The Buccaneers, la recensione: è arrivato il nuovo Bridgerton?

Scopriamo insieme se anche Apple TV+ ha trovato il suo Bridgerton nella recensione della nuova serie in arrivo l'8 novembre sulla piattaforma.

The Buccaneers, la recensione: è arrivato il nuovo Bridgerton?

Questo posto è una fossa di serpenti... Attenta a non farti mordere.

Dall'Inghilterra all'America per poi tornare di nuovo nel Regno Unito: è questa la strada percorsa dalla nuova serie di Apple TV+, The Buccaneers, che ha tutta l'aria di essere un novello Bridgerton per la piattaforma streaming di Cupertino... Ma sarà davvero così? Cerchiamo di capirlo nella nostra recensione di The Buccaneers.

Un confronto inevitabile

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Un'immagine da The Buccaneers

Quando, a prescindere dai gusti personali, un'opera è in grado di far talmente parlare di sé da essere utilizzata come termine di paragone addirittura per un genere intero, ci si rende conto di avere davanti un fenomeno. È successo con tanti titoli nel corso del tempo, da Game of Thrones a Stranger Things (giusto per dirne un paio), e continuerà a succedere ancora. Per i live-action tratti da anime e manga, ad esempio, sarà ONE PIECE il punto di riferimento d'ora in poi, mentre sempre in casa Netflix negli ultimi anni si è imposta anche un'altra serie fenomeno, ma nell'ambito dei period romance.

Ovviamente stiamo parlando di Bridgerton, lo show targato Shondaland basato sui romanzi di Julia Quinn, che per forza di cose è stato e sarà chiamato in causa anche in questa sede, visti i tanti punti in comune con The Buccaneers.

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Un'immagine da The Buccaneers

Anche nella serie firmata dall'autrice britannica Katherine Jakeways abbiamo a che fare con giovani donne alla ricerca di un marito in epoche in cui il debutto in società era cruciale per la figura femminile - qui ci troviamo all'incirca nel 1870 -, che si trattasse di New York o di Londra. E proprio dalla Terra delle Opportunità provengono le nostre protagoniste, un variegato gruppetto di giovani adulte formato da Nan St. George (Kristine Frøseth), Conchita Closson (Alisha Boe), Jinny St. George (Imogen Waterhouse) e le sorelle Elmsworth, Lizzy (Aubri Ibrag) e Mabel (Josie Totah).

E una storia che ha inizio con un matrimonio, quello tra Conchita e l'inglese Lord Richard Marable (Josh Dylan), porterà l'intera comitiva a salpare l'Atlantico e a recarsi nella cara, vecchia Inghilterra, dove tutto è più buio, più solitario, più modesto e più silenzioso; dove gli sgargianti colori, le vivaci personalità e i più "libertini" modi di fare americani si scontreranno proprio con gli irremovibili valori e le sempiterne usanze locali, dando vita a una collisione dalle conseguenze forse non inaspettate, ma di certo intriganti.

Abituatevi a un oceano di silenzi e nuotateci meglio che potete... Io non sono ancora annegata.

Una visione più dark e malinconica

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Un'immagine di The Buccaneers

Tratto anch'esso da fonte cartacea, l'omonimo romanzo mai portato a compimento di Edith Warton, The Buccaneers ha sí molto a che spartire con Bridgerton - dagli sfarzosi balli alle scottanti liason, dai drammi familiari ai segreti che tutti hanno, ma che nessuno sa mantenere -, ma se ne differenzia anche assumendo spesso toni più seri, lasciando meno spazio all'ilarità e alla leggerezza, e cercando di incanalare l'attenzione dello spettatore verso temi più gravosi, e dando maggior risalto al girl power, di certo poco usuale all'epoca (e in questi aspetti si avvicina forse più al prequel di Bridgerton La Regina Carlotta, che non alla serie madre).

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Ragazze, noi siamo sempre al primo posto.

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Un'immagine da The Buccaneers

Un contrasto, in un certo senso, è poi riscontrabile anche nell'effettiva capacità di traino che mostrano di avere personaggi principali e secondari, con gli ultimi che qui prendono decisamente il sopravvento: più che il telefonassimo triangolo amoroso composto da Nan e i suoi due pretendenti, Theo (Guy Remmers) e Guy (Matthew Broome), sono le vicissitudini e le evoluzioni di altri personaggi come Lizzy, Jinny o anche della stessa Mrs. St. George (una fantastica Christina Hendricks) ad incuriosire, a portare lo spettatore a chiedersi con genuino interesse cosa accadrà in seguito.

E se, a tal riguardo, gli 8 episodi di The Buccaneers riescono a fare il loro dovere, ovvero far arrivare il pubblico a premere ancora e ancora il tasto play (con un finale che vale decisamente la visione completa), lo show non è esente da possibili migliorie, soprattutto in termini di pacing e distribuzione dello screen time.

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Un'immagine da The Buccaneers

E a proposito di confronti, c'è un aspetto in cui la serie Apple non riesce proprio a tenere il passo con la nota cugina Made in Netflix, nonostante l'evidente sforzo per competere ad armi pari: la musica. Nemmeno Taylor Swift riesce infatti a replicare l'armonia che si è andata a creare tra forma e contenuto in Bridgerton, e sebbene sia comunque un ammirabile tentativo, in The Buccaneers manca un'intuizione geniale di base come è stata quella avuta da Shonda & Co. del riproporre in chiave differente i brani pop di maggior impatto.

Non c'è, tuttavia, una vera risposta al quesito iniziale di questo pezzo, che se volete si può considerare un po' una domanda a trabocchetto: Bridgerton è Bridgerton, e The Buccaneers è The Buccaneers, con tutti i pro e i contro che ognuna delle due serie porta con sé. Sarete poi voi, cari spettatori, a decidere se lo show di Apple TV+ sarà riuscito a farvi innamorare come, meno o anche più del suo illustre predecessore.

Conclusioni

The Buccaneers è di certo una visione meno scanzonata di ciò che ci si potrebbe aspettare, ma mantiene i punti fermi del genere per garantire ai fan dei period romance drama l'intrattenimento di cui sono alla ricerca. Tra più o meno telefonate decisioni creative, vi si trovano dialoghi maggiormente ispirati e personaggi meglio delineati rispetto ad altri, e il viaggio verso il finale di stagione (che con tutta probabilità porterà a una futura continuazione), pur con i suoi alti e bassi, non perde di fascino strada facendo.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
N/D

Perché ci piace

  • Interessante il contrasto tra due culture differenti (seppur sovente esageratamente accentuato).
  • Personaggi secondari che non fanno da tappezzeria.
  • Il cambio di location aiuta lo show a mantenere un ritmo più vivace.

Cosa non va

  • A volte ridondante o poco originale nel presentare determinate vicende o elementi.
  • I personaggi principali risultano spesso meno interessanti dei secondari.