Ci stiamo avvicinando al finale di stagione di The Last of Us 2 e l'episodio numero 5 è un perfetto esempio di tutto ciò che nel bene e nel male è stato fatto in questo secondo blocco. Accogli il suo amore (Feel her love) fa subito riferimento a quei Serafiti che, nella serie TV, abbiamo già incontrato nell'episodio precedente e che invece, nel videogame, vengono introdotti proprio in quel passaggio nel parco di Seattle che vediamo riproposto, con parecchie differenze, anche nella produzione HBO. Eppure si tratta di un momento che, nella puntata, pare avere solo ed esclusivamente una funzione di shock value che poco aggiunge alla storia, se non strumentalmente parlando come vedremo più avanti.

Con i suoi 43 minuti di durata, si tratta della puntata più breve vista finora e viene da domandarsi perché infilare così tanta roba in così poco tempo. Che è un po' l'elefante nella cristalleria di tutta questa stagione dato il volume di cose che accadono nel videogame. E sì, lo ribadiamo: sappiamo bene che qualsiasi lavoro di adattamento da un medium a un altro richiede necessariamente dei cambiamenti, delle modifiche basate sulla sacrosanta libertà creativa che chi si occupa di questa traduzione deve avere.
Ma la domanda del perché si sia scelto di adattare - parte - del secondo videogame in sole sette puntate comincia a farsi sempre più evidente in questi 43 minuti dove le cose paiono accadere perché devono accadere senza che ci sia un percorso narrativo omogeneo e fluido che porta i personaggi, Ellie in primis, lì dove si devono trovare.
Arrivano le spore
Ma parliamo, come al solito, delle differenze principali. Nel prologo della puntata ci viene raccontato, tramite il tragico racconto fatto dalla sergente Elise Park di quello che è accaduto nei seminterrati dell'ospedale di Lakehill, che le modalità di diffusione dell'infezione da Cordyceps stanno cambiando. Ora ci si può contaminare respirando le spore del fungo e non solo col morso di un infetto. Cosa che, nel videogame, accade fin dalla prima parte. Nell'adattamento TV della season 1 non venivano menzionate le spore perché giudicate inadatto a un contesto storico in cui, ahinoi, eravamo tutti molto consapevoli di come il contagio aereo possa avvenire.

Nel gioco bastava uscire da una stanza piena di spore esplorata con la maschera antigas ed essere sicuri di non correre più rischi. Dopo tre anni di Covid sarebbe stato stupido mostrare qualcosa del genere e, così, Mazin e Druckmann hanno scelto di mettere da parte le spore perché, tuttosommato, parliamo di una storia post apocalittica che ha un approccio realistico ai temi trattati. Però, appunto, eccoli tirarle fuori in un secondo momento. Quello del finale di Feel her love. Resta da capire se questa "novità" verrà poi implementata a dovere anche nel prosieguo della serie perché la maniera in cui è stata recuperata quella che è una feature portante dell'esperienza videoludica di The Last of Us è molto furba e intelligente.
Dagli stalker a Hillcrest: quello che c'è e quello che non c'è
Ormai è quasi superfluo sottolineare che anche in questa puntata, l'esplorazione di Seattle avviene in maniera profondamente differente rispetto al videogame. Nel gioco, Ellie incontra i Serafiti da sola ed è lei a beccarsi una freccia addosso, mentre nello show tv con lei ci sono Dina (che viene ferita dai Serafiti) e Jesse.

Perché quest'ultima vuole accompagnarla verso l'ospedale di Lakehill che pullula di soldati WLF e perché Jesse arriva, come un deus ex-machina, a salvarle dall'assalto degli stalker all'interno del magazzino. Nella controparte videoludica, Ellie è, appunto, da sola e incontra gli stalker all'interno di un ufficio: si tratta peraltro della prima volta che in The Last of Us parte 2 vediamo questa tipologia d'infetti che invece, nella serie TV, viene mostrata già nella prima puntata. Va anche detto che nell'adattamento, il comportamento degli stalker è decisamente più aggressivo che nel videogame, dove hanno un approccio decisamente più "stealth" e meno vistoso. Dopo l'intervento di Jesse e la fuga verso il parco abitato dai Serafiti, l'azione si sposta subito all'ospedale di Lakehill ed è proprio nella gestione di questi passaggi repentini che, a nostro avviso, la narrazione scricchiola un po' in favore di svolte fatte perché "devono essere fatte" e non perché i personaggi se le siano guadagnate.

Malgrado la scena in cui Dina spiega il suo approccio alla triangolazione delle posizioni dei contingenti WLF, Ellie si ritrova a Lakehill quasi per caso, visto che dal racconto è stata completamente rimossa la parte ambientata a Hillcrest che fa da antefatto a quel momento. Chiaramente nel videogioco occupa una porzione non indifferente fra momenti di perlustrazione e altri action fra i più riusciti di tutto il titolo ed è peraltro qui che Ellie viene aiutata da Jesse a sfuggire ai lupi. Per poi tornare insieme a lui presso il cinema dove Dina era rimasta. Per la 2x05 si è scelta un'altra strada, più sbrigativa, che però finisce per togliere molto pathos e, soprattutto, senso logico agli accadimenti.
Ellie è davvero l'eroina della storia?
Il lavoro di elisione e sintesi è molto più azzeccato nelle scene che si volgono all'interno dell'ospedale, anche se, a essere pignoli, magari si poteva aggiungere un raccordo in più perchè, dopo essere sfuggita alla pattuglia di controllo all'esterno di Lakehill, Ellie s'imbatte in Nora all'improvviso. La fuga di Nora inseguita da Ellie trasporta adeguatamente in TV una fase ludica scriptata in tutto e per tutto, ma comunque molto divertente e frenetica, dalla quale vengono però rimossi gli infetti. E a ragion veduta: alla luce della spiegazione sulle spore fatta nel prologo, sarebbero stati superflui in un racconto televisivo non basato sull'interattività.
L'eliminazione di Nora è ricalcata quasi esattamente dal videogame, battute comprese. Manca una linea di dialogo che, a nostro modo di vedere, sarebbe stato sensato proporre, ovvero quella in cui Nora dice a Ellie che tanto è comunque destinata a morire e non ha intenzione di rivelarle ciò che sa di Abby. Parole a cui fanno seguito quelle di una Ellie ormai pienamente votata alla vendetta: "Posso far sì che sia una cosa veloce. O posso renderla molto peggio di così". Gioco forza, muta la presa di coscienza del fruitore della storia su come la storia di The Last of Us 2 non abbia davvero degli eroi o dei villain perché tutto dipende dal punto di vista con cui si osservano i fatti.
Nel gioco l'uccisione di Nora è un passaggio scriptato in cui però il giocatore viene obbligato a infierire sulla donna, con tutto quello che ne consegue a livello di "nausea" morale. La ripresa è fissa sul volto quasi indifferente di Ellie e i tre colpi di spranga vengono inferti dal giocatore tramite la pressione del tasto azione. Nella serie tutto viene affidato alla recitazione, perfetta, di Bella Ramsey e Tati Gabrielle e nonostante il passaggio sia effettivamente meno cruento dal punto di vista visivo rispetto al videogame, il dilemma morale che nasce nella mente di chi guarda non è da meno. Siamo stati dalla parte di persone come Joel ed Ellie pensando che fossero degli eroi. Ma è davvero così? Anche senza l'elemento dell'interattività, la domanda si manifesta nei nostri pensieri con analoga prepotenza.