Terrifier 3, il punto su una saga ormai divenuta fenomeno storico

Alle origini dell'universo creato da Damien Leone c'è una rivoluzione che parte dal basso. E con il successo del terzo capitolo siamo di fronte ad un franchise con caratteristiche ben definite.

Lo spietato Art the Clown

Ci sono degli ingredienti imprescindibili per far funzionare uno slasher movie. Il primo è la definizione dell'estetica, che passa inevitabilmente per un ragionamento sul linguaggio attraverso il quale rappresentare la violenza, nella fattispecie strumento cardine per parlare con lo spettatore; il secondo è la cornice tematica all'interno della quale si sviluppo il duello tra bene e male, e infine c'è l'icona. Per alcuni versi l'icona è probabilmente la cosa più importante tra tutte, se non funziona il resto viene depotenziato.

Terrifier 3 Art The Clown Natale
Art Il Clown in Terrifier 3.

Terrifier 3, l'ultimo capitolo (in ordine cronologico) della più grande saga slasher contemporanea nonché uno dei più grandi successi dal punto di vista di spinta popolare degli ultimi anni, ne è la dimostrazione, dato che basa la sua riuscita proprio sull'esaltazione della sua icona, Art the Clown. La sua bontà è il principale fattore della felicità dell'intera operazione fin dalle origini, il resto lo ha fatto l'impronta che ha saputo dare Damien Leone, sia per quanto riguarda il lavoro sullo sviluppo del personaggio e sia sul mondo che ha creato intorno ad esso.

Due rette "non" parallele che hanno proseguito mano nella mano, ingigantendo il proprio raggio d'azione fino permettersi di giocare con il genere in generale usando il proprio, specifico, immaginario. Un lavoro progressivo ed ambizioso che ha saputo sempre dialogare con il pubblico, non nascondendosi mai e, anzi, prendendosi sempre più rischi, preoccupandosi soprattutto di non tradire mai il proprio spirito.

Le origini di un fenomeno

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Art the Clown in Terrifier 2.

L'universo di Terrifier nasce da una visione avuta da Damien Leone in giovane età, quando ha deciso, vista l'impossibilità di potersi regalare l'iscrizione ad una scuola di cinema, di mettersi in proprio e creare qualcosa da presentare ai circuiti festivalieri. Era più o meno il 2008 quando uscì il cortometraggio The 9th Circle. L'immagine dell'autore statunitense era quella di un "killer clown" che infastidiva una ragazza su un bus in piena notte. Un killer clown immobile e muto, nato dall'amore per l'It interpretato da Tim Curry, ma pensato con la precisa volontà di emanciparsi.

In quell'immagine nucleare Leone mise tutta la sua sapienza da effettista prostetico in modo da creare delle basi di un personaggio riconoscibile. Fatto questo, il regista si è concentrato sull'esplorazione delle possibilità immaginative di una caratterizzazione appena accennata, dando vita ad un secondo cortometraggio, Terrifer (appunto). All'epoca il killer clown era interpretato ancora da Mike Giannelli, che ne ha vestito i panni anche nel debutto sul grande schermo, All Hallows' Eve, una pellicola composita tra materiale inedito e vecchio girato.

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Lauren Vera nella saga di Terrifier.

La svolta per lo sviluppo di Art the Clown arriva con il casting illuminato di David Howard Thornton, il tassello fondamentale, insieme alla curiosità degli spettatori fin dalla prima comparsata del personaggio, che ha portato Leone a portare su grande schermo il primo, reale, Terrifier. Esso doveva essere un lungometraggio all'altezza di poter segnare un nuovo debutto per un Art ballerino e slapstick e uno showcase in cui il regista potesse presentare allo spettatore anche la sua estetica della violenza: retrò, artigianale e profondamente ironica. L'accoglienza fu straordinaria: un film totalmente indipendente raggiunse la cifra di quasi mezzo milione di dollari al box office. La strada era stata tracciata.

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Terrifier 3: una saga divenuta culto

Terrifier 2 costituì a quel punto un salto definitivo, nel quale la cornice immaginativa venne sostituita da un universo composito, in cui al sistema slasher fu implementata una logica supereroistica dagli echi fantasy grazie all'arrivo della Sienna di Lauren LaVera. La pellicola fu pensata quasi come un blockbuster horror, con l'origin story di una final girl contemporanea (una sorta di guerriera angelica) senza però perdere mai il punto di vista tradizionale sulle meccaniche che hanno sempre mosso il genere. Quella di Damien Leone e David Howard Thornton era divenuto un franchise avanguardista.

Terrifier 3
Il killer clown del Natale.

Il film dura 140 minuti e nella prima settimana di distribuzione arrivò ad 1 milione di dollari di incasso. Una cifra record per il mondo delle produzioni low budget, che dimostrò come l'idea di Leone era ormai una collaudata macchina schiaccia sassi dal punto di vista commerciale, decretò Art the Clown come un'icona del cinema horror al pari delle più grandi del passato e, cosa più affascinante, restituì al mondo un titolo potenzialmente in grado di ricodificare le regole linguistiche fino a quel momento mai messe in discussione.

Ecco che quindi Terrifier 3 diventa una logica conseguenza di un percorso che non vuole accennare a fermarsi (è già cosa risaputa che uscirà un quarto capitolo) e, in quanto tale, rilancia andando a fare le pulci alle logiche slasher che hanno regolato le saghe del Novecento, sperimentando con le citazioni (c'è Kubrick, Polanski, Fulci e Argento) e espandendo ancora di più le derive di un testo che da storicamente isolato invade addirittura la commedia natalizia anni '90. Un franchise di culto, che adesso (comprendendo anche l'Italia) viaggia a oltre 70 milioni di dollari di incasso. E non finirà qui.