Scrivendo la recensione di Superstore 6, la sesta ed ultima stagione che arriva dal 9 maggio su Premium Stories (e il giorno successivo su Infinity) con appuntamento settimanale, proviamo una sensazione dolce amara, proprio come la comicità che ha da sempre contraddistinto la comedy NBC di Justin Spitzer.
Pandemia portami via
La comedy ha dovuto affrontare una doppia sfida in questa sesta stagione, rivelatasi poi l'ultima in corso d'opera. Prima di tutto c'è stato l'addio del volto storico Amy Sosa (America Ferrera) che doveva avvenire nello scorso finale di stagione, che però non era stato possibile girare a causa dello scoppio della pandemia e della conseguente interruzione dei set. L'ideatore e il team di sceneggiatori hanno avuto allora un'idea vincente: salutare Amy nei primi due episodi della nuova stagione, aggiungendo la pandemia alle cause della fine della sua storia con Jonah (Ben Feldman), che rimaneva al Cloud 9. Questo sesto ciclo di episodi affronta in pieno quindi la situazione anomala fatta di mascherine e distanziamento sociale che stiamo tutti vivendo, e non poteva essere altrimenti dato che al centro abbiamo un ipermercato, una delle categorie che non si è mai fermata nonostante lockdown e via dicendo, insieme ai medici e ai pompieri dei procedurali che hanno raccontato la nuova normalità. La peculiarità di Superstore 6 è stata quella di mostrare il Covid-19 attraverso la lente del solito sarcastico umoristico, quasi un meccanismo di difesa, provando a strappare un sorriso agli spettatori. Non solo: l'annuncio per tempo ha permesso agli autori di costruire un ultimo giro di boa ponderato ed equilibrato, che porta ad un naturale epilogo per i protagonisti, senza dimenticarne nessuno e ricordando alcuni tormentoni della serie, come la rivalità fra Carol e Sandra o la storia fra Garrett e Dina.
Le serie tv ai tempi del Covid-19: come la tv generalista affronta la pandemia
La tragicommedia del contemporaneo
Come dicevamo Superstore è sempre stata uno specchio della micro realtà delle persone ordinarie, normali e se vogliamo noiose e abitudinarie che lavorano in un supermercato, un po' come lo era stato The Office con la quotidianità d'ufficio. I protagonisti quindi sognano in grande ma realizzano poco, presi dalle proprie vite quotidiane fatte di piccole grandi battaglie e piccole grandi soddisfazioni e delusioni, dal dover arrivare a fine mese e sbarcare il lunario. Un'ironia tra le righe - spesso nel non detto piuttosto che in dialoghi esplicitati - ha da sempre pervaso lo show, con quel mix di romanticismo e dolcezza che hanno regalato ai fan sei anni di avventure del quotidiano. Un viaggio che ora sta per concludersi con un epilogo pregno di realtà, caratteristica che ha da sempre contraddistinto la serie: come le meravigliose e spesso dissacranti sequenze che inframezzano il comportamento dei clienti nel negozio.
L'addio di Amy viene anche sfruttato dagli autori per ribaltare la catena di comando nel negozio, creando nuove interessanti dinamiche sia fra i dipendenti sia fra il Cloud 9 e Zephra, la società che nella scorsa stagione ha acquisito la catena, specchio della realtà anche questo. Ognuno dei protagonisti affronta la "nuova normalità" e il viaggio verso l'epilogo a modo proprio: Glenn col suo mix di inguaribile ottimismo e ingenuità, Dina con la fermezza e tenacia che l'ha da sempre forgiata, Jonah finendo per combinare guai pur volendo essere femminista, altruista e il più intelligente di tutti, Garrett col suo cinismo che non fa sconti a nessuno, Cheyenne con la sua giovinezza frizzante, Mateo con il suo giudicare sempre tutti, e così via. Un saluto dolce amaro per una delle comedy più attuali e meglio scritte degli ultimi anni, anche se purtroppo rimasta sempre fuori dai radar del grande chiacchiericcio streaming.
Conclusioni
Chiudiamo la recensione di Superstore 6, la sesta ed ultima stagione, con quel misto di gioia e tristezza da ultimo viaggio che contraddistingue gli addii, felici che la comedy abbia saputo legarsi fortemente all’attualità senza perdere la propria identità, e anzi “sfruttando” al meglio il Covid-19 per le proprie storyline, compreso l’addio di Amy e la pandemia nel negozio per i dipendenti, senza mai dimenticare l’aspetto umano.
Perché ci piace
- L’aver saputo inserire la pandemia nelle storyline quotidiane, data la categoria coinvolta degli iper mercati, unendovi anche l’addio di Amy che non era stato possibile girare nella quinta stagione
- Il percorso verso l’epilogo è naturale per tutti i protagonisti, e non ci si dimentica di nessuno
- Accanto all’aspetto dolceamaro e all’ironia tra le righe, si continua a raccontare la tragicommedia quotidiana delle persone ordinarie, ripescando qualche tormentone della comedy
Cosa non va
- L’essere purtroppo ancora poco conosciuta in Italia a causa della programmazione “generalista”