Terry Gilliam: tutti i film da lui diretti dal peggiore al migliore

Ecco la nostra classifica di tutti i film diretti da Terry Gilliam, da Paura e delirio a Las Vegas a Brazil, ordinati dal peggiore al migliore.

Cannes 2016: Terry Gilliam in un immagine sul red carpet di Julieta
Cannes 2016: Terry Gilliam in un immagine sul red carpet di Julieta

Comico, animatore, attore, regista, ma soprattutto re del potere dell'immaginazione e del fantastico. Terry Gilliam è tutte queste cose e, nel corso della sua filmografia, ha avuto modo di sviluppare una sua poetica ben precisa in cui si sottolinea il potere dell'immaginazione capace di prevalere sulla tristezza della realtà. Che siano mondi distopici ambientati nel futuro o reminescenze medievali del passato, che sia il presente della città o della campagna, il cinema di Gilliam è capace di mettere in scena mondi fantastici dove le leggi della scienza sembrano crollare per dare spazio all'anarchia della mente. Tra alti e bassi, tra opere considerate fondamentali per il genere e altre incomprese (senza dimenticare quelle un po' più stanche e meno riuscite), tra cult e pellicole da riscoprire, ecco la nostra classifica di tutti i film di Terry Gilliam dal peggiore al migliore.

13. I fratelli Grimm e l'incantevole strega (2005)

Heath Ledger e Matt Damon in una scena de I fratelli Grimm
Heath Ledger e Matt Damon in una scena de I fratelli Grimm

Dopo sette anni di silenzio dal precedente, nel 2005 Terry Gilliam si presenta con due film. Uno di questi è I fratelli Grimm e l'incantevole strega, fantasy che si basa sull'immaginario fiabesco dei celebri fratelli del titolo, che vanta un cast di prim'ordine tra Matt Damon, Heath Ledger e Monica Bellucci nei panni della strega. Sembrerebbe il film perfetto per Gilliam, ma il risultato è parecchio dimenticabile. Prodotto dai fratelli Weinstein, che hanno dato vita a parecchi litigi sul set con il regista, il film non spicca per personalità risultando più un prodotto commerciale dell'industria hollywoodiana che un'opera sentita e personale del regista. Rimangono alcuni momenti ben riusciti e qualche sequenza di forte impatto visivo, ma nemmeno la regia virtuosa, con una macchina da presa libera e senza limiti, possono elevare una storia parecchio prevedibile e che ripresenta stancamente molti degli stilemi che Gilliam aveva già affrontato. Una vera occasione mancata.

12. Parnassus - L'uomo che voleva ingannare il diavolo (2009)

Heath Ledger in una scena di Parnassus - L'uomo che voleva ingannare il diavolo
Heath Ledger in una scena di Parnassus - L'uomo che voleva ingannare il diavolo

È un film che è cambiato in corso d'opera per motivi imprevedibili (la morte di Heath Ledger quando ancora mancava parte delle riprese) e il risultato non poteva che essere un film riuscito a metà. Parnassus - L'uomo che voleva ingannare il diavolo riporta GIlliam in territori che conosce bene, forse fin troppo. Nel seguire il racconto di un patto col diavolo, di uno scontro tra realtà e immaginazione, in un duello tra anime alla ricerca di redenzione, si ha la sensazione che il tutto sia già stato raccontato nei primi film del regista, quelli tra gli anni Ottanta e i Novanta (molti sono i riferimenti a La leggenda del re pescatore e a Le avventure del barone di Munchausen). Sicuramente permane una dose di meraviglia una volta oltrepassato lo specchio (ennesima citazione ad Alice di Lewis Carroll), ma la CGI ingombrante rischia di diventare un'arma a doppio taglio. La sensazione che Gilliam stia ripetendo sé stesso comincia a farsi ingombrante.

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11. Monty Python e il Sacro Graal (1975)

Monty Python e il sacro Graal
Monty Python e il sacro Graal

Anche se risulta un corpo un po' estraneo alla poetica e al resto della filmografia di Terry Gilliam, Monty Python e il Sacro Graal non poteva mancare nella filmografia del regista. Co-diretto al suo collega Terry Jones, il film è la prima vera opera cinematografica del gruppo comico dei Monty Python (il precedente era infatti una raccolta degli sketch più celebri della serie del Flying Circus). Difficile parlare di trama: con l'umorismo assurdo tipico del gruppo, il film dovrebbe raccontare la ricerca di Artù e i cavalieri della tavola rotonda del Graal, ma si trasforma ben presto in una serie delirante di comicità e creatività, forse non per tutti i gusti (complice anche un doppiaggio italiano che ha stravolto il senso delle battute). Certo si fatica a ritrovare la mano di Gilliam, se non nell'ambientazione e nelle sequenze animate, tanto che il film può essere infatti considerato un lavoro di gruppo che non può essere separato dal corpus dei Monty Python. Se preso come un film del sestetto, Monty Python e il Sacro Graal riesce a divertire e intrattenere per tutta la durata, attraverso momenti di vera e propria anarchia comica (i titoli di testa con i sottotitoli in svedese). Ma se preso come un film di Terry Gilliam, non possiamo che inserirlo nella parte bassa della nostra classifica.

10. Jabberwocky (1977)

Jabberwockyscreen
Un momento di Jabberwocky

Primo vero lungometraggio di Terry Gilliam, Jabberwocky è una commedia fantasy mai doppiata in italiano. In un medioevo sporco, pieno di sangue, fumo e povertà, il giovane Dennis, rinnegato dal padre in punto di morte a causa della sua goffaggine, è costretto ad andare in città alla ricerca di lavoro. Troverà un mondo composto da ricchi che non si accorgono del loro fallimento, di persone individualiste ed egocentriche e la minaccia di un pericoloso mostro che distrugge le campagne vicine lasciando gli uomini a brandelli. Rimane un po' dell'umorismo dei Monty Python (alcuni dei quali parteciperanno come attori), stavolta filtrato da una narrazione più canonica e da una messa in scena realistica e ben curata, nonostante lo scarso budget a disposizione. Sicuramente una pellicola con parecchi pregi, Jabberwocky rimane, però, un'opera acerba, a cavallo tra il serio e il faceto che non riesce a intrattenere per tutta la durata.

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9. The Zero Theorem - Tutto è vanità (2013)

The Zero Theorem: Melanie Thierry in una scena del film
The Zero Theorem: Melanie Thierry in una scena del film

Il ritorno alla fantascienza distopica segna l'ingresso di Gilliam negli anni Dieci del Duemila con The zero theorem - Tutto è vanità. Nonostante le premesse possano assomigliare alle tematiche di Brazil (ma, in generale, sono le stesse della poetica di Gilliam), il film si concentra sul conflitto tra reale e virtuale, infarcendo di esistenzialismo e depressione la vita del protagonista Qohen, interpretato da Christoph Waltz. Sicuramente il ritorno alle atmosfere più cupe e claustrofobiche sembra rinfrescare lo stile di Gilliam, qui costretto anche a utilizzare poche location per il budget risicato. È un film che si inserisce perfettamente nella filmografia del regista, spicca grazie alla sua semplicità e alle scenografie sempre ispirate, ma a volte si ha la sensazione che la metafora da spiegare sia più importante di tutto il resto.

8. L'uomo che uccise Don Chisciotte (2018)

The Man Who Killed Don Quixote: Jonathan Pryce e Adam Driver in un momento del film
The Man Who Killed Don Quixote: Jonathan Pryce e Adam Driver in un momento del film

L'ultimo film di Terry Gilliam (al momento) è anche il suo più sofferto, il più lungo da realizzare, il più leggendario. L'uomo che uccise Don Chisciotte nasce nel 1998, ma una serie di sfortune costringono la produzione a fermarsi (se volete saperne di più vi consigliamo di recuperare il documentario Lost in La Mancha). Problemi finanziari, difficoltà nella disponibilità degli attori, questioni legali si susseguono negli anni finché -non senza ulteriori polemiche- il film si mostra al mondo al Festival di Cannes 2018. È un film sicuramente imperfetto, ma permane quella scintilla del Gilliam di un tempo, quello più visionario e romantico, meno disilluso e, seppur cinico, capace di dimostrare il potere dell'immaginazione con una semplicità che non ha eguali.

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7. Paura e delirio a Las Vegas (1998)

Johnny Depp in Paura e delirio a Las Vegas (1998)
Johnny Depp in Paura e delirio a Las Vegas (1998)

Johnny Depp e Benicio Del Toro, alcolizzati e drogati, in auto lungo il deserto del Nevada. Basterebbe questa scena memorabile per riassumere Paura e delirio a Las Vegas, un cult per un'intera generazione. Perennemente sopra le righe, il film accoglie lo spettatore in un viaggio (o dovremmo dire trip?) allucinogeno senza confini. Una scusa perfetta per Terry Gilliam di utilizzare tutto il suo repertorio tra inquadrature sghembe e grandangoli distorti, con l'aiuto della fotografia lisergica di Nicola Pecorini. Flop di pubblico e critica all'epoca, il film è stato rivalutato nel tempo, anche se - bisogna ammetterlo - al di là dell'esperienza visiva, non aggiunge molto alla filmografia del regista.

6. Tideland - Il mondo capovolto (2005)

La piccola Jodelle Ferland in una scena di Tideland
La piccola Jodelle Ferland in una scena di Tideland

Lo diciamo subito: non è una visione semplice e rassicurante questo Tideland - Il mondo capovolto, secondo film di Gilliam ad essere uscito nel 2005. Non lo è per il plot della storia (una bambina che vede in pochi giorni morire entrambi i genitori per overdose), per come si sviluppa (la bambina non si rende conto che il padre, rimasto seduto sulla poltrona, è morto e si sta decomponendo) e per l'atmosfera horror che circonda ogni singolo fotogramma. Un film rischioso, facile da odiare, e che tuttavia nasconde una forza e un coraggio da premiare. Più si sprofonda negli abissi della follia, più il ritorno a una nuova vita appare più appagante. Incompreso all'uscita e ancora oggi molto discusso, Tideland è, però, una delle prove più ispirate del regista, oltre che una delle più nere e spaventose.

5. L'esercito delle dodici scimmie (1995)

Bruce Willis e Madeleine Stowe nel film L'esercito delle dodici scimmie
Bruce Willis e Madeleine Stowe nel film L'esercito delle dodici scimmie

C'è un cortometraggio sperimentale di Chris Marker intitolato La jetée alla base de L'esercito delle dodici scimmie. In questo film, Terry Gilliam ritorna alle atmosfere cupe e distopiche di Brazil per un thriller di fantascienza il cui protagonista Bruce Willis dovrà viaggiare nel tempo. Trovare le ragioni dell'arrivo di una pandemia che ha quasi estinto la popolazione mondiale: per questo motivo James Cole dal 2035 viene inviato nel passato. Tra indagini e colpi di scena (memorabile quello finale, ma -tranquilli- non vogliamo rivelarvelo in questa sede), il film nasconde l'ennesima critica alla società e affronta l'argomento dei ricordi. Dal successo del film, ormai vero e proprio cult del genere, ne è nata una serie televisiva vent'anni più tardi.

4. La leggenda del re pescatore (1991)

Terry Gilliam La Leggenda Del Re Pescatore
La leggenda del re pescatore

Anche se rimane un legame con la sua poetica e il resto della sua filmografia, La leggenda del re pescatore è un film atipico per Gilliam. Dal budget ridotto, concentrato sul reale, il film con protagonisti Jeff Bridges e Robin Williams è una fiaba contemporanea sui sensi di colpa e sulla rinascita personale. Rimangono, seppur come semplici e brevi visioni, i momenti più visionari a cui il regista ci aveva abituato, ma non si può che apprezzare la voglia di raccontare qualcosa di diverso. Nonostante una sempre presente critica alla società americana, il film rimane a cavallo tra la commedia romantica e il dramma umano, per ricordare a tutti l'importanza dei legami e dei rapporti tra le persone. Così diverso, ma allo stesso tempo coerente con la sua filmografia, è impossibile non emozionarsi davanti a uno dei migliori film di Terry Gilliam.

3. I banditi del tempo (1981)

Banditi Del Tempo Sean Connery 2
I banditi del tempo: Sean Connery e il piccolo Craig Warnock

Un film a misura di bambino, ma adatto agli spettatori di ogni età. I banditi del tempo, terza prova da regista per Gilliam, a distanza di quarant'anni rimane ancora un piccolo gioiello di storytelling e di inventiva. Primo capitolo di una fantomatica trilogia sull'immaginazione, il film racconta la storia di Kevin, un bambino che si ritrova a viaggiare nel tempo insieme a sei nanetti alla ricerca di ori e gioielli. L'avventura attraverso varie epoche si concentrerà su uno scontro tra il Bene e il Male, tra la tecnologia e l'umanità. Non ci sono cali di ritmo e le invenzioni visive di Gilliam trovano largo spazio: tra trasformazioni in maiali, nemici dall'aspetto cyberpunk che si gonfiano, orchi e giganti, I banditi del tempo è un film che ricorda la magia del cinema e il piacere dell'avventura non dimenticando di essere una piccola favoletta morale con un finale che, nella sua amarezza, vuole metterci in guardia, non c'è futuro se ci trasformiamo in macchine senza sentimenti e umanità.

2. Le avventure del Barone di Munchausen (1988)

Le Avventure Del Barone Di Munchausen
Le avventure del Barone di Munchausen: la creatura marina nel finale

Capitolo conclusivo della trilogia sull'immaginazione, Le avventure del Barone di Munchausen è il trionfo visivo del Terry Gilliam più fantasioso e fiabesco. Una città assediata dai turchi, uno spettacolo teatrale sulle avventure del barone che si presenta direttamente sul palco per raccontare la sua versione della storia, per poi fuggire a bordo di una mongolfiera composta da biancheria femminile e dare il via a una sequela di avventure. Grande spazio alla fantasia e a toni scanzonati, tra divinità e sovrani della Luna, tra personaggi dotati di poteri e mostri degli abissi che inghiottono navi intere. C'è veramente di tutto in questo film che si propone come la cura verso la grigia e triste realtà. Un'ennesima presa di posizione per sottolineare l'importanza della fantasia, il potere dell'immaginazione, la possibilità di colorare la propria vita perché, anche se la morte è inevitabile, l'importante è non avere rimpianti. Un gioiellino, clamoroso flop all'uscita, che va riscoperto.

1. Brazil (1984)

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Una scena di Brazil

Al primo posto non poteva che esserci Brazil, il visionario film distopico del 1984. Ambientato da qualche parte nel ventesimo secolo in una società sopraffatta dalla burocrazia e dalla tecnologia (che non sbaglia mai) e dal controllo, il film segue un uomo solitario di nome Sam (Jonathan Pryce) che si ritrova spesso a sognare ad occhi aperti. In quel mondo immaginario è un eroe che salva una bella fanciulla. Quando riconosce quella donna nel mondo reale, Sam darà una svolta alla sua vita. Ma il cambiamento è accettato nella società malsana in cui vive? Un Gilliam particolarmente ispirato dà vita a un immaginario da incubo dove la canzone Aquarela do Brasil (da cui il titolo del film) nasconde tutto il grigiore e la cupezza del vivere. Abbandonando la leggerezza e la comicità che l'aveva contraddistinto, Gilliam dà vita alla sua opera maestra, il suo capolavoro, il perfetto ritratto di tutta la sua poetica e del suo talento visionario. E se ci piace pensare che sia un film intramontabile, capace di catturare lo spettatore e farlo smarrire all'interno di quelle stanze claustrofobiche, in quelle architetture e in quella ricerca della perfezione che nessuna tecnologia può garantire davvero, un'ombra rimane, a distanza di anni: non è che stiamo vivendo oggi quel mondo da cui Sam voleva fuggire?