Nell'anno in cui ricorre il decimo anniversario dal debutto di Lost sul piccolo schermo, il nome di Damon Lindelof è ovviamente un nome caldo. Dal prossimo Comic-Con di San Diego all'autunno, fin quando la ricorrenza si manterrà attuale, non mancheranno sue dichiarazioni, come sempre provocatorie. Ancor più perché questa estate segna il suo ritorno in TV dopo la fine della serie che l'ha reso celebre ed una parentesi dedicata soprattutto al cinema (Star Trek, World War Z, Prometheus, per esempio).
L'occasione per questo ritorno è The Leftovers, serie sviluppata da Lindelof in qualità di showrunner per la HBO e basata sull'omonimo romanzo di Tom Perrotta acquisito dal canale via cavo ancor prima della pubblicazione e dalle potenzialità adatte a sfruttare la consolidata esperienza del co-autore di Lost con i temi misteriosi ed i plot che suscitano curiosità e quesiti. Con pilot in lavorazione da Giugno 2012 ed ordine da 10 episodi ricevuto lo scorso settembre, la serie ha debuttato in patria il 29 Giugno dopo una breve pausa nella lavorazione ed un lieve rinvio ed è pronta al lancio anche sugli schermi italiani di Fox per il 3 Luglio, con la versione sottotitolata dell'episodio pilota.
Il plot
E' il pianto di un bambino il primo suono che sentiamo in The Leftovers. Urla disperate che si trascinano mentre la madre cerca di barcamenarsi tra le attività quotidiane ed una fastidiosa conversazione telefonica. Il tempo di salire in auto, pronta a mettere in moto, ed il pianto si ferma, ma non perché il bimbo si sia finalmente acquietato. Perché è sparito.
La madre si precipita fuori dall'auto, si guarda intorno mentre un carrello della spesa sbatte contro un'auto parcheggiata ed altri due veicoli si schiantano tra loro nel vicino incrocio.
E' il 14 Ottobre ed è successo qualcosa che cambia per sempre il mondo in cui la donna vive: un numero considerevole di persone, di ogni razza ed età, è sparito dalla faccia della Terra.
Si tratta del 2% della popolazione terrestre, soltanto il 2%, un numero che sembra così piccolo ma che corrisponde a 140 milioni di persone sparse per il mondo; un numero tale da far sì che ognuno abbia un parente o un amico scomparso nel nulla senza motivo apparente e senza alcuna spiegazione; un numero che influenza le vite di chi è rimasto e l'atmosfera stessa del mondo in cui si trovano a vivere. A tre anni di distanza, infatti, è su di loro che si concentra la storia narrata da Perrotta e Lindelof, su quelli che sono rimasti indietro, gli avanzi di un evento di massa che non si può ignorare, ponendo l'attenzione sulla cittadina di Mapleton, un piccolo microcosmo che sintetizza i drammi vissuti dalla gente anche a livello globale. Dal capo della polizia locale, Kevin Garvey, sua moglie Laurie e suo figlio Tom e sua figlia Jill, a Meg ed Aimee, Dean e Nora, fino all'ex reverendo Matt Jamison, ognuno ha i suoi cari da ricordare e piangere, ma ognuno affronta la perdita in modo personale ed intimo. Arrivando agli eccessi dei Guilty Remnants, culto nascente che a Mapleton è guidato da Patti Levin e che fa voto di silenzio e di fumo.
Cosa ci è piaciuto
Spostando l'ambientazione di The Leftovers tre anni dopo il drammatico 14 Ottobre che ha visto la sparizione del 2% della popolazione mondiale, Perrotta e Lindelof possono concentrarsi sui protagonisti della serie senza che le inevitabili riflessioni su quanto successo siano troppo ingombranti dal punto di vista narrativo. Ci sono, ovviamente, perché l'evento è tale da non poter essere ignorato anche a distanza di anni, ma restano sempre sullo sfondo, nei dibattiti televisivi, per esempio, che di tanto in tanto emergono con discrezione. Ad avvolgere i protagonisti è un'atmosfera opprimente che trasmette il senso di smarrimento ed assenza di speranza in cui vivono. Il regista Peter Berg lo ottiene dilatando i tempi della narrazione e guidando con sicurezza ed esperienza i suoi personaggi. Il risultato è un pilot che si discosta dalla messa in scena forte a cui HBO ci ha abituati, facendo un passo verso l'impianto degli show da network... o almeno una certa parte di essi (non è un caso che il regista venga da Friday Night Lights e che qualcosa di quell'impostazione permanga in The Leftovers). Un cenno merita la musica composta da Max Richter (lo ricordiamo per esempio come autore degli score di Valzer con Bashir e The Congress), suggestiva, ipnotica, questa sì originale e distante da quanto un network potrebbe consentire per accompagnare lo sviluppo della storia (pensiamo alla traccia che accompagna l'arrivo dei Guilty Remnants alla commemorazione del 14 Ottobre e gli scontri che seguono).
Cosa non ci è piaciuto
Per uno show Character Driven, il pilot fa fatica ad approfondire i tanti personaggi, preso dall'esigenza di presentarli allo spettatore. Ci riserviamo, quindi, di giudicare questo aspetto prossimamente, quando potremo valutare anche l'adeguatezza e bravura dei relativi interpreti, da Justin Theroux nei panni di Kevin ad Amy Brenneman, Liv Tyler e Chris Zylka, fino a Christopher Eccleston, il cui ex reverendo Jamison è qui relegato ad una sola scena. Allo stesso modo ci auguriamo che la componente misteriosa sia sempre bilanciata in modo da non catalizzare totalmente l'attenzione dello spettatore, distogliendola dalla componente emotiva che presumibilmente dovrà accompagnare le storie.
Note a margine
C'è un dettaglio produttivo che è importante segnalare: con The Leftovers è la prima volta che la HBO si affida ad uno studio esterno per la produzione (Warner Bros. Television), senza sviluppare tutto il progetto da sola. Una scelta che traspare nel look e nella presentazione della serie, come si intuisce da quanto detto in precedenza. La regia del pilot, che è scritto da Lindelof e dall'autore del romanzo Perrotta, è affidata a Peter Berg ed è un'altra influenza evidente nello stile della messa in scena.
What's Next
The Leftovers è una serie basata sui personaggi (quelli rimasti e non quelli spariti) ed è sicuramente sul loro approfondimento che si baseranno gli sviluppi futuri del nuovo show HBO. La presenza di Lindelof ci assicura anche un'attenzione agli aspetti misteriosi del plot, un'insistenza sulle tante domande relative alla sparizione del 2% della popolazione terrestre, ma l'ispirazione al lavoro preesistente di Perrotta ci dovrebbe mettere al sicuro dagli eccessi in tal senso che hanno scontentato tanti spettatori di Lost dopo le prime stagioni.
Movieplayer.it
3.5/5