"Non è mai stata la mia storia, ma la loro"
Non possiamo che utilizzare nuovamente questa bellissima citazione dal finale di Ted Lasso (di cui vi avevamo parlato nella nostra recensione) per porci la domanda verso cui sembra guidarci il protagonista nell'epilogo pensato per lui e per gli altri personaggi dagli autori. Se non è mai stata la sua storia, ma quella degli altri, forse c'è uno spiraglio di possibilità che la serie di successo Apple Tv+ continui sotto un'altra forma. Forse ci vuole dire che è finita la storia di Ted ma non quella degli altri protagonisti, nonostante tutti abbiamo visto un (happy) ending nel finale della terza stagione. Un ultimo episodio pubblicizzato dalla stessa piattaforma come "finale di stagione" e non "di serie" ad aggiungere speculazioni e rumor su un'annosa questione che ci accompagna da prima dell'inizio della (sedicente) fine. Ma la vera domanda è: vogliamo davvero che l'universo di Ted Lasso continui o sarà meglio ricordarlo con quella conclusione praticamente perfetta?
Una terza stagione scritta come ultima
Lo hanno detto in varie riprese i vari creatori e autori della comedy Apple Tv+ nei mesi antecedenti la sua messa in onda. A partire da Bill Lawrence e Joe Kelly, passando per coloro che sono anche star dello show come Brendan Hunt (Coach Beard) e ovviamente Jason Sudeikis. La stagione, benché altalenante, ci ha dimostrato come fosse davvero scritta come giro di boa, per dare un ultimo saluto all'AFC Richmond, ai suoi giocatori, direttori, publicist, tifosi e così via. Anche gli epiloghi a sorpresa - come quello di Keeley non chiusa banalmente nel triangolo Roy-Jamie o ancora quello di Rebecca che non è tornata con Sam ma ha visto la propria profezia avveratasi in altro modo con l'uomo di Amsterdam e sua figlia - hanno dimostrato che i creatori hanno fatto di tutto per chiudere il più possibile qualunque storyline, pur lasciando un varco aperto per il futuro di ognuno dei personaggi. La terza stagione è inoltre stata la più corale e la meno incentrata sull'allenatore coi baffi più famoso della tv: a posteriori capiamo che il motivo va ricercato sempre in quel monito con cui abbiamo iniziato quest'articolo.
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Possibili spin-off
Una volta andato in onda il finale, alcuni interpreti si sono lanciati in dichiarazioni su come potremmo avere ancora da vedere di quel mondo. Tra questi Phil Dunster, l'interprete di Jamie Tartt, inizialmente spavaldo e un ragazzetto arrogante e arrivati alla fine uno dei personaggi che più si sono evoluti con un percorso sorprendente, divenendo uno dei migliori (ma è davvero difficile scegliere). L'attore ha dichiarato che non era detta l'ultima parola per l'universo narrativo creato da Lawrence, che potremmo soprannominare Lassoverse, ma che aspettavano semplicemente notizie dai piani alti (ovvero dalla piattaforma della mela). Immaginabile che la stessa volesse vedere come andava a livello di visualizzazioni questa stagione, anche se è evidente che siano dati che contino meno per un'azienda che punta principalmente sui propri device originali e proprio per questo possa permettersi di puntare più sulla qualità che sulla quantità. È arrivato poi Nick Mohammed, interprete dell'amato-odiato voltagabbana Nate, che si è redento nel finale della comedy, che ha parlato di un possibile spin-off sul suo personaggio che poteva avere ancora scheletri nell'armadio e plot twist da svelare. L'attore ha commentato un tweet pubblicato dallo stesso servizio streaming che ritraeva una foto dei nuovi coach del Richmond dopo l'addio di Ted (Kent-Beard-Shelley) con una emoji che lasciava intendere che non poteva aggiungere altro sull'argomento, acuendo un alone di mistero sulla questione. Nonostante Ted Lasso ci abbia lasciato volutamente on a high note, possibili spin-off, prequel o sequel che siano, sono comprensibili a livello di idee, visti i tanti personaggi forti messi in campo. Da quelli femminili già citati allo stesso Roy e la sua sitcom familiare con l'adorabile nipote, fino agli avventori del pub di Mae o ai giocatori con le proprie vite private, che abbiamo scoperto ancora di più in queste ultime dodici puntate, come ad esempio quella dedicata all'omosessualità di Colin.
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Vogliamo davvero una continuazione per Ted Lasso?
Si dice spesso che le cose belle nell'audiovisivo per rimanere tali non debbano essere più toccate, così come la loro "memoria storica". Ted Lasso, che ha già fatto la storia del piccolo schermo e dello streaming, è una comedy che ha molto da insegnare a quelle che verranno e provare a replicarne la formula e il successo rischierebbe, davvero, come spesso capita, di portare ad una brutta copia piuttosto che a un degno seguito di quanto già visto. Anche perché conta non solo il prodotto in sé ma anche l'essere arrivato quando ne avevamo più bisogno, in piena pandemia: alla ricerca, senza saperlo, di un eroe positivo che ci desse nuovamente fiducia nell'umanità. Forse, nonostante il Covid sia passato, ne avremmo ancora necessità visto come sta andando il mondo intorno a noi, ma crediamo che il tentativo di replica non possa mai avere il medesimo impatto dell'originale, pur con lo stesso team creativo dietro le quinte. Anche gli epiloghi dati ai personaggi sono quanto di meglio potessimo sperare, dialoghi di commiato compresi. Forse sarebbe meglio lasciare tutto così, impresso nella memoria, con quel primo piano del faccione di Ted col sorriso sotto i baffi, che guarda in camera sornione come lo stregatto. Sa che ci ha già donato tutto quello che ci poteva dare e non ha senso spremere ancora quel limone, perché si rischia di non ottenere una dissetante limonata bensì un insipido residuo di succo.