Inutile spiegare perché: la serie Supersex la guarderanno tutti. È inevitabile: non solo perché ha la parola "sex" nel titolo, ma soprattutto per il corpo al centro del racconto. Quello di Rocco Siffredi, il più famoso pornoattore al mondo. Tutti, anche chi non vuole ammetterlo, sanno chi sia. Impossibile quindi non essere almeno un po' curiosi - nel bene e nel male - di vedere cosa ci sia da raccontare su una figura apparentemente senza mistero, dato che si è mostrata, letteralmente, in tutte le sue parti più intime. Chi si aspetta una storia "fisica", è avvertito: questa è principalmente la narrazione della vita di Rocco Tano e di come la voglia di essere visto abbia plasmato la sua identità. La recensione di Supersex non può che partire da qui: dallo sguardo.
Creata da Francesca Manieri, che lavora da anni con Matteo Rovere (che firma la regia del primo episodio, mentre a produrre è la sua Groenlandia insieme a The Apartment), la sceneggiatrice decide ancora una volta di raccontare la storia di qualcuno che, a modo suo, è stato un pioniere, o che comunque, anche grazie soltanto alla sua esistenza, ha messo in discussione lo status quo. In un paese cattolico e ancora profondamente maschilista come l'Italia, personaggi come Siffredi e Moana Pozzi hanno reso il sesso mainstream e un argomento sempre più pop e meno tabù.
Per spiegare l'impatto che queste figure hanno avuto sulla società italiana, Supersex, dal 6 febbraio in streaming su Netflix, con Alessandro Borghi nel ruolo principaple, parte dal principio: vediamo infatti il piccolo Rocco Tano a Ortona, in Abruzzo, uno di tanti fratelli, che si contende le attenzioni della madre, Carmela, donna di provincia che vede il sesso fondamentalmente come un peccato. Rocco fa sempre un gioco: conta fino a dieci, sperando che lei lo guardi prima che finisca di contare. Ma, puntualmente, questo non succede, perché Carmela ha occhi soprattutto per Claudio, che sta male. Caso vuole che, dopo aver trovato fortuitamente un giornale porno, il Supersex del titolo, letteralmente volato dal cielo (a buttarlo dal finestrino è un camionista di passaggio), il bambino lo usi per toccarsi la prima volta e, proprio in quel momento, la madre lo guardi. Da quel momento essere visto, il sesso e l'amore diventano un tutt'uno.
La trama di Supersex: Rocco Siffredi e i suoi fratelli
La trama di Supersex, dicevamo, parte dal principio. Rocco e i suoi fratelli sono il nucleo primigenio: soprattutto Tommaso, fratellastro più grande, che per il protagonista è più di un modello da seguire. È un vero e proprio maestro. È seguendo lui che Rocco lascia l'Italia, perché "non si può fottere il mondo se si vive a Ortona". La più grande paura di Tommaso è infatti fare una vita insignificante, "la vita dei topi", come li chiama lui, che non sanno cosa vogliono e si accontentano. Il ragazzo inoltre ha conquistato il cuore della più desiderata del paese: Lucia. Quando Tommaso e Lucia se ne vanno a Parigi, Rocco li segue, per andare a lavorare come cameriere nel ristorante gestito dal fratello. Da qui parte la sua ascesa nel mondo del sesso: prima nel locale Le 106, dove conosce il suo idolo, Gabriel Pontello, protagonista dei fotoromanzi erotici di Supersex, che lo introduce al porno. Poi l'incontro con Riccardo Schicchi e Moana Pozzi. È nata una stella.
La vita è porno
Alla fine del terzo episodio, in un ristorante, a Rocco viene lanciata una sfida: deve riuscire a venire in dieci secondi. Lui, senza esitazione, davanti a tutti, lo fa. E ci riesce, guadagnandosi scroscianti applausi. Rocco Tano, che contava fino a dieci sperando che la madre lo guardasse, non c'è più: è nato Rocco Siffredi (dal nome del personaggio di Alain Delon nel film Borsalino), a cui basta spogliarsi per far cadere il mondo ai suoi piedi.
Da quel momento si scatena l'animale, come lo chiamano tutti nell'ambiente: sesso molto ginnico e violento, performance estreme. Non solo: Rocco ha bisogno di rapporti anche fuori dal set. In continuazione. La sua identità è quello: come dice lui stesso, la vita è porno. Nel sesso ha trovato la propria libertà, il successo, la ricchezza. Ma più tutto ruota attorno alle sue parti intime, più la sua vita privata è un abisso. Il protagonista si chiede infatti, più o meno consapevolmente, cosa significhi essere maschio. A insegnarglielo è stato sopratutto Tommaso, che però ha ancora più problemi di lui: è geloso, possessivo, autodistruttivo. La "dinamite che ha in mezzo alle gambe", come la chiama Tommaso è infatti uno strumento complesso: simbolo di potere e allo stesso tempo di distruzione. La mascolinità tossica che Siffredi finisce per rappresentare è infatti un peso anche per lui, che finisce per prosciugarlo.
In questo senso è fondamentale il personaggio di Lucia, interpretata da adulta da Jasmine Trinca: anche lei ha una carica sensuale esplosiva e già nella piccola Ortona non la nascondeva. Ma mentre lei viene additata da giovanissima come una poco di buono, finendo per fare la vita di strada a Parigi, Rocco, che ha la stessa sessualità incontenibile, diventa invece quasi una divinità. A dimostrazione del doppio standard che ancora oggi c'è tra donne e uomini quando si parla di corpi e sesso. Perché se Siffredi grazie al sesso ha potuto essere libero, per Lucia invece è presto diventata una prigione, decisa a monte dalla società.
Supersex: un ottimo cast
Oltre a Rovere a dirigere i sette episodi ci sono anche Francesca Mazzoleni e Francesco Carrozzini e in questo caso la divisione della regia non ha fatto bene alla serie, che risulta disomogenea dal punto di vista stilistico. A mostrare maggiormente il fianco è però la sceneggiatura e in particolare i dialoghi. Ci sono alcune frasi che difficilmente si faranno dimenticare, ma in senso negativo, come "il mio cazzo è internazionale", "mi aveva stretto il cazzo attorno al cuore" o "il cazzo è un pensiero" (sì, un po' monotematiche), soprattutto perché dette con una certa solennità.
Rocco Siffredi: "Io e il mio sesso soli contro tutti"
Nonostante il materiale a volte discutibile a disposizione, gli attori fanno comunque un buon lavoro: Borghi cerca di dare soprattutto spessore umano e drammatico a Siffredi (anche se forse esagera troppo con la sua risata di naso), Trinca ha un personaggio fondamentale, perché costringe il protagonista a confrontarsi con le donne, ma forse quello che ne è esce meglio è Adriano Giannini nel ruolo di Tommaso: il suo è il ruolo scritto meglio, perché in fondo è quell'idea di maschio da cui sia Lucia che Rocco cercano di farsi amare e di cui vogliono l'approvazione. Molto bravi Vincenzo Nemolato e Gaia Messerklinger, che interpretano Schicchi e Moana.
Incerto se abbracciare totalmente il dramma o dedicarsi completamente al sesso, Supersex è un esperimento riuscito a metà, che però centra un punto fondamentale: per essere liberi, anche sessualmente, bisogna esserlo prima di tutto nella testa. E solo quando ci si riesce si può amare davvero se stessi e quindi gli altri. Tutto il resto è porno.
Conclusioni
Come scritto nella recensione di Supersex, la serie su Rocco Siffredi con protagonista Alessandro Borghi si interroga su cosa voglia dire essere un maschio, non soltanto in relazione al sesso. Per farlo racconta la storia di Rocco Tano più che del pornodivo Rocco Siffredi, concentrandosi in particolare con il suo rapporto con il fratello Tommaso. Il cast fa un buon lavoro nonostante dei dialoghi discutibili, ma il continuo cambio di sguardo alla regia non aiuta l'omogeneità della serie.
Perché ci piace
- Il cast.
- La colonna sonora.
- L'idea di interrogarsi su cosa voglia dire essere liberi attraverso il sesso.
Cosa non va
- I dialoghi sono spesso discutibili.
- Le tre mani diverse alla regia rendono la serie visivamente disomogenea.
- Chi si aspettava una serie "fisica" potrebbe restare deluso.