Correva l'anno 1959 e in Italia nessun produttore era intenzionato a realizzare un film come La grande guerra di Mario Monicelli, perché "della Prima Guerra mondiale non si può ridere". Ma Dino De Laurentiis non era un produttore come gli altri; grazie a lui il film uscì e il risultato è storia. Quello che scorreva sullo schermo è ancora oggi annoverato tra i migliori film non solo prodotti in Italia, ma dell'intero panorama del cinema mondiale.
Eppure, ancora si muove silente tra le fila delle redazioni e dei set cinematografici un pensiero censorio che vuole che su certe cose non si scherza, fuori e dentro lo schermo. Quello che era la guerra adesso si è tramutato nella violenza della criminalità organizzata e della Mafia. Un mito da sfatare, un pregiudizio da contrastare, sfruttando questa volta la potenza di un linguaggio universale e impattante come quello televisivo. Ecco perché Giuseppe G. Stasi e Giancarlo Fontana non hanno avuto dubbi sul realizzare un'opera seriale come The Bad Guy. Suddivisa in sei episodi, la serie TV disponibile dall'8 dicembre 2022 su Prime Video non ha la presunzione di mitizzare le azioni di stampo mafioso, quanto piuttosto con la forza dilaniante del sarcasmo derisorio. Un processo sottolineato dagli stessi registi nel corso della nostra intervista in occasione della presentazione della serie al Torino Film Festival.
"Noi non riusciamo a non ridere. La nostra non è una capacità, ma un'incapacità, un po' quando a scuola non riuscivi a stare serio. Credo che non ci sia una storia della nostra cultura, o passato, che non meriti una trasposizione in chiave satirica, o ironica". Un atteggiamento molto british, o molto alla "Ricky Gervais" come ricorda anche Fontana, perché "si deve ridere di tutto. Lui fa l'esempio del funerale del padre e per noi la vita è così, è Gervais che presenta gli Emmy. In una situazione drammatica c'è sempre un elemento dissonante, improvviso che strappa un sorriso anche fuori luogo. E anche nella criminalità, o nella mafia, crediamo avvengano cose simili".
Video Intervista ai registi Giuseppe G. Stasi e Giancarlo Fontana
Sembra paradossale: è la vita che supera la finzione, divenendo anche più comica della comicità stessa; eppure spesso e volentieri le due cose vanno a braccetto, tanto è vero che ,come sottolinea Stasi, vi sono "episodi, o notizie, talmente paradossali perché poste nel contesto della criminalità da essere ironiche o sarcastiche di per sé. Abbiamo letto cose talmente talmente assurde da far ridere, ma che abbiamo deciso di non inserire. Tipo quella che vuole che molti mafiosi prendano il reddito di cittadinanza. Quella che cerchiamo di rappresentare è dunque una realtà più comica della finzione stessa. Possiamo pertanto dire di essere registi realisti, anche se nessuno ce lo riconosce purtroppo".
The Bad Guy è un'opera che scardina la tradizione: lo fa non solo nella volontà di trattare argomenti scottanti come quelli della mafia in chiave umoristica, ma anche e sopratutto dal punto di vista prettamente estetico. La serie di Stasi e Fontana vive infatti di un'impronta che va al di là dei confini nostrani; una serie "poco italiana" citando lo Stanis di Boris che si staglia di diritto nella corrente di opere dall'approccio internazionale e per questo apprezzabile a un pubblico quanto più ampio (e giovane) possibile. "Crediamo che il pubblico è molto evoluto; non è il pubblico di prima, ma anzi è più esigente perché abituato a contaminazioni pop anche in posti dove non ci dovrebbe essere il pop; anche per questo ci riteniamo molto fiducioso che il nostro prodotto possa piacere. Detto questo, c siamo presi un rischio perché mischiare tali generi può portare un po' di spaesamento in uno spettatore che sta guardando una serie di mafia, per poi vedere sbucare un acqua park con personaggi improbabili. È una rischio il nostro, ma speriamo di vincerla questa partita.
Se in tutto questo viaggio a sconvolgere lo spettatore è la ricetta dell'esplosivo fatto in casa, sappiate che "quella del Napalm da realizzare con tre litri di aranciata è una ricetta presa da Fight Club, anche se nel deep web se ne trovano molte altre"; tutto interessante, ma mi raccomando, non provatelo a casa. E tenete l'aranciata e le palline da tennis lontane dalla portata dei bambini. O da magistrati come Nino Scotellaro.