Recensione Chiamata da uno sconosciuto (2006)

Il punto di forza del film di West è sicuramente la scenografia di John Gary Steele, che offre un suggestivo scenario da incubo prima ancora che l'incubo inizi.

Sul filo dei remake

Jill è una ragazza come tante: frequentra le superiori e sta attraversando un momento un po' difficile - tipico dei suoi anni - in ambito scolastico, sentimentale e familiare. Come se non bastasse è stata quasi obbligata dal padre ad accettare un incarico da baby sitter, e così è anche costretta a rinunciare ad un festoso falò con i suoi amici. La ragazza si trova a dover passare la serata in casa dei signori Mandrakis, una splendida villa isolata, dotata di ogni comfort immaginabile e soprattutto tecnologicamente superaccessoriata, al punto tale da sembrare quasi un divertente labirinto disseminato di stravaganti trappole.
Non riuscendo ad accendere la televisione, Jill si rassegna a vegliare sul sonno dei bambini - che dormono al piano superiore - in compagnia di un libro. Quasi subito però, qualcuno inizia a telefonare, e nonostante non sia sola in casa - considerato che ci sono i bambini e la cameriera dei Mandrakis - Jill inizia a sentirsi inquieta, perchè lo sconosciuto al telefono non dice molto ed riattacca quasi subito.

Il punto di forza di Chiamata da uno sconosciuto, ennesimo remake da brivido di celebri pellicole degli anni '70, è sicuramente nella scenografia affidata a John Gary Steele: proprio come in Prigione di vetro - di cui Steele è stato lo scenografo - la splendida villa dei Mandrakis è la vera minacciosa protagonista di questo film diretto da Simon West. Prima ancora che lo sconosciuto inizi il suo assedio psicologico nei confronti della giovane protagonista, la casa già offre inquietanti suggestioni a Jill ed allo spettatore. Quella che sembra una elegante villa un po' isolata, così accessoriata dal punto di vista tecnologico da invitare chiunque ad una divertita esplorazione delle sue stanze, si trasforma in una gabbia di incubi: i riflessi e le ombre che si allungano sulle pareti alle spalle della protagonista, le morbide luci che illuminano automaticamente le stanze buie, i rumori sinistri e le suggestive sculture contribuiscono con efficacia a dar consistenza ad una storiella semplice, concepita per un pubblico giovanile, anche se il film di West è ben altra cosa rispetto a pellicole dello stesso genere, ma gonfie di effetti speciali e prive di vera tensione.

Con un pizzico di coraggio il regista decide di allungare di molto i tempi di tensione - anche rispetto al film originale - e sceglie di non mostrare il persecutore telefonico di Jill se non alla fine: una scelta apprezzabile di questi tempi, in cui generalmente la paura svanisce entro i primi dieci minuti di un film; allo stesso tempo West non rinuncia ad alcuni clichè ormai abusati, di questo genere.
Alla giovane Camilla Belle è affidato il compito difficile di accompagnare gli spettatori nel suo incubo, per quasi tutta la durata del film, e pur non essendo una scream queen del calibro di Jamie Lee Curtis - e d'altra parte il film non è Halloween - La notte delle streghe - offre un'interpretazione accettabile. In definitiva Chiamata da uno sconosciuto si dimostra perfetto per una serata senza grandi pretese, intrattenimento di discreto livello ed una buona dose di inquietudini a buon mercato.

Movieplayer.it

2.0/5