The Elevator: Intervista a Massimo Coglitore e Caroline Goodall

Una chiacchierata con il regista e l'attrice protagonista di The Elevator, storia di vendetta e thriller psicologico in uscita il 20 giugno.

James Parks e Burt Young in The Elevator
James Parks e Burt Young in The Elevator

Un ascensore, due perfetti sconosciuti e un duello in real time in un edificio di New York. È una storia di vendetta quella che Massimo Coglitore racconta in The Elevator sulla base di una sceneggiatura scritta da Mauro Graiani e Riccardo Irrera. Il film in uscita il 20 giugno è "ispirato a una storia vera", come recitano i titoli di testa: quella di un uomo che alcuni anni fa in Brasile iniziò a indagare sulla morte del figlio undicenne, non accontentandosi della verità medica che liquidava il caso come morte naturale. Scoprì un traffico di organi che coinvolgeva un politico e alla fine fu costretto a lasciare il paese.
Nell'ascensore del titolo si ritroveranno faccia a faccia una donna misteriosa in cerca di vendetta, Katherine, e Jack, uomo di successo, conduttore del gioco a quiz "Tre minuti", seguito ogni sera da milioni di americani. Sospettato di aver commesso un crimine efferato, si ritroverà a dover rispondere alle domande di un quiz dove la posta in gioco è la sua stessa vita. Nel cast Caroline Goodall, attrice britannica che abbiamo imparato a conoscere con i film di Steven Spielberg e Gary Marshall e il volto tarantiniano di James Parks. Ecco cosa ci raccontano in questa intervista il regista e l'attrice protagonista.

L'unità di tempo, luogo e azione

"Quando ho letto la sceneggiatura, l'ho trovata un'idea avvincente. Era emotivamente vicino alle mie corde, amo la struttura del thriller. Se sono belle ne venissero a centinaia di sceneggiature scritte da altri, amo raccontare storie che mi piacerebbe vedere al cinema; è molto stimolante per un regista, in America è la prassi, in Italia meno", ci dice il regista di The Elevator Massimo Coglitore, qui alla sua opera prima, autore che a differenza di molti suoi colleghi italiani decide di affidarsi a uno script realizzato da altri e sposa la sfida dell'unità di tempo, luogo e azione in cui l'ascensore diventa luogo metaforico: "L'ascensore è tutto: va giù, va su, si blocca, è luogo di incontri, a volte la eviti e in questo caso è anche un confessionale con il pubblico che fa da giuria popolare".

Caroline Goodall sul set di The Elevator di Massimo Coglitore
Caroline Goodall sul set di The Elevator di Massimo Coglitore

Un thriller psicologico che incontra anche il dramma: "Mi piaceva l'idea del dramma dietro e il fatto che fosse un incontro scontro tra due personaggi con vite completamente opposte, un miliardario abituato a comprare tutto con i soldi e una donna che cerca giustizia all'interno di un ascensore. - continua - Ci sono molti capovolgimenti di fronte tra vittima e carnefice, ci ho trovato delle note molte vicine al mio modo di fare cinema".

Katherine, una donna in 3d

Il film - di cui abbiamo parlato nella nostra recensione di The Elevator - è stato girato cronologicamente tutto all'interno di un ascensore e non è stato affatto facile: "Da regista volevo mantenere la credibilità di tutto ciò che stava succedendo lì dentro. - spiega Coglitore - Girarlo cronologicamente ha dato agli attori la possibilità di crescere all'interno della storia, sono stato al loro servizio. Tutto doveva essere equilibrato e misurato. L'ascensore aveva delle pareti smontabili, cosa che mi ha permesso di dare al film una certa fluidità con l'uso di carrelli e movimenti di macchina che hanno aiutato il racconto". Ad aiutare Caroline Goodall invece sono state la ricerca e le prove: "Ci siamo incontrati e abbiamo discusso e provato per tre giorni, nel tentativo di trovare la catena degli eventi e il passato dei personaggi". Cosa le piace di Katherine? "Il suo senso dell'umorismo, è una donna molto complessa, ho provato a mettere in scena una donna reale, in 3d".