Sull’isola di Bergman, Mia Hansen-Løve: “È un film personale ma non autobiografico”

L'intervista a Mia Hansen-Løve, regista di Sull'isola di Bergman, film che omaggia il grande regista svedese.

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Sull'isola di Bergman: una scena del film

L'arcipelago di Gotland, nelle acque svedesi, comprende un'isola chiamata Fårö. Per decenni, essa è stata il centro nevralgico della vita - privata e professionale - di Ingmar Bergman, che aveva persino la propria sala cinematografica in casa. Ogni anno l'isola è meta di pellegrinaggio per i cinefili, in particolare durante l'estate quando si tiene un festival in memoria di Bergman, ed è in quel contesto che si svolge il film Sull'isola di Bergman, il settimo lungometraggio della cineasta francese Mia Hansen-Løve, che ha esordito in concorso all'edizione 2021 del Festival di Cannes dopo un anno di attesa, come ci ha svelato la stessa regista quando l'abbiamo incontrata a Vienna a fine ottobre. "Il film era pronto per Cannes 2020, eravamo stati invitati", spiega l'autrice, "e poi il festival è stato annullato. Poterlo finalmente mostrare al pubblico è stato un sollievo, perché il lockdown è stato molto duro per me sul piano creativo, non ho lavorato in quel periodo." Adesso però ha un altro progetto quasi pronto, che deve finire di girare: "È ambientato durante due stagioni, l'estate e l'inverno, devo ancora girare la seconda parte." È il secondo film consecutivo girato in due tranches, ma questa volta è intenzionale: "Sì, con il progetto su Bergman è stato un caso, dovuto a questioni di casting. Ma mi ha permesso di passare due estati sull'isola, quello è stato molto bello. D'altro canto, ritrovarsi con solo mezzo film al montaggio mentre aspetti di girare il resto è frustrante."

Il privato e il pubblico

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Sull'isola di Bergman: Vicky Krieps e Tim Roth in una scena

Sull'isola di Bergman parla di una coppia di cineasti, ospiti del festival locale, interpretati da Tim Roth e Vicky Krieps. C'è qualcosa del vissuto di Mia Hansen-Løve in quella dinamica interpersonale, essendo lei stata per quasi vent'anni la compagna di Olivier Assayas (con una differenza d'età simile a quella tra i due attori)? "Inevitabilmente, come in tutti i miei film, c'è del personale, siccome ho vissuto con un regista che è un grande ammiratore di Ingmar Bergman, ma non è una storia autobiografica: Olivier non è mai stato sull'isola, e io non ci ero mai andata prima di cominciare a preparare il film." Come accennato in precedenza, i due protagonisti dovevano inizialmente essere John Turturro e Greta Gerwig, e la loro sostituzione ha comportato la divisione in due delle riprese, ma vedendo il lungometraggio è difficile immaginare qualcun altro al posto di Roth e Krieps. "È vero, sono assolutamente d'accordo. Sono quelle coincidenze fortunate, quando ho cominciato a lavorare con Vicky, soprattutto, non sono più riuscita a immaginare chicchessia nel suo ruolo. È come se la parte fosse destinata a lei, e rispetto a Greta Gerwig ha contribuito con una sensibilità più europea, direi."

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Cinefilia, portami via

Una foto che ritrae Ingmar Bergman
Una foto che ritrae Ingmar Bergman

Il suo rapporto con il cinema di Bergman a quando risale? "Ho cominciato a vedere i suoi film quando avevo vent'anni, e da allora mi accompagnano, mi ritrovo nei temi trattati che ci sono anche nelle mie opere: i rapporti di coppia, le relazioni tra uomini e donne, la violenza dei rapporti umani, anche se il mio cinema non è particolarmente violento. Ammiro molto la sua lucidità, la sua integrità, come abbia sempre lavorato senza farsi influenzare da questioni di mercato. E trovo molto moderno il suo uso dei personaggi femminili, che erano molto forti in un periodo storico dove figure simili scarseggiavano sullo schermo. Questo interesse per lui si è poi mescolato con la volontà di raccontare la storia di una coppia di cineasti." Pare che Bergman, nel suo cinema personale, si divertisse a vedere più volte Scemo e più scemo. Cosa rivede Mia Hansen-Løve che uno forse non si aspetterebbe, conoscendo il suo cinema? "Forse Heat - La sfida, di Michael Mann. Mi ha colpito molto quando ero adolescente e mi colpisce tuttora, ogni volta che lo rivedo."

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Sull'isola di Bergman: una sequenza del film

Il film è rispettoso nei confronti di Bergman, ma non agiografico: in alcuni casi il cineasta viene apertamente criticato, e altri momenti contengono un uso ironico di elementi della sua opera. Com'è nato questo equilibrio? "Non so quanto fosse intenzionale", dice l'autrice. "Ma il mio rispetto per Bergman è totale, ed è questo che mi ha consentito di inserire dell'ironia, per esempio. Non c'è disprezzo da parte mia, e quando prendo un po' in giro concetti come il Bergman Safari sto prendendo in giro anche me stessa, perché so cosa vuol dire amare a tal punto il suo cinema. Tra l'altro c'è un aspetto che io non ho veramente mostrato: ci sono tanti turisti che si recano a Fårö per andare in spiaggia, e ogni estate c'è questa coesistenza tra i pellegrini cinefili che vengono per le attività legate a Bergman e i bagnanti che non hanno nulla a che vedere con quel mondo."

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Questioni di distribuzione

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Sull'isola di Bergman: un'immagine del film

In alcuni mercati, come il Regno Unito, il film è stato acquistato da MUBI, che partecipa anche alla produzione del prossimo progetto della regista. Anche se in determinati paesi distribuisce in sala, la società è attiva soprattutto nello streaming. Lei commenta: "Sì, poi non so come facciano altri registi in questi casi, ma quando ho firmato l'accordo con MUBI ho insistito su una cosa: il film deve uscire prima al cinema, su questo non transigo. E sarà così nei paesi dove lo distribuiscono." Accenniamo al caso molto curioso di un altro veterano del concorso di Cannes 2021, Memoria di Apichatpong Weerasethakul: negli Stati Uniti, dove è distribuito da Neon, non uscirà mai né in home video né sulle piattaforme digitali, ma sarà sempre e solo disponibile al cinema, al ritmo di una sala a settimana su tutto il territorio USA. "Meglio così", dice Mia Hansen-Løve, che non è particolarmente attratta dallo streaming. "Ci si chiede se il discorso legato alle piattaforme sta uccidendo il cinema, quindi io, con i mezzi modesti che ho a disposizione, faccio di tutto perché i miei film escano in sala." A tal proposito, un ricordo buffo della première a Cannes: "Prima della proiezione ufficiale c'è il controllo tecnico, e l'abbiamo dovuto fare alle 4 del mattino, cosa non particolarmente piacevole perché avevo poi una giornata intera di attività stampa. Quindi, prima di vedere il film insieme al pubblico, me lo sono visto da sola, in quella sala enorme, con il direttore della fotografia e il responsabile del sonoro. Un'esperienza surreale."