The Alto Knights, recensione: il ritorno di Barry Levinson nel segno di un doppio Robert De Niro

La sfida epocale tra Vito Genovese e Frank Costello in un gangster movie un po' troppo sfuggente e appesantito, ma comunque valorizzato da un comparto tecnico e narrativo di grande impatto cinematografico. In sala.

Robert De Niro si sdoppia in The Alto Knights

Barry Levinson è un regista formidabile, tuttavia mai troppo citato tra i grandissimi. Sarebbe facile citare Rain Man o Good Morning, Vietnam, e allora citiamo i suoi meno ricordati: Sesso & Potere, Bandits, Liberty Heights. Al cinema mancava da un po': se dieci anni fa usciva Rock the Kasbah con Bill Murray, nel 2021 ha diretto alcuni episodi di Dopesick. Per il ritorno, Levinson, non poteva non ripartire dal suo punto di riferimento attoriale: Robert De Niro (che si sdoppia!).

The Alto Knights I Due Volti Del Crimine Robert De Niro Tribunale
De Niro versione Frank Costello

Va da sé che, al netto di alcune goffagini, e di un senso strutturale forse stantio nonché verboso, The Alto Knights - I due volti del crimine ha, dalla sua, un chiaro appiglio di interesse, a partire da un genere oggi fin troppo emarginato: il gangster movie. Ecco, quello di Levinson è il classico titolo legato al genere (anche se si spara poco, e si chiacchiera tanto), prendendo in prestito il dualismo spigoloso tra Vito Genovese e Frank Costello. Uno spunto chiaramente avvincente, e adatto alla declinazione cinematografica, in questo caso fatta e definita secondo una classicità scenica ancora efficace, che però viene snaturata da un approccio fintamente dinamico.

The Alto Knights: il potere nella New York degli anni Cinquanta

The Alto Knights I Due Volti Del Crimine Robert De Niro Debra Messing
The Alto Knights - I due volti del crimine: Robert De Niro e Debra Messing in una scena

Ci troviamo nella roboante e spietata New York City degli Anni Cinquanta (1957, per la precisione): grattacielo dopo grattacielo, Manhattan sta poco a poco diventando il centro dell'Occidente. Una città che vibra, e che Levinson prova per quanto possibile a rileggere attraverso un'artigianalità ormai rara. Una città di contrasti, di eccessi, di opportunità. Le stesse opportunità colte dalla mafia italo-americana - "com'è possibile che un gruppo di uomini analfabeti abbiano conquistato l'America?", si domanda Costello, alla fine - divenuta a tutti gli effetti una vera e propria entità nazionale (per buona pace di J. Edgar Hoover).

The Alto Knights I Due Volti Del Crimine Robert De Niro Primo Piano
Ancora De Niro versione Vito Genovese

Il regista, su sceneggiatura di Nicholas Pileggi (sì, lo stesso che ha scritto due capolavori: Quei bravi ragazzi e Casinò), si sofferma però sul rapporto tra Vito Genovese e Frank Costello (interpretati entrambi da Robert De Niro). Due visioni diverse, due approcci diversi ai malaffari. A leggere bene, una sorta di accavallamento storico che ha segnato un passaggio di consegne. Una volta amici, si ritroveranno a sfidarsi più o meno apertamente tra le Avenue di Midtown: quando Genovese ordina di uccidere Costello - ingaggiando il sicario Vincent Gigante, con il volto del sempre bravo Cosmo Jarvis - la situazione diventa esplosiva.

Troppe parole e un doppio De Niro

Dietro The Alto Knights - I due volti del crimine, che segue una narrazione non sempre lineare, avvolta dal voice-over di Costello, c'è allora una certa visione e un certo pragmatismo, che ci riporta a quel cinema strutturato che segue un'enfasi capace di partire dagli attori, dalla messa in scena, dalle potenzialità della sceneggiatura. Per dire, il montaggio è firmato da Douglas Crise, lo stesso di Birdman, mentre la fotografia è di Dante Spinotti. Pure i costumi hanno un credit d'autore: Jeffrey Kurland, che ha più volte collaborato con Woody Allen e Christopher Nolan. Ed è anche interessante il rapporto - cardine del film - tra i due protagonisti: una revisione omogenea di due punti di vista criminalmente influenti, e tradotti in una storia di amicizia e tradimento tipica del miglior romanzo. Tuttavia, la mole di informazioni, personaggi e parole non semplificano la visione, appesantendo la struttura, che risulta spesso vacua.

The Alto Knights I Due Volti Del Crimine Robert De Niro Kathrine Narducci
The Alto Knights - I due volti del crimine: Robert De Niro e Katherie Narducci in una foto

Se Levinson riesce comunque ad entrare nella mente dei due personaggi (nemmeno a dirlo, per merito di uno sceneggiatore che ben conosce la materia), rileggendone le dimensioni (senza romanticizzare, optando per una crudezza sicuramente più efficace), è però lo stesso approccio scenico a risultare conflittuale, e se vogliamo posticcio: il trucco prostetico di De Niro non aiuta a superare un certo scetticismo, tanto che la performance dell'attore sembra a volte manieristica (e ci mettiamo anche un blocco narrativo appesantito dalle due ore di timing). È comunque chiaro quanto The Alto Knights, per via delle forze messe in campo, sia un film da cinema, apprezzabile proprio nella sua declinazione post-classica, andando a sfruttare il valore assoluto di un racconto tanto reale quanto archetipico, sfrigolando al meglio delle possibilità quel contrasto propedeutico per essere cinematicamente attrattivo. E non c'è nulla di più contrastante di un amico divenuto nemico.

Conclusioni

L'epopea criminale di Vito Genovese e Frank Costello in due ore di film. Barry Levinson torna alla regia con The Alto Knights: ottima ricostruzione storica, e comparto artistico non da poco, al netto di un appesantimento della struttura che porta a perdere il filo del discorso. Robert De Niro in un doppio ruolo: funzionale nello spunto, meno nella pratica. Comunque godibile, anche alla luce di un finale divertente e divertito. Pessimo però l'adattamento dei dialoghi italiani.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
N/D

Perché ci piace

  • Il comparto tecnico artistico di valore.
  • Un'ottima ricostruzione.
  • La presenza di De Niro...

Cosa non va

  • ...Ma forse il doppio ruolo non aiuta.
  • Troppo dispersivo e appesantito.
  • Alcune volte il filo si perde.