N.B. Come sempre, teniamo conto dei ritmi diversi con cui gli spettatori guardano le serie su Netflix, pertanto gli spoiler sono limitati all'ultimo paragrafo, appositamente contrassegnato.
Sono passati quasi quattro anni dall'annuncio della collaborazione tra Marvel e Netflix per la creazione di nuovo contenuto seriale, un progetto fatto di quattro serie individuali - Daredevil, Jessica Jones, Luke Cage e Iron Fist - per poi arrivare al crossover con The Defenders, ricalcando il modello cinematografico della Fase Uno del Marvel Cinematic Universe, culminata nell'uscita di The Avengers. Strada facendo il progetto si è evoluto, con una seconda stagione già realizzata per Daredevil (e una terza già in lavorazione), dove è stato introdotto anche Frank Castle che ora sarà protagonista della propria serie The Punisher, e il successivo rinnovo di tutte le altre serie (quello di Iron Fist è stato confermato proprio in occasione di un panel dedicato a The Defenders durante il Comic-Con di San Diego). Ma l'idea di base è rimasta, con i vari tasselli che gradualmente hanno composto un puzzle al cui centro ci sarebbe stato l'incontro tra i quattro mondi più "terra terra" dell'universo Marvel, tutti collocati nel cuore di New York (storica sede della Casa delle Idee e città natale di gran parte degli eroi più noti).
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Un incontro non senza controversie, per almeno due motivi: da un lato, solo Daredevil ha ottenuto reazioni unanimemente entusiastiche, mentre Jessica Jones ha ricevuto critiche per la sua rappresentazione di tematiche legate alla sessualità e Luke Cage e Iron Fist sono stati presi di mira per problemi di caratterizzazione e ritmo (soprattutto la seconda serie, che ha anche avuto la sfortuna di concentrare le sue parti più deboli proprio negli episodi mostrati in anteprima alla stampa); dall'altro, c'è chi ha avuto da ridire su un progetto intitolato The Defenders che non ha praticamente nulla in comune con la versione cartacea. Quest'ultima critica continua ad essere un problema quando si tratta di adattamenti, con una parte del fandom che sostiene che qualunque modifica rispetto alla fonte sia più o meno errata, ed è particolarmente ridicola in questo caso poiché nei fumetti i Difensori sono, per definizione, una "non-squadra", con la formazione che cambia di volta in volta (sì, esiste la combinazione classica di Hulk, Doctor Strange, Namor e Silver Surfer, ma gli ultimi due personaggi sono in mano ad altri studios e in ogni caso non sarebbe stato fattibile sul piccolo schermo). Nel contesto dell'iniziativa di Marvel e Netflix, questi quattro membri funzionano, e c'è sempre la possibilità di modificare la composizione del team per un'eventuale seconda miniserie.
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Incompatibilmente perfetti
Come sul grande schermo, l'incontro tra le quattro realtà distinte dell'universo netflixiano è al contempo un buon racconto corale (a partire dal terzo episodio, quando gli eroi sono veramente uniti) e un'ottima prosecuzione delle storie singole inaugurate dal 2015 in poi, con tanto di versatilità visiva (la fotografia rispetta l'identità cromatica delle serie individuali, come si può vedere anche nei titoli di testa che presentano, in successione, il colore primario associato a ciascun protagonista). La dualità violenta di Matt Murdock, l'apatia di Jessica Jones, il senso di giustizia di Luke Cage e l'ingenuità di Danny Rand formano un'unità drammatica coerente e coinvolgente, sfruttando benissimo le caratteristiche individuali di ogni membro e il supporto dei rispettivi comprimari, senza compromettere le stagioni future in caso fossero viste da chi non conosce il crossover (questo soprattutto nel caso del rapporto tormentato fra Murdock, Foggy Nelson e Karen Page). E come in The Avengers, la storia regge senza il bisogno di conoscenze pregresse (il quarto episodio, deliziosamente verboso, è molto utile in tal senso), sebbene l'impatto emotivo di certi frammenti narrativi, come le scene con Stick o la relazione tra Daredevil e Elektra, ancora più malsana e irresistibile, traggano inevitabilmente beneficio dalla visione di quanto accaduto prima.
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A godere maggiormente delle nuove dinamiche collettive è il tanto bistrattato Iron Fist, il cui atteggiamento a tratti idiota è decisamente più efficace in un contesto di gruppo dove può fare da contraltare alla maturità dei tre colleghi (e usufruire di coreografie migliori per le spettacolari scene d'azione), apportando una leggerezza in equilibrio con il sarcasmo di Jessica e lo stoicismo di Matt e Luke e diventando un ingrediente fondamentale in un processo evolutivo sul piano caratteriale che, senza svelare troppo, dovrebbe avere un impatto positivo sui ritorni in solitario dei vari personaggi (in particolare quello di Danny, sottoposto ad una sorta di tabula rasa che non avrà bisogno di tenere conto della discontinua origin story vista all'inizio dell'anno). Si chiude un'era - Finn Jones ha esplicitamente paragonato le prime cinque serie alla Fase Uno cinematografica - e si pongono le basi per un'altra, dove gli eroi che conosciamo si muoveranno in territori ignoti, all'insegna di quella volontà di non ripetersi che fa parte del fascino dell'attuale universo audiovisivo della Marvel.
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Nuovi inizi (ATTENZIONE: SPOILER!)
Si prospetta una "seconda fase" decisamente diversa per le serie Netflix, senza più la Mano, Stick e - si presume - Elektra, eliminati per chiudere al meglio una macrostoria iniziata già nella prima stagione di Daredevil, con la presenza di Madame Gao e della misteriosa droga che sappiamo ora essere collegata alla sostanza usata dai perfidi ninja per sconfiggere la morte, e inaugurare un futuro più solare per Jessica, che ha finalmente fatto aggiustare la porta del suo ufficio; per Luke, completamente libero e affiancato dall'amata Claire (Rosario Dawson, che ha dimostrato di essere un elemento importante in tutte le serie del progetto Defenders, cavandosela egregiamente in ogni circostanza); e per Danny, finalmente in pace con sé stesso e pronto ad accettare New York come la suo nuova casa, insieme a Colleen Wing. Anche coloro che ne sono usciti meno positivamente, come Misty Knight che ha perso un braccio, vanno comunque incontro a qualcosa di molto promettente (ammesso che vengano seguiti i fumetti, come ben sa chi ha seguito con una certa attenzione lo scambio di battute finale tra Misty e Colleen).
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E poi c'è Matt Murdock, il Tony Stark di questo angolo del MCU, colui col quale tutto è iniziato e che si è progressivamente liberato di tutto ciò che lo caratterizzava, volente o nolente (Foggy ha lasciato lo studio legale, Karen sta ancora cercando di capire se lo ama abbastanza da poter fare il passo successivo con lui, e prima degli eventi di The Defenders persino il costume era stato appeso al chiodo). Ora, avendo perso per la seconda volta Elektra e ufficialmente sacrificato la propria vita per salvare New York e i suoi nuovi amici, non gli resta che rinascere, letteralmente. E così lo ritroviamo, ferito e convalescente, in un convento, affidato alle cure di una suora di nome Maggie. Un nome che fornisce l'ultimo indizio decisivo a conferma di quanto abbiamo ipotizzato già lo scorso anno, ossia che la terza stagione di Daredevil adatterà un celebre ciclo di storie scritto da Frank Miller, intitolato, guarda casa, Born Again. Il titolo perfetto per inaugurare il nuovo corso di questo microcosmo seriale dalle tinte dark, dopo l'antipasto che sarà The Punisher (il cui primo teaser appare come mid-credits alla fine dell'ultimo episodio di questa miniserie).
Movieplayer.it
4.0/5