Siamo stati abituati a storie con (di solito) personaggi femminili che si risvegliano senza memoria, magari dopo un terribile incidente, e devono ricostruire il proprio passato. Ma se l'incidente in questione fosse un tentativo di suicidio e tutti apparentemente sapessero ciò che è meglio per te, quando tu non ricordi nemmeno il giorno del tuo matrimonio, cosa succederebbe? È ciò che avviene nella nuova serie Apple TV+, come spiegheremo nella recensione di Surface, dal 29 luglio sulla piattaforma con appuntamento settimanale.
La scelta di Sophie
Sophie (Gugu Mbatha-Raw, già vista sulla piattaforma in The Morning Show in quel ruolo chiave della prima stagione e qui anche produttrice insieme a Reese Witherspoon) è una donna che ha subìto un trauma profondo. È rimasta vittima di un incidente su un traghetto da San Francisco, a quanto pare tentando di togliersi la vita. Il marito James (Oliver Jackson-Cohen, già apprezzato in The Haunting) è molto preoccupato per lei ma allo stesso tempo è ambiguo e sembra volerla controllare o comunque sapere qualcosa di più di quanto dice; lo stesso vale per la miglior amica Caroline (Ari Graynor), la psicologa supponente che vede settimanalmente (Marianne Jean-Baptiste) e un uomo misterioso che continua a seguirla (Stephan James). È stato davvero un tentativo di suicidio o c'è qualcos'altro sotto? Quali colpe e responsabilità hanno le persone nella vita della protagonista in ciò che le successo, e quali ne ha lei stessa? A chi credere tra le tante storie che le vengono raccontate da altri su di sé? In un'atmosfera da L'amore bugiardo - Gone Girl, toccherà a Sophie e Sophie soltanto prendere in mano le redini della propria vita, per troppo tempo lasciate a qualcun altro, e tentare di passare in rassegna il proprio passato e recuperare quegli stralci di ricordi che possono essere rimasti, per provare a costruire un nuovo futuro. La serie, tra le righe, affronta tematiche come il controllo passivo-aggressivo in alcune relazioni, il ruolo che il potere può assumere in una coppia e in una cerchia ristretta di amici benestanti, il divario sociale che a volte provoca danni e fratture sotto la superficie.
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Sotto la superficie
Ideata da Veronica West (creatrice della sfortunata High Fidelity con un altro personaggio femminile complesso al centro), fin dal titolo Surface vuole far riaffiorare i ricordi della protagonista, così come è stata ripescata e miracolosamente salvata dall'acqua dopo il cosiddetto incidente. Vuole far riaffiorare il suo vero 'io', qualunque esso sia. L'acqua è un elemento ricorrente nello show, anche attraverso i colori freddi della fotografia, ciò a cui Sophie sembra essere indissolubilmente legata, che rappresenta un abbandono come quando ci si immerge nella vasca, qualcosa che depura dai propri peccati passati per ricominciare e che allo stesso tempo ne trattiene tutto il marcio e lo sporco. È questo che è accaduto a Sophie e James: una seconda possibilità, ma come può essere davvero tale se della prima non si hanno ricordi e quindi elementi di paragone? Una situazione al limite dell'impossibile è quella in cui viene messa la protagonista, che dovrà scavare a fondo nel proprio inconscio per scoprire la verità. Una verità che probabilmente non è una sola, ma sono tante, specchi che si rifrangono fra di loro e la cui immagine non è sempre chiaramente e immediatamente visibile. Lo show ci fa riflettere se siamo pre-programmati per diventare ciò che siamo o se scegliamo davvero la nostra identità.
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Frammenti di vita
La vita di Sophie è fatta di frammenti da rimettere faticosamente insieme, di incertezze più che di base solide, di dubbi e di domande piuttosto che di risposte. Grande cura è stata messa nell'opulenza eppure asetticità della casa di Sophie e James, specchio di una vita apparentemente perfetta ma che evidentemente nascondeva qualcosa che non funzionava: avrebbe dovuto trattarsi di un luogo accogliente, da sentire proprio. Grande cura nella regia, che gioca sulla messa a fuoco o meno dei personaggi da parte della memoria di Sophie, e nella fotografia, i cui colori freddi predominano su quelli caldi, per far emergere il profondo disagio costante vissuto dalla protagonista, privata del proprio passato. I ricordi sono preziosi e importanti perché ci rendono ciò che siamo oggi, così come le scelte compiute, ma se non ne abbiamo memoria come possiamo capire ciò che siamo diventati? Surface affronta quindi anche l'importanza della memoria e la percezione della stessa, così come aveva già fatto ad esempio The Affair, proponendo più versioni di uno stesso ricordo, uno stesso racconto fatto a posteriori. Forse però si è voluto allungare un po' troppo lo svelamento della verità, danneggiando il ritmo e la tensione narrativa, per arrivare a un epilogo che chiama a gran voce un prosieguo. La vera storia di Sophie è ancora tutta da scoprire, e come spettatori siamo chiamati ad essere testimoni delle sue scoperte e delle sue (tante) verità.
Conclusioni
Concludiamo la recensione di Surface affascinati dall’ennesimo thriller psicologico con al centro una donna che si risveglia e non ha memoria della propria vita passata, con la novità del tentativo di suicidio, ma dispiaciuti che otto episodi si siano dimostrati forse un po’ troppi per raccontare ciò che viene raccontato e svelato, e ne hanno risentito il ritmo e la tensione narrativa, finendo in alcuni schemi già visti, nonostante la chimica e la bravura dei protagonisti.
Perché ci piace
- I protagonisti e il loro ritratto sfaccettato e sincero di due persone che devono ritrovarsi dopo un trauma.
- Il tema del rapporto di coppia spesso sbilanciato e dell’importanza della memoria.
- La messa in scena che esprime lo stato dei personaggi.
Cosa non va
- Alcuni schemi narrativi risultano già visti in storie del genere, con una pericolosa deriva soap sul finale.
- Il ritmo nella seconda metà risente della sceneggiatura che rimanda troppe volte l’epilogo.