Sono poche le serie televisive che possono vantarsi di aver superato le dieci stagioni e se ce l'aveste detto, dieci anni fa, che sarebbe successo a Supernatural, onestamente ci saremmo messi a ridere. E non perché abbiamo qualcosa contro i temi trattati, ma perché era difficile credere che uno show in cui due fratelli davano la caccia a mostri e vampiri sarebbe riuscito a superare i duecento episodi. La serie creata da Eric Kripke, invece, è arrivata alla puntata 273 e ci ha salutato poco prima di Natale con un midseason finale sul quale vale la pena riflettere. La domanda, dopo tredici stagioni, a questo punto non può essere che una: ma questa serie ha ancora qualcosa da dire?
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Il multiverso di Supernatural
Prima di tutto occorre ricapitolare gli ultimi avvenimenti, anche se in realtà, come al solito, la storyline principale prosegue a singhiozzo, dedicando qualche puntata a indagini estemporanee. Lo status quo comunque è molto cambiato in questi tredici anni e sembra passata veramente un'eternità da quando Sam (Jared Padalecki) e Dean (Jensen Ackles) cercavano il loro padre all'inizio della serie. Oggi i fratelli Winchester cercano la mamma, resuscitata un paio di anni fa, e fanno da badanti nientepopodimeno che al figlio di Lucifero, Jack. Quest'ultimo è nato alla fine della dodicesima stagione ed è cresciuto nel giro di poche ore fino a diventare adolescente, fortunatamente al di fuori dalla sfera d'influenza del diabolico padre genetico, nel quale identifica più che altro il povero Castiel. Il nostro angelo preferito, intanto, dopo essere stato trucidato da Lucifero, si è svegliato nel Vuoto, praticamente l'Aldilà degli angeli e dei demoni, dove ha incontrato una misteriosa entità più antica di Dio. In qualche modo è riuscito a tornare, ma poco dopo è stato rapito e imprigionato da Asmodeus.
Insieme a Castiel c'è proprio il suo carnefice, Lucifero, col quale aveva stretto un'improvvisata alleanza poco prima di sparire. Lucifero era rimasto intrappolato nel mondo parallelo per il quale Jack aveva inavvertitamente aperto un portale quando era ancora nel grembo della madre, ma è riuscito a scappare e a tornare nel nostro, lasciando Mary Winchester (Samantha Smith) nelle grinfie della versione alternativa e corrotta dell'arcangelo Michele. Asmodeus è invece la new entry che ha preso maldestramente il posto del compianto Crowley a capo dell'Inferno: è un arcidemone intenzionato a mettere le mani sui poteri di Jack, ma non è l'unico dato che anche gli angeli intendono usare il Nefilim per rinfoltire il Paradiso. In questo delicato intreccio si incastra anche il redivivo Arthur Ketch degli Uomini di Lettere britannici che, rimasto solo, ha cercato un alleato proprio in Asmodeus.
Nel midseason finale, Sam e Dean hanno finalmente ritrovato Jack che, avendo scoperto che la madre dei suoi amici è viva, intende aprire un portale e salvarla. A tale scopo ha cercato e inavvertitamente messo in pericolo Kaia, una giovane sensitiva capace di vedere le realtà parallele in sogno. Accerchiati dagli angeli sulle tracce del Nefilim, i fratelli Winchester e i due ragazzi hanno varcato un portale aperto in fretta e furia e si sono ritrovati in un mondo sconosciuto. Nel frattempo, un'altra sensitiva conosciuta poche puntate prima, Patience, ha percepito il pericolo che stanno correndo Sam e Dean e si è decisa ad aiutarli, mettendosi in contatto con lo sceriffo Jodie Miller: non a caso, la puntata con cui Supernatural tornerà nel 2018 farà da backdoor pilot a una serie spin-off, intitolata Wayward Sisters e incentrata sulle avventure di Jodie e delle strampalate ragazze che ha praticamente adottato.
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Sceneggiatori a corto di idee?
Una serie come Supernatural è praticamente un comfort food. Ci si sintonizza e ci si aspetta di vedere un episodio antologico, e possibilmente molto buffo, in cui Sam e Dean rischiano la pelle per risolvere il caso di turno e far fuori qualche mostro, oppure un episodio che prosegue la storyline della stagione. In ogni caso, le ragioni per cui Supernatural ha resistito per tutti questi anni risiedono non soltanto nella formula collaudata, nell'alchimia dei due attori protagonisti o dei loro affascinanti comprimari, ma anche e soprattutto nel suo caratteristico equilibrio di toni ironici e drammatici, tra schizzi di sangue e gag fulminanti.
C'è stato un momento, tra il finale perfetto della quinta stagione e l'inizio della nona, che qualcosa aveva smesso di funzionare. Gli sceneggiatori faticavano a inventarsi minacce più pericolose del diavolo in persona, ricorrendo a intrecci da soap opera sempre meno plausibili. Poi Supernatural si era ripreso, soffermandosi nuovamente sull'affascinante mitologia cristiana introdotta anni prima e sulla figura di Dio, rispondendo finalmente a domande che ci assillavano da anni. E poi, dopo la breve e interessante parentesi degli Uomini di Lettere dell'anno scorso, qualcosa si è spezzato di nuovo: ultimamente siamo ben lontani dai picchi di Baby (4x11), Weekend da Bobby (6x04) oppure Attori per forza (6x15).
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Quando si comincia a ricorrere all'escamotage più banale del mondo, quello degli universi paralleli, solitamente significa che le idee sono finite e che bisogna riciclare gli stessi attori e scenari, cambiando un po' il contesto con uno sforzo minimo. Sia chiaro che la tredicesima stagione finora è stata tutt'altro che pessima o inguardabile, ma ha girato troppo intorno alle stesse tematiche senza fare grandi passi avanti. Ed è un peccato perché, tralasciando l'idea di mettere il multiverso pure in Supernatural, manco fosse un serial supereroistico, il materiale per una storyline avvincente e diversa dal solito quest'anno non era mancato. Il personaggio di Jack, per esempio, nonostante l'interpretazione un po' goffa del giovane Alexander Calvert, ha cambiato la dinamica del rapporto tra i due fratelli in un modo interessante, dandoci finalmente quel terzo cacciatore di cui sentivamo la necessità.
Purtroppo, però, gli showrunner ci hanno privato quasi subito sia di Jack, sia di Castiel, proprio come avevano fatto l'anno scorso con mamma Winchester. L'angelo interpretato da Misha Collins è ormai una colonna portante di Supernatural, ma non vi nascondiamo che forse avremmo preferito vederlo uscire di scena definitivamente alla fine della scorsa stagione, sorte che invece è toccata allo spassoso Crowley di Mark Sheppard. In realtà, sia l'uno che l'altro avevano smesso di dire la loro da molto tempo ed erano diventate macchiette di contorno, le loro interazioni coi Winchester sempre prevedibili e scontate. Lo stesso potremmo dirlo per il Lucifero di Mark Pellegrino, ma l'attore domina la scena ogni volta che si cala nei panni dell'ex arcangelo con un manierismo che è un piacere guardare e riguardare.
Tuttavia, quando si preferisce vedere sullo schermo un personaggio sul quale ormai si è detto tutto invece che i nuovi comprimari, è chiaro che qualcosa non va. Asmodeus (Jeffrey Vincent Parise) è un villain poco convincente, i nuovi angeli che danno il tormento ai Winchester sono assolutamente anonimi e Ketch (David Haydn-Jones) sembra essere stato ripescato quasi per caso nel mucchio dei nemici da rimettere in gioco. In pratica, Sam e Dean sono circondati da facce troppo note e facce troppo dimenticabili, e già si è intuito che rivedremo presto anche Rowena (Ruth Connell).
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Nella terra dei kaiju?
Quando Supernatural tornerà a gennaio, dovrà cominciare a risolvere la trama imbastita quest'anno e speriamo che lo faccia in un modo appassionante. Abbiamo lasciato Sam e Dean in un fossato che, in realtà, è l'orma di una creatura gigantesca: dubitiamo che vedremo dinosauri o kaiju nella serie firmata The CW, ma quantomeno riusciremo a sentire i loro ruggiti e speriamo che il tutto non si risolva in qualche banale gioco di inquadrature.
Per quanto bislacca possa sembrare l'idea di un multiverso, resta comunque un territorio che gli sceneggiatori della serie non hanno ancora esplorato e che potrebbe riservare non poche sorprese, purché non si riduca all'ennesima faida tra angeli e demoni perché dopo tanti anni ha veramente stancato e pensavamo si fosse risolta definitivamente nell'ottima, undicesima stagione. Gli sceneggiatori hanno già dimostrato di riuscire a scrivere storie originali e diverse dal solito lo scorso anno, quando hanno fatto scontrare i cacciatori americani con gli Uomini di Lettere: con un po' di lungimiranza, e un pizzico di fortuna, sono ancora in tempo per inforcare la strada giusta anche nel 2018.
Movieplayer.it
2.5/5