The Legend of Ochi e il potere della comunicazione emotiva: intervista a Isahia Saxon e Helena Zengel

Il regista e la protagonista sono arrivati a Roma per accompagnare l'uscita del film. E ci dicono: "Oggi tutti vogliono comunicare, forse però dovremmo tornare a forme di linguaggio più ancestrali". In sala.

Isahia Saxon e Helena Zengel durante la nostra intervista

The Legend of Ochi di Isahia Saxon - al debutto in un lungometraggio - è sì un film dai tratti universalmente fantastici, ma è anche e soprattutto un film sul valore assoluto della comunicazione. Girato miscelando varie tecniche - come il matte painting -, rivelando una potenza visiva tipica del grande cinema artigianale, racconta del viaggio di Yuri, interpretata da Helena Zengel, tra le aspre montagne di un luogo che non esiste. Con lei, un cucciolo di ochi, un essere dai colori sgargianti e dal verso stridulo che l'uomo, come al suo solito, reputa una minaccia.

The Legend Of Ochi
Helena Zengel e il piccolo ochi

Un viaggio alla ricerca delle proprie radici, salvifico e catartico in un finale che non rinuncia alla compiutezza più emozionante. "Lo scopo principale di realizzare un film è comunicare", ci dice Isahia Saxon, arrivato a Roma insieme ad Helena Zengel per promuovere il film. "Ma non riesco ad immaginare un bambino di riferimento, e girare un film per lui. Devo farlo per il bambino che è ancora dentro di me, che è ancora integro. In un certo senso, lo sto realizzando secondo i miei gusti, la mia sensibilità ed ciò che mi entusiasma del cinema", prosegue l'autore. "Questa è l'unica guida. Ma so che se mi eccito, ci sarà qualcuno entusiasta quanto me. È una preghiera. Speri che vedano e scoprano".

The Legend of Ochi: intervista video a Isahia Saxon e Helena Zengel

The Legend Of Ochi Willem Dafoe
Nel cast anche Willem Dafoe

Come detto, The Legend of Ochi sviluppa il senso del racconto attraverso la potenza della comunicazione. Secondo il regista, "stiamo tutti cercando disperatamente di comunicare ogni secondo. Ma non sto cercando di dire questo con il film. La comunicazione è peggiorata nel tempo, ma ritengo che la nostra dipendenza sul linguaggio come unico mezzo di comunicazione, che le persone pensano sia a loro disposizione, è fuorviante. Ed esistono forme di comunicazione più profonde e antiche che non sono verbali, come il gesto e la musica, e la pittura, e la danza, che sono più primitive. Gesti che hanno Secoli, e hanno una qualità emotiva. E provo sollievo quando vedo e partecipo a quella comunicazione. È più liberatorio che dover razionalizzare tutto".

È d'accordo Helena Zengel, tedesca, classe 2008, già vista la fianco di Tom Hanks in Notizie dal mondo. "Penso che la comunicazione sia uno degli aspetti più importanti del film e penso che sia uno degli aspetti più belli. E il modo in cui viene mostrato è molto toccante e commovente, secondo me. Ma non credo che la comunicazione si sia interrotta, penso piuttosto che sia diventata più difficile nel tempo perché abbiamo Internet, abbiamo social media, abbiamo i nostri telefoni. Le persone sono molto più connesse online, e ci si confronta meno faccia a faccia, affrontare una situazione, parlare del problema. Penso che sia molto bello che Ochi incarni un linguaggio, non servono parole, ma esprime comunque ciò che proviamo".

The Legend of Ochi, recensione: un film che ti rimette al mondo (spiegando cosa vuol dire comunicare) The Legend of Ochi, recensione: un film che ti rimette al mondo (spiegando cosa vuol dire comunicare)

L'ispirazione per il piccolo ochi

The Legend Of Ochi Sequenza
The Legend of Ochi: una sequenza del film

Il disegno degli ochi, a cui A24 ha dedicato come al solito una convincente campagna marketing, si rifà ad un certo immaginario cinematografico, pur restando credibile rispetto ai tratti naturali "Volevo che gli ochi fossero qualcosa che i bambini potessero credere fosse reale, e forse anche fraintenderla come se fosse una specie vera. Volevo disegnare la natura. Quindi ho guardato alla scimmia dorata cinese dal naso camuso come principale riferimento visivo, ma anche vari lemuri e tarsi", spiega il regista. "In termini di comportamento e organizzazione sociale, stavo cercando lo spunto nei bonobo e in altri primati. E nel progettare il loro linguaggio, ho preso spunto dai delfini e dal canto degli uccelli, cani della prateria e ogni sorta di animale. I nostri tentativi di decodificare e comprendere il loro linguaggio e ciò che potrebbe essere realmente realistico quando si crea un animale".