché così definisce gli astronauti il generale Salerno dell'Aeronautica Militare, un corpo che ha un rapporto inscindibile con l'ESA, con tre su quattro piloti in attività provenienti da lì. È proprio il generale a sottolineare il ruolo potente dei film per far conoscere con immediatezza il loro mondo, da Apollo 13 a Armageddon e Top Gun: ogni volta che una di queste pellicole è diventata popolare, c'è stata un'impennata nell'interesse verso questo mestiere e di richiesta di giovani intenzionati a fare il pilota. Chissà se anche il Mark Watney di Matt Damon saprà stuzzicare l'immaginario collettivo, pur nel dramma e il pericolo, con la sua ironia e la sua capacità di affrontare le avversità. Con noi ha funzionato ed ammettiamo candidamente che non rinunceremmo facilmente a seguire il suo esempio e andare a coltivare qualcosa sul terreno inospitale del pianeta rosso!