C'era una volta un mondo in cui non eravamo tutti connessi, un mondo in cui non era possibile condividere istantaneamente ogni cosa fatta con tutti i propri amici, in cui si poteva andare in un luogo senza urlarlo virtualmente al prossimo, in cui era addirittura possibile mangiare qualcosa senza doverla necessariamente fotografare prima. Un mondo in cui le nostre mani non avevano l'appendice fissa dello smartphone a prolungarle, fornendo un costante filtro tra noi e la realtà che ci circonda. Un momento distante solo una manciata di anni eppure così apparentemente lontano.
Quello che stiamo vivendo è un periodo di grandi innovazioni, mirabilie tecnologiche ed opportunità, che solo a causa della nostra ormai nota incapacità di usare gli strumenti nel modo giusto può scivolare sempre più in una deriva fatta di isolamento e deliri sociali, in cui il confine tra pubblico e privato si va sempre più assottigliando. In che modo si può ancora gestire la privacy in un mondo in cui siamo tutti costantemente in possesso di una telecamera e della capacità di diffondere le immagini in tempo reale? Un argomento centrale nel romanzo di Dave Eggers, The Circle, adattato in un omonimo lungometraggio dal cast importante dal regista James Ponsoldt, al suo quinto lungometraggio.
Leggi anche: The Circle, Tom Hanks scherza: "Mi sono ispirato al CEO di Twitter"
Benvenuti nella comunità globale
Ne è protagonista la giovanissima Mae Holland, da poco laureata e incastrata in un lavoro poco stimolante nella sua cittadina d'origine. Ambiziosa e brillante, Mae riesce a trovare una via di fuga grazie all'amica di vecchia data Annie, che le procura un colloquio nella importante azienda tecnologica presso la quale lavora, The Circle appunto. Un'azienda leader in molti campi, ma soprattutto in quello informatico, sin dalla creazione di un sistema di autenticazione online che permette agli utenti di usare un unico account universale per qualunque attività su internet, TruYou, ed in procinto di lanciare un nuovo rivoluzionario sistema di telecamere wireless di dimensioni ridottissime ed economicissime, che promettono di mostrare tutto a tutti.
SeeChange, questo il nome di queste nuove rivoluzionarie camere ad alta definizione, è il nuovo prodotto che l'azienda sta lanciando quando Mae inizia la sua avventura in The Circle, la prima presentazione alla quale assiste, direttamente dalle parole di uno dei tre dirigenti Eamon Bailey, restandone conquistata al punto da accettare di rinunciare alla propria privacy in nome di una trasparenza assoluta. Una trasparenza che promette di abbattere i reati e le illegalità in un mondo in cui tutti possono vedere tutto. Ma è realmente così? Siamo veramente tutti più sicuri se ognuno può guardare (o spiare) costantemente il prossimo?
Leggi anche: The Circle, le foto in esclusiva del film con Tom Hanks e Emma Watson
Si scrive The Circle, si legge Facebook?
Quella raccontata in The Circle è ovviamente un'enfatizzazione di quella che è la situazione dei social attuali ed è inevitabile scorgere nell'articolato social network dell'azienda del film di Ponsoldt riflessi di quello che viviamo ogni giorno su Facebook, per esempio, o delle tecnologie in sviluppo presso i grandi brand della tecnologia contemporanea, con Google in testa. Eggers, nella sua storia, va oltre, perché Mae e gli altri dipendenti di The Circle sono praticamente costretti a vivere in modo sociale, con una spinta verso la condivisione e la comunità con venature più che inquietanti. Non per niente il romanzo, e quindi il film diretto da James Ponsoldt, è di fatto un thriller che da queste derive della tecnologia moderna trae tensione oltre che spunti di riflessione: non cerca, insomma, di costruire una visione del futuro prossimo grottesca o inquietante alla Black Mirror, né lo fa con la potenza sovversiva che era stata del 1984 di Orwell, ma di usare questi spunti come base su cui poggiare una trama da thriller (psicologico e non solo) che per lo più funziona, al netto di qualche passaggio forse troppo repentino per poter risultare del tutto credibile.
Leggi anche: Black Mirror, schegge nere dal futuro: i migliori episodi della serie
Dalla fiaba improbabile alla realtà possibile
Nel passaggio dall'eroina fiabesca vista di recente ne La Bella e la Bestia all'ambiziosa neolaureata disposta a tutto per affermarsi nel mondo del lavoro, Emma Watson appare a suo agio, passando dall'incertezza della novellina (Guppy nel gergo della comunità di The Circle) alla sicurezza con cui affronta momenti di svolta del suo cammino aziendale, dall'ingenuità iniziale alla spavalderia di chi è capace di affrontare i vertici del potere. La Watson è però circondata da un cast di notevole composizione che non vede solo un veterano carismatico come Tom Hanks nei panni di uno dei boss dell'azienda, Eamon Bailey, ma anche Patton Oswalt in quelli del suo socio e cofondatore di The Circle, Tom Stenton, e due giovani star in ascesa come Karen Gillan e John Boyega, rispettivamente nei panni di Annie e del misterioso collega Kalden.
Leggi anche: La Bella e la Bestia: Emma Watson, "una principessa Disney ribelle" protagonista di un sogno
Una menzione a parte merita la presenza nel cast di Bill Paxton come interprete del padre malato di sclerosi multipla della protagonista Mae: rivederlo su schermo, in questo nuovo lavoro distribuito a due mesi dalla morte dell'attore, è fonte di grande emozione per chi aveva imparato ad amare un grande interprete che si era riuscito a ritagliare uno spazio nei cuori di tanti spettatori.
Movieplayer.it
3.0/5