"Il super potere arriva nel momento di massimo dolore": la voce narrante di Rocco Siffredi, che è quella di Alessandro Borghi, racconta così, nella serie Supersex, dal 6 marzo in streaming su Netflix, come è stato investito dell'aura di star del porno. Un camionista ha lanciato dal finestrino un numero di Supersex, appunto, giornale porno che ha fatto scoprire il sesso al piccolo Rocco Tano, allora ragazzino di Ortona che voleva semplicemente essere come il fratello maggiore, Tommaso.
Creata da Francesca Manieri, nella serie quella di Rocco Siffredi è sopratutto la storia di una persona che, nonostante la provenienza e il giudizio della famiglia, ha fatto di tutto per essere libera e inseguire i propri desideri. Più che la fama, i soldi e il sesso potè la voglia di libertà. È questa una delle cose che dice la serie Netflix, anche perché, ancora oggi, il sesso è un tabù e spesso non coincide con il concetto di essere liberi.
Alessandro Borghi, che per interpretarlo ha trasformato non soltanto il suo accento e l'aspetto, ma ha scoperto anche le fragilità di Siffredi, il suo sguardo a volte triste, la risata da bambino, sa bene che avere il coraggio di seguire le proprie aspirazioni non è facile: "È un tema interessante perché, a volte, alcuni di noi pensano di aver trovato la loro vocazione senza essere sinceri con sé stessi e capire che, invece, non sono in grado di poterla seguire. Quindi, per quanto mi riguarda, dico spesso ai ragazzi molto giovani che vogliono fare gli attori è: se sentite il bisogno di recitare, di scrivere, dopo uno o due anni chiedetevi anche se siete in grado di farlo. Perché altrimenti quello è tutto tempo perso. La vocazione sancisce la sua posizione all'interno della nostra vita soltanto quando sostenuta dal talento. Perché altrimenti rischia di diventare soltanto un grandissimo dolore. Mi sono interrogato spesso su questa cosa: vedevo che ero felice quando recitavo, non volevo diventare un attore famoso, volevo recitare e basta. Forse proprio questa cosa di non collocarla in una necessità tecnica della mia vita, ma emotiva, ha fatto sì che poi dentro di me crescesse il bisogno di chiedermi: ma tu questa cosa la sai fare? È abbastanza chiaro che non avrei potuto fare il calciatore!"
Supersex: intervista ad Alessandro Borghi
Nella serie si dice che Rocco Siffredi è un pioniere e i pionieri sono sempre soli. Cosa significa oggi essere un pioniere? E soprattutto come si fa ad esserlo in campo cinematografico, visto che l'intelligenza artificiale è sempre più presente nella creazione di immagini e testi? Secondo Alessandro Borghi: "Non credo ci sia più modo di essere pionieri. Paradossalmente penso che i pionieri adesso siano, almeno ai miei occhi, quelli che fanno il cinema che si faceva una volta. Cioè un cinema libero dalle dinamiche commerciali e quindi si prende cura soltanto della storia. E quindi di conseguenza diventa una dinamica commerciale. Perché poi le cose belle piacciono. È molto più interessante provare a fare un bel film, così di conseguenza la gente lo vedrà, che fare un film per mandare la gente al cinema e poi invece viene un film di merda, perché ci hai messo tutte cose suggerite da algoritmi vari. I pionieri oggi fanno il giro."
Supersex, recensione della serie con Alessandro Borghi: nella mente di Rocco Siffredi
"Secondo me siamo in un momento storico in cui molte cose sono diventate cicliche. Pensiamo anche alla musica: molti di quelli che in questo momento sono i più famosi del mondo, i più streammati, sono quelli che sono andati a ripescare quelle che sono le basi della musica di 30-40-50 anni fa. Perché è stato fatto tutto: inventarsi delle cose è complicato. Adesso quando se le inventano di solito sono i computer. Quindi sì, i pionieri, quando c'erano, erano soli. Perché per essere un pioniere bisognava andare a scoprire qualcosa di inesplorato. La domanda che dobbiamo farci forse è: c'è ancora qualcosa di inesplorato? Speriamo di sì."
Supersex: essere Rocco Siffredi
In un confronto cruciale con il personaggio di Lucia (interpretata da Jasmine Trinca), la prima donna per cui il piccolo Rocco ha provato attrazione sessuale, e che è diventata la compagna del fratello Tommaso (Adriano Giannini), Rocco dice che lui guarda negli occhi delle donne, per capire se davvero vogliono spingersi all'estremo quando sono in scena con lui. Lucia invece gli dice che è tutta una questione di potere e che lui, come la maggior parte degli uomini, vede quello che vuole vedere nei loro occhi, senza capirle veramente.
C'è qualcosa che Alessandro Borghi ha visto negli occhi di Rocco Siffredi che non avrebbe voluto vedere? L'attore: "Niente in realtà. Ho visto un sacco di cose che volevo vedere. E che non mi aspettavo, perché pensavo che quell'uomo avrebbe alzato uno scudo. Per fare una serie basata sulla sua vita avrebbe potuto darci solo gli elementi scelti da lui, invece ha preso tutto il libro della sua vita e ce l'ha consegnato tra le mani. Mi ha investito di una responsabilità enorme. L'unica cosa che ho visto negli occhi di Rocco è stata sempre un grande amore: per il suo lavoro, per la sua famiglia e per l'idea di vedere la sua storia rappresentata con grande rigore. Spero che ci siamo riusciti."