The App, la recensione: Sogni proibiti e potenzialità inespresse

The App, la recensione del film di Elisa Fuksas con Vincenzo Crea, Jessica Cressy, Greta Scarano e Maya Sansa, dal 26 dicembre su Netflix.

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The App: una scena del film

Da un lato l'ambizione e la visione, dall'altra il risultato: è nell'equilibrio tra questi due fronti che scriviamo la recensione di The App, il film disponibile su Netflix dal 26 dicembre. Un'opera non certo natalizia, a dispetto della data di pubblicazione, ma intrigante e quindi sempre attuale, che la regista Elisa Fuksas ha scritto insieme a Lucio Pellegrini partendo dal lavoro realizzato per l'opera Noi, due... quattro, musicata da Riccardo Panfili. Un film piccolo, interpretato da giovani interpreti come Vincenzo Crea e Jessica Cressy, ma anche nomi più noti come Greta Scarano e Maya Sansa, che trova nell'ecosistema del popolare servizio streaming la sua naturale via per raggiungere il pubblico.

Il pericolo online nella trama di The App

Come il titolo lascia intuire, la storia di The App prende le mosse da un software per incontri romantici online chiamato Noi. L'app è oggetto di analisi da parte di Eva, studentessa di psicologia, che convince il compagno Niccolò a iscriversi, per gioco e per aiutarla nel suo studio delle dinamiche alla base di questi servizi. Il ragazzo, di famiglia ricca e con il sogno di affermarsi come attore, accetta malvolentieri, ma quando si trasferisce da Los Angeles a Roma per lavoro, per girare il suo primo film da protagonista, la distrazione offerta da Noi diventa la sua unica valvola di sfogo. Anche grazie al mistero e l'intrigo proposto da Maria, la donna con la quale è entrato in contatto e che sembra sapere molte cose di lui.

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Nick, Eva e l'altra

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The App: una sequenza del film

La figura centrale di The App è Niccolò, Nick, un privilegiato che non accetta di esserlo e vorrebbe costruire da solo la propria realtà. Insegue il sogno di recitare e sembra essere riuscito a entrare in quel mondo che tanto lo affascina: ha la sua prima parte importante, il ruolo di Gesù in una produzione ambiziosa. All'improvviso però tutto sembra passare in secondo piano, la svolta professionale così come la sua vita privata con Eva, perché l'ossessione per la donna conosciuta in Noi prende il sopravvento, tra mistero e inquietudine, tra fascino e pericolo.

Un'ambiguità incarnata da Maya Sansa, il volto più noto di un cast che ruota attorno al giovane Vincenzo Crea nel ruolo di Niccolò e Jessica Cressy in quello della compagna Eva (l'abbiamo vista di recente nel Martin Eden di Piero Marcello). Accanto a loro c'è la piccola ma efficace parte di Abel Ferrara, nel ruolo del regista del film di Niccolò, e una ambigua Greta Scarano, che interpreta un altro personaggio enigmatico e potenzialmente molto interessante del film, Ofelia.

Tanti spunti, poco approfondimento

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The App: un'immagine del film

Abbiamo usato una parola al termine del paragrafo precedente: potenzialmente. The App è ricco di spunti molto interessanti, che però Elisa Fuksas rinuncia ad approfondire: la regista resta in superficie, mette in campo molte idee e si muove tra esse senza affondare il colpo. È una scelta, è evidente da come il film è costruito con una cura per la suggestione visiva (la Fuksas usa molti evocativi campi lunghi, con accorta scelta dei luoghi di Roma da mostrare, per accompagnare il viaggio di Nick alla ricerca di se stesso), la fluidità e la preoccupazione di tener desta l'attenzione del pubblico, ma il risultato lascia l'amaro in bocca per tutto quello che si sarebbe potuto fare scavando più a fondo nel medesimo materiale. Magari sviluppandolo, in una serie, se il film dovesse avere la giusta attenzione su Netflix.

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Conclusioni

Nel chiudere la recensione di The App, ribadiamo il rammarico per un film e una storia che avrebbe necessitato di maggior spazio e approfondimento per sviluppare adeguatamente i tanti spunti introdotti. Va sottolineata, però, la cura visiva con cui Elisa Fuksas accompagna il suo protagonista Niccolò nel proprio personale viaggio all’inseguimento di un sogno, e di se stesso.

Movieplayer.it
2.5/5
Voto medio
1.1/5

Perché ci piace

  • La componente visiva del film, tra campi lunghi e scelta accorta delle location romane.
  • Il ritmo e la fluidità della narrazione, che rendono la visione piacevole.
  • I tanti spunti e temi introdotti…

Cosa non va

  • … ma purtroppo poco sviluppati, che non permettono al film di scavare in profondità.
  • Come per i temi affrontati, anche alcuni personaggi avrebbero avuto bisogno di più spazio e approfondimento (su tutti l’Ofelia di Greta Scarano).