Recensione Daddy Sitter (2009)

La strana coppia Robin Williams - John Travolta mette a segno una spassosa commedia per famiglie in pieno stile Disney, in cui la simpatia supera il ritmo con trovate semplici e gag divertenti.

The Family Men

La commedia americana di ultima generazione sembra ormai non avere più dubbi: a far ridere sono gli attori e le attrici già calibrate, le star hollywoodiane che, ahinoi, si avviano verso la strada che tra qualche anno, previo necessario e inevitabile riciclo ed eventuale nuovo specialismo nei ruoli, li condurrà lungo il viale del tramonto attoriale, quello che ghettizza i divi d'antan o, più semplicemente, i protagonisti di cult fuori serie e decima l'olimpo attoriale declinandone le personalità di rodato successo. È successo già ad attori come Eddie Murphy (L'asilo dei papà), ai "gemelli" Schwarzenegger - De Vito, al duo Jack Nicholson - Diane Keaton, all'alleniano Larry David e più recentemente alla coppia Steve Martin - Alec Baldwin al fianco di Meryl Streep.
Lo star system hollywoodiano prova a rigenerare la commedia, sentimentale o familiare, ma soprattutto tenta di riadattare, in una riuscita operazione di strategico vintage attoriale, alle sitcom, allo slapstick e alla risata facile personaggi del cinema cui il grande pubblico ha già avuto modo di affezionarsi. A far ridere però prima ancora che l'attore, con la sua capacità e la sua bravura, è la sua età anagrafica: i futuri evergreen giocano d'anticipo e di rimando, rilanciati in ruoli comici e dotati di straordinaria autoironia.

Nel segno di questa tendenza rigenerante, più che generazionale, del cinema s'inseriscono buddy comedy come Daddy Sitter, una spassosa commedia familiare targata Disney in cui rubano la scena alla trama, ben congegnata per spettatori di tutte le età ma infarcita di numerosi stereotipi culturali, i due protagonisti Robin Williams e John Travolta. Il duo comico si cala in ruoli scritti e pensati ad hoc dai discreti sceneggiatori David Diamond e David Weissman, autori a quattro mani di The Family Man, di cui decalcano i toni dolci, sottraendosi all'incombente pericolo della melassa, e riprendono la semplicità come linea guida dello script delegando al cast la riuscita della pellicola. Distanti dai duetti indimenticabili di Jack Lemmon e Walter Matthau, Williams e Travolta risultano acerbi per l'etichetta dei nonnini incontinenti, coi quali vengono scambiati ripetutamente nel film, ma troppo maturi per passare per due papà alle prime armi, eppure riescono a fare fortunati slalom tra il ritmo a intermittenza e questo fuoco di squilibrio, su cui viene costruita la maggior parte delle gag più divertenti, travolgendo il grande pubblico, accendendo con straordinaria naturalezza l'allegria, a metà strada tra quella di Patch Adams e di Hairspray. Robin Williams si cala nei panni di Dan, un papà per caso che scopre da un giorno all'altro che la donna che aveva sposato in una notte di svago a South Beach, a 14 ore da un deprimente divorzio, ha avuto dalla loro breve relazione due bambini. I due gemelli (gli emergenti Ella Bleu Travolta e Conner Rayburn) piombano così nella sua vita, pronti a elemosinare l'amore di un padre che sognavano da 7 anni e che non avevano mai conosciuto prima. Vicki, la loro madre eco-attivista, è stata condannata a due settimane di reclusione in un penitenziario e ha ammollato i simpatici marmocchi al cinquantenne Dan, dopo che questi ha maldestramente ridotto la sua amica manista a una mummia vivente. Ad aiutarlo nella missione impossibile, considerato il suo scarso savoir faire coi bambini, sarà l'amico e socio d'affari, Charlie (John Travolta), uno yankee single, giovanilistico e un po' cialtrone che l'ha sempre consigliato e con il quale adesso sta per concludere l'affare del secolo con un'azienda giapponese.
I due, versioni geriatriche e raddoppiate di Jerry Maguire, s'improvvisano papà per due settimane con risultati ben più disastrosi dei protagonisti di Tre uomini e una culla perché i gemelli hanno le idee chiare e una lista di cose che vorrebbero fare con Dan, impacciato più che mai nel ruolo imprevisto di papà al punto da dare alla figlia la mano della buonanotte anziché il classico bacino sulla fronte. In un turbine di divertenti gag, che allineano la trama del film a una serie di scene assemblate senza tanti nessi narrativi, i protagonisti pasticcioni si arrovellano in vere e proprie prove per il titolo di "superpapà" finendo però ogni volta per combinare guai irreparabili come dar fuoco al centro di addestramento per gli scout per un giorno, capeggiato da uno svalvolato Matt Dillon - a cui è riservata una delle battute più tenere del film "Perché non mettiamo via i congegni elettronici e mettiamo in campo il cuore?" - , il potenziale suicidio nella manche di un incredibile freesby estremo, il buffissimo stravolgimento fisico dovuto ai mix di pillole prese per sbaglio, la bizzarra metamorfosi in burattino umano e l'incursione circense in un parco zoologico (in cui Seth Green in un ruolo secondario si guadagna la gloria comica cantando uno spasmodico "All out of love" a un gorilla che lo molesta pericolosamente). L'impresa Dan&Charlie ce la mette tutta per conquistare i due bambini proprio come la premiata ditta Williams-Travolta (che pende numericamente soprattutto dal lato di quest'ultimo, che schiera in campo la moglie Kelly Preston e la figlioletta Ella Bleu), diretta dalla modesta regia di Walt Becker, si sforza di strizzare l'occhio agli spettatori assicurandogli un intrattenimento genuinamente spiritoso che, per fortuna, va ben oltre la sciapa metafora dell'amicizia del vecchio cane di Charlie, e che ammicca con furbizia ricorrendo a citazioni cinematografiche per tutti i gusti (da La fabbrica di cioccolato a Venerdì 13, da Il Signore degli anelli a Casinò).