Dopo aver trionfato alla prima edizione dei Berlinale Series Award, da oggi 5 aprile approda su Disney+ The Good Mothers, la serie italiana ispirata alla storia vera di Lea Garofalo e delle donne che si sono ribellate alla 'ndrangheta. Girata per sei settimane in Calabria, tra Reggio Calabria, Palmi e Fiumara, con il sostegno della Calabria Film Commission, la serie in 6 episodi sarà interamente disponibile sulla piattaforma streaming.
Forte di un cast ricco e affiatato, The Good Mothers è interpretato da Gaia Girace nel ruolo di Denise Cosco, Valentina Bellè nei panni di Giuseppina Pesce, Barbara Chichiarelli in quelli di Anna Colace, Francesco Colella in quelli di Carlo Cosco, Simona Distefano nel ruolo di Concetta Cacciola, Andrea Dodero in quello di Carmine e con Micaela Ramazzotti nel ruolo di Lea Garofalo. Il cast, insieme ai registi Julian Jarrold ed Elisa Amoruso, è intervenuto ieri al The Space cinema Moderno di Roma per il lancio della serie che adotta un punto di vista inedito su un tema esplorato in lungo e in largo dal cinema e dalla televisione, quello del crimine organizzato.
Raccontare la 'ndrangheta senza glorificare la violenza
Ed è proprio la scelta di raccontare la storia di The Good Mothers, che si focalizza sulla 'ndrangheta e sulle collaboratrici di giustizia Lea Garofalo, Maria Concetta Cacciola e Giuseppina Pesce, che hanno osato contrapporsi all'organizzazione, ad aver attirato nel progetto il regista di The Crown e Becoming Jane Julian Jarrolds, come ammette lui stesso: "La scelta di raccontare la storia dalla prospettiva femminile la rende unica ed è il motivo che mi ha spinto a dirigerla. Esistono molti prodotti sulla mafia, tutti narrati dal punto di vista maschile con una violenza talvolta troppo esaltata. Noi abbiamo potuto raccontare la storia con un'ottica nuova avvicinandoci a figure femminili che vivono un costante senso di pericolo per via delle scelte che hanno fatto, da qui la tensione che serpeggia lungo tutta la serie. Queste donne si devono sempre guardare le spalle. Abbiamo voluto trattare un tema così potente in modo realistico, con un linguaggio il più semplice possibile per essere diretti".
Elisa Amoruso è approdata alla regia di The Good Mothers dopo aver letto il libro reportage omonimo di Alex Perry. "Il mondo che racconta mi sembrava lontano secoli per la condizione delle donne" confessa. "Giuseppina Pesce, Maria Concetta Cacciola e le altre, donne sposate con mariti che non avevano scelto loro, quasi tutte sole a crescere i figli avuti verso i 16 anni, visto che i mariti erano in carcere. Dopo aver letto la sceneggiatura ho capito che era necessario raccontare queste storie. Senza glorificare la violenza, abbiamo voluto far luce su queste protagoniste invisibili a cui era necessario dare una voce".
Le voci delle attrici, le voci delle donne che combattono la 'ndrangheta
A parlare sono le attrici che hanno dato vita alle donne della 'ndrangheta. Donne che hanno scelto di combattere l'organizzazione per proteggere i propri figli, per liberarsi dal giogo oppure per una semplice casualità, come Giuseppina Pesce, che la prima volta ha collaborato dopo essere stata arrestata in quanto controllava il traffico di droga nel porto di Gioia Tauro. Come spiega la sua interprete Valentina Bellè, "quella di Giuseppina è una presa di coscienza molto dolorosa, ma per lei è il carcere è l'unica scappatoia dalla morte. Le donne colte sul fatto con un amante devono morire. Regola che non vale per gli uomini. Così lei si trova costretta a collaborare, non prende coscienza in modo autonomo. E poi scopre che i suoi figli sono stati messi contro di lei dai familiari". Interviene Michela Ramazzotti, che interpreta il personaggio tragico di Lea Garofalo: "Lea ce l'ha messa tutta per scappare dalla mafia. Non ce l'ha fatta, ma ha dato alla figlia la forza di testimoniare contro il padre. Questa è una serie potentissima, per me è come un film in sei puntate. Il cinema ci dà tante emozioni e spero che dia coraggio a tanti uomini e donne di ribellarsi".
A interpretare la figlia di Lea Garofalo, Denise Cosco, è l'attrice de L'amica geniale Gaia Girace: "Quando ho letto la sua storia ho capito che interpretare il personaggio di Denise era una bella sfida con un vissuto così importante. Ha sofferto tanto e si è ritrovata da sola per dare giustizia a sua madre. Ha lottato contro la sua famiglia e contro la 'ndrangheta per amore materno. Io ho provato a darne la mia versione perché non ho potuto incontrare Denise, che vive sotto protezione, ma mi sono documentata il più possibile". Simona Distefano è Concetta Cacciola, protagonista di un finale tragico: Concetta non ce la fa, subisce il sistema e l'amore per i figli la porta a una fine tragica. Vive la solitudine e l'abbandono di chi avrebbe dovuto sostenerla. Spesso sono le donne stesse a contribuire al mantenimento del patriarcato".
Nel solco di Francesco Rosi ed Elio Petri
Parlando della ricezione di The Good Mothers da parte del pubblico internazionale, Elisa Amoruso rievoca l'esperienza alla Berlinale: "Durante la proiezione dei primi due episodi in sala c'era un grande silenzio che mi ha fatto ripensare a tutti i momenti sul set con i nostri attori. Anche lì ogni tanto si creava un bellissimo silenzio. Mi ha restituito la bellezza di un'emozione sincera". La stessa emozione provata sul set da Barbara Chichiarelli, che nella serie interpreta un personaggio chiave, il Pubblico Ministero Anna Colace, che ha l'intuizione di usare le donne come Cavallo di Troia per fare breccia in una società chiusa come la 'ndrangheta: "Le prime rotture all'interno di questa società c'erano già state. Quando viene arrestata, per la prima volta Giuseppina Pesce si trova senza poter vedere i figli per sei mesi. Il timore non è tanto quello che queste donne possono rivelare, i PM lo sanno già. Ciò che fa paura è che diventino un esempio perché l'esempio è qualcosa che si può replicare".
Una delle poche voci maschili nell'incontro su The Good Mothers è quello di Francesco Colella che interpreta Carlo Cosco, marito e killer di Lea Garofalo. "Un attore non dovrebbe mai confessare la propria fatica, ma qui lo faccio apertamente" esordisce lui. "Non sono d'accordo che non si possano giudicare i personaggi, io ho provato repulsione per il mio personaggio, avevo bisogno di rigettarlo. Appartiene a una schiera di omuncoli che vivono nascosti, non sanno chi sono se non quando ordinano la morte, confondono amore e possesso. Le loro relazioni hanno fini utilitaristici. Dovevo interpretare un uomo di questo genere al massimo delle mie possibilità. Non volevo innescare un processo di immedesimazione col pubblico: La serie non indulge nella spettacolarizzazione, ma si pone nel solco del modello di Francesco Rosi ed Elio Petri, che assumevano punto di vista morale. Significa decidere un punto di ossservazione da cui guardare la realtà, sapere da che parre stare".
Girare in Calabria, l'esperienza sul set
Julian Jarrold definisce l'esperienza di girare The Good Mothers on location in Calabria, nei luoghi a cui appartengono i personaggi al centro della serie, "la decisione più importante che abbiamo preso perché cercavamo autenticità. Abbiamo girato in zone molto povere. La gente è stata molto affettuosa, ci ha aiutato, ci portava il té, ma quando ero in auto per trovare le aree giuste in cui girare in certi momenti mi dicevano che dovevo rimanere a bordo perché alcune zone erano troppo pericolose. Ho cercato di cogliere la realtà di questo contesto, la pressione che i personaggi sono costretti ad affrontare, circondati da una violenza invisibile che però è sempre lì in agguato. Ho cercato di fare in modo che la cinepresa fosse vicina ai personaggi per catturare ogni piccola sfumatura e comprendere le loro sensazioni in questa realtà".