The Brutalist, intervista ad Adrien Brody: "Il sogno americano non è una bugia, ma ha un costo"

La prova dell'attore è la più intensa dell'anno: ecco come ha dato vita al suo László Tóth, architetto scampato all'Olocausto. Tra ombre dell'american dream e una libertà solo apparente. In sala.

Adrien Brody è il protagonista di The Brutalist

Non ce ne vogliano gli altri attori nominati all'Oscar, ma in questa stagione cinematografica nessuno ha offerto una prova eccezionale come quella di Adrien Brody in The Brutalist. Il terzo film di Brady Corbet, premiato a Venezia 2024 per la regia, è monumentale, come gli edifici progettati dal suo protagonista, László Tóth, architetto della scuola Bauhaus, sfuggito ai campi di concentramento durante la Seconda Guerra Mondiale.

The Brutalist Adrien Brody Alessandro Nivola
Alessandro Nivola e Adrien Brody in The Brutalist

Nelle sale italiane dal 6 febbraio, The Brutalist ha offerto all'interprete la seconda prova più importante della sua vita dopo quella in Il Pianista, grazie a cui è diventato il più giovane attore mai premiato con l'Oscar. Vincerne un secondo per questo film, che sembra quasi un "sequel" dell'opera di Polański, sarebbe una chiusura del cerchio. In quella che però è diventata forse la campagna più feroce di sempre, con scandali creati ad arte per danneggiare la concorrenza, la prova di Brody è stata macchiata dalle polemiche circa l'uso dell'intelligenza artificiale per correggere la sua pronuncia dell'ungherese. Sono accuse ridicole: il lavoro di Brody sul personaggio è impressionante e non può essere danneggiato da una manciata di minuti, migliorati come si fa, ad esempio, con la color correction.

Lavoro impressionante non soltanto sulla voce, ma anche sul corpo: è dimagrito, ha trasformato la propria postura, il modo di guardare. È diventato László Tóth, artista geniale che cerca una nuova vita negli Stati Uniti, accettando di fare anche i lavori più umili pur di sopravvivere. Fino a quando non viene scoperto dal ricchissimo Harrison Lee Van Buren (Guy Pearce), che gli commissiona un monumento in onore della madre. Ombre del sogno americano, libertà e il marmo di Carrara: ne abbiamo parlato con Adrien Brody nella nostra intervista.

The Brutalist: intervista ad Adrien Brody

Fin dal poster The Brutalist mette le cose in chiaro: la Statua della Libertà è rovesciata. E viene anche citata una frase di Goethe: "Nessuno è più schiavo di chi si ritiene libero senza esserlo". La libertà è dunque uno dei temi centrali di questa storia. Che cosa significa per l'attore?

Adrien Brody: "La libertà ha molti aspetti. Ci sono molti strati. Nel film, i personaggi cercano di liberarsi dall'oppressione, dagli orrori della guerra, dall'intolleranza e da tutte le atrocità della Seconda Guerra Mondiale. La libertà da tutto questo è molto importante. È un diritto che tutti dovrebbero avere su questa terra. Penso che ci siano libertà artistiche e vari livelli di libertà dalle difficoltà della vita. Ma tutti cerchiamo un senso di libertà da ciò che ci opprime".

Il rapporto tra arte e capitalismo

Adrien Brody
Adrien Brody è László Tóth

Il rapporto che si instaura tra László e Van Buren rispecchia quello tra arte e capitalismo: il milionario vuole possedere l'artista in molti modi. Ma se l'arte è schiava del capitale, come fa a essere davvero rivoluzionaria? Per l'attore: "È un'ottima domanda. Penso che ci sia sempre spazio per le discussioni creative e per i discorsi che derivano dall'arte. È vero, c'è un rapporto distinto tra il benefattore e l'artista, o l'intero sistema di mecenatismo in sé. E le grandi opere più ampie, come i film, come le strutture monumentali, non possono essere realizzate senza finanziamenti. Quindi c'è una relazione e la necessità di soddisfare le esigenze del mecenate. Ma io credo che l'arte possa davvero difendere e parlare a nome di coloro che non hanno voce. Penso che, in un certo senso, sia in parte proprio ciò che fa il film".

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Le scene a Carrara

The Brutalist Una Scena Del Film
Una scena di The Brutalist

Per realizzare una delle parti più importanti dell'opera, László e Van Buren vanno in Italia, a Carrara, a scegliere del marmo. Le scene sono state davvero girate nel nostro paese. Per caso l'attore ha sentito il marmo parlargli, come si dice succedesse a Michelangelo? Brody: "No, niente voci. Però ho un legame piuttosto profondo con quel luogo. Il motivo per cui abbiamo scelto quella location è che ero già stato lì: è la cava della famiglia di un mio amico. Ho trascorso del tempo a Carrera e molto tempo a Firenze. C'è una bellezza immensa. La differenza tra le diverse pietre è davvero incredibile quando si va lì. Sì, è un luogo straordinario".

Il sogno americano

Nella seconda parte del film il protagonista può finalmente ritrovare la moglie, Erzsébet (Felicity Jones), da cui è stato separato per anni. Dopo un po' però la donna si rende conto che gli Stati Uniti non sono la terra promessa che si immaginava. Arriva a dire che "tutto il paese è marcio". Ha ragione? Il sogno americano è una bugia?

The Brutalist Adrien Brody Felicity Jones
Adrien Brody e Felicity Jones in The Brutalist

Per Brody: "No. Credo che parli della complessità, dello scollamento tra le speranze e i sogni di venire in America e assimilarsi, di essere pienamente accettati, di avere opportunità, e la dura realtà. Ovunque la vita è più complessa di quanto si possa pensare. Non è così facile essere pienamente accettati. Le opportunità ci sono, ma hanno un costo. È un esempio della complessità della vita. Penso che in America ci siano ancora molte opportunità di successo e realizzazione che non sono concesse a molte persone in altri paesi. Ma il mondo intero è piuttosto complesso e sta soffrendo per ogni tipo di preoccupazione".