Iniziamo questa recensione di Terminator - Destino oscuro con una affermazione che non ci saremmo mai immaginati di scrivere: la saga di James Cameron è finalmente e ufficialmente tornata! Dopo decenni di tentativi aprocrifi e mal riusciti (se non disastrosi), il franchise Terminator è tornato dal suo creatore (così come i suoi diritti) con risultati decisamente interessanti e rassicuranti.
Sgombriamo però subito tutti i dubbi: Terminator - Destino oscuro non è certo un capolavoro e no, non è nemmeno minimanente paragonabile, né per valore artistico né per impatto culturale, ai primi due film della saga. Nonostante questo, è senza alcun dubbio il migliore dei film successivi (ma, va detto, più per demeriti altrui che meriti propri) e rappresenta a tutti gli effetti il vero terzo Terminator ufficiale della saga. Nonché il nuovo capitolo di un'eventuale nuova trilogia, incassi permettendo ovviamente.
Il risveglio del Terminator: una trama, e un'operazione, già vista
Inutile girarci troppo attorno, il paragone più sensato per questo Terminator - Destino oscuro va ricercato in un'altra saga: perché è evidente che esattamente così come Star Wars: Il risveglio della forza, nel 2015, aveva rappresentato un nuovo inizio per Star Wars, questo film diretto da Tim Miller si augura di fare altrettanto con il franchise legato ai personaggio di Sarah Connor e ai suoi arcinemici robot. Proprio come nel film di Abrams, la storia non è esattamente originalissima, ma anzi ricicla temi e trovate dei primi due film: siamo nel 2020, a Città del Messico, dove una giovane e inconsapevole operaia di nome Daniella 'Dani' Ramos è il bersaglio di un terminator inviato dal futuro; ad assistere la ragazza c'è Grace, un'umana "potenziata" proveniente dal 2042, a cui si aggiunge in seconda battuta anche un'ingrigita ma sempre tostissima Sarah Connor.
Non vogliamo svelarvi di più, anche se la più grande sorpresa del film arriva in realtà nei primissimi 5 minuti, ma è importante sottolineare come questo sia a tutti gli effetti un sequel di Terminator 2 - Il giorno del giudizio del 1991. Quindi Skynet è ufficialmente stata distrutta insieme alla Cyberdine, ma a quanto pare tutto questo non è bastato a fermare la (futura) guerra tra intelligenze artificiali e umani. Così come in Star Wars 7, anche qui i personaggi storici (come anche un T-800 invecchiato e "imborghesito" che arriva poco dopo) servono soprattutto a fare da ponte tra la vecchia e nuova generazione di protagonisti. Proprio per questo motivo le similitudini con i due film di Cameron, sia come trama che come vere e proprie trovate visive, sono molteplici e ci regalano in più di un'occasione una forte sensazione di deja vu.
A molti tutto questo non piacerà, così come non è piaciuto a molti fan storici di Star Wars o a quelli di Jurassic Park; eppure dovrebbe ormai essere evidente a tutti che, se si vuole fare un reboot di una saga storica, e quindi adattarla e presentarla alle nuove generazioni, questa rappresenti ad oggi la strada migliore e più redditizia, anche in termini di qualità. Non è certamente la più coraggiosa, ma per tentare qualcosa di diverso ci saranno eventualmente i capitoli successivi; l'importante in questa prima fase era mettere le giuste fondamenta per poi ripartire con maggiore slancio. Ed è proprio quel che accade.
Un cast esplosivo: grandi ritorni ed una new entry perfetta
Ce l'aveva promesso, e Arnold Schwarznegger è tornato davvero: invecchiato ma come sempre dalla grande presenza scenica e dall'(auto)ironia semplicemente irresistibile. Ma d'altronde lui era tornato anche nel precedente (e brutto) Terminator Genisys, ovvero il film dove si era cercato di trovare un nuovo volto per quello che è il vero cuore della saga. Ma, ci dispiace dirlo, di Sarah Connor ce ne è una sola ed è quella interpretata da Linda Hamilton: anche a 63 anni compiuti, è ancora la donna più tosta (insieme all'altra "rambolina" cameroniana Ellen Ripley di Aliens) che si sia mai vista sul grande schermo. Il suo personaggio è un'evoluzione coerente e dolente della donna che avevamo visto in Terminator 2, quella che aveva fatto del "no fate" (nessun destino) la sua filosofia di vita. Cambiando così per sempre il fato dell'umanità intera, anche se non abbastanza.
Aliens e Terminator 2: perché James Cameron è il re dei sequel
L'azione è donna
Nemico a parte (una mix di entrambi i due cybercattivoni di Cameron, il T-800 e il T-1000), le due grandi new entry di questo film sono entrambe donne. La prima è Dani, la ragazza al centro della storia, interpretata dalla giovane attrice colombiana Natalia Reyes, finora nota soprattutto per alcune telenovelas: il suo ruolo non colpisce particolarmente, anche perché costantemente circondato da personalità di gran lunga superiori, ma potrebbe eventualmente rifarsi nei futuri sequel con un maggiore spazio. Chi invece già in questo "primo" capitolo sembra aver rubato la scena veramente a tutti è la Grace di Mackenzie Davis.
Chi, come noi, da tempo segue Mackenzie Davis non si stupirà più di tanto, visto che in Blade Runner 2049 aveva forse la scena più bella del film, in Black Mirror era protagonista di uno degli episodi più amati (San Junipero) e per quattro stagioni è stata una delle protagoniste assolute di una delle serie più belle (e meno conosciute) degli ultimi anni, Halt and Catch Fire. Ma vederla in un ruolo così fisico, così diverso da quello a cui vi avevano finora abituato non fa che confermare il futuro veramente radioso che aspetta questa splendida attrice canadese.
Oltre il talento, però, quello che aiuta è come sempre il ruolo giusto. E qui il tocco di Cameron c'è tutto, perché se Grace è un personaggio femminile bellissimo il merito è innanzitutto di chi, già dal primo sequel, ha sempre creduto nell'assoluta parità dei sessi e dell'importanza dell'evoluzione nei personaggi dei film e nelle saghe. Voi giustamente starete pensando che Grace non c'era nei film precedenti, quindi come potrebbe mai avere un'evoluzione il suo personaggio? Ma nella saga di Terminator, come ben sappiamo, i paradossi temporali sono all'ordine del giorno e quindi sì, Grace è un personaggio nuovo ma anche l'evoluzione naturale non solo della Sarah Connor che fu ma anche di Kyle Reese. Così come Dani, che oggi ci pare magari un pochino anonima, tra qualche anno potrebbe diventare la nostra preferita. Chissà, quel che è sicuro è che la saga si conferma "femminista" anche con questo nuovo capitolo, anzi non fa altro che sottolineare ancora di più (un modo furbo e calcolato, ovviamente, ma che importa?) come non vi sia alcuna differenza tra uomo e donna. Ma, d'altronde, quando il nemico è una macchina, come potrebbe essere altrimenti?
James Cameron, l'unico vero destino possibile
Il nemico vero, in realtà, è il tempo che passa. Se una volta i primi due Terminator rappresentavano qualcosa di rivoluzionario da ogni punto di vista, oggi, quasi tre decenni dopo troppe cose sono cambiate. E troppe cose abbiamo visto nel frattempo. Sperare di ritrovare quello stesso stupore di una volta è semplicemente impossibile. E quindi, sì, la trama non è originale, gli effetti speciali non troppo diversi da quelli di una volta e anche le scene d'azione (sebbene sempre più grandi e imponenti ed esagerate) non stupiscono più di tanto. Non per mancanze del regista Tim Miller che, anzi, al suo secondo film (dopo la sorpresa Deadpool) dimostra di sapere il fatto suo, ma semplicemente perché Terminator - Destino oscuro deve rassicurare più che sorprendere. Deve mettere le basi per un futuro che sia qualcosa di nuovo, non più necessariamente quello immaginato da James Cameron tempo addietro. Ma per farlo è dovuto per forza passare da lui, il padre dei terminator, uno dei più grandi registi action di tutti i tempi: è come se avesse guardato un intero franchise negli occhi e gli abbia detto "vieni con me se vuoi vivere". Noi siamo pronti a seguirlo e a scoprire se sarà davvero così.
Conclusioni
In conclusione di questa recensione di Terminator - Destino oscuro non possiamo che ribadire ed evidenziare come questo nuovo film pecchi tantissimo in quanto ad originalità. Esattamente come successo ad altre saghe (Star Wars e Jurassic Park in primis), anche qui il confine tra sequel, reboot e remake è molto sottile, ma sinceramente anche solo tornare a respirare l'aria del Terminator di James Cameron, dopo tanti tentativi andati a vuoto, ci sembra un gran bel motivo per essere sufficientemente soddisfatti. Inutile dire che, se mai ci saranno, dai sequel ci aspettiamo di meglio e soprattutto qualcosa di diverso, ma per il momento ci accontentiamo e vi salutiamo con un bel "Hasta la vista, baby".
Perché ci piace
- A costo di sembrare banali: finalmente la saga di Terminator è tornata!
- Che bello rivedere Linda Hamilton nei panni di Sarah Connor e che meraviglia vederla tornare a battibeccare in scena con Arnold Schwarznegger.
- Il personaggio di Grace è cazzutissimo e molto bello, Mackenzie Davis è perfetta.
- Il colpo di scena iniziale è coraggioso...
Cosa non va
- ... ma farà arrabbiare molti fan storici.
- Il personaggio di Dani, benché centrale, è abbastanza anonimo.
- Tante, troppe similitudini (non solo a livello di trama) con i primi due fantastici capitoli firmati James Cameron.