Succession, la recensione del finale: le divinità non hanno mai trattato bene i propri figli

La recensione dell'atto finale della quarta e ultima stagione di Succession, la miglior serie HBO degli ultimi anni: la caduta del re farlocco, l'elezione del degno erede e il trionfo delle colpe di papà Logan.

Succession, la recensione del finale: le divinità non hanno mai trattato bene i propri figli

A ben guardare la quarta ed ultima stagione di Succession, con tutta probabilità la serie HBO migliore degli ultimi dieci anni (e una delle più belle in generale), terminata la scorsa settimana nella sua versione sottotitolata e disponibile da stasera su Sky Italia e NOW nella sua versione doppiata, è la più ordinata dell'intero show.
Jesse Armstrong ha sempre deciso di raccontare la storia della famiglia Roy per micro e macroeventi, scegliendo così di non soffermarsi mai sulla quotidianità dei suoi personaggi, ma lasciando allo spettatore solo la possibilità di immaginarli lontano dal crudele gioco al massacro che è divenuto il passaggio di consegne tra re Logan e i suoi tre figli (il quarto non è mai stato un fattore).

Succession Roy
Succession: un'immagine dell'episodio finale

Riunioni, mega board, elezioni, presentazioni, matrimoni, compleanni e... funerali. La mondanità figlia del capitalismo più estremo e che usa riempire il vuoto di quella europea con il danaro "che vince sempre" perché rappresenta tutto per coloro che partecipano. Marcatore freudiano, che riporta alle primordiali gare di virilità che si fanno da piccoli, una maledizione edipica che trasforma uomini incravattati e con il mondo in mano in dei ragazzi brufolosi che usano confrontarsi i genitali per capire chi deve provarci con la ragazza di turno. In questi contesti la fragilità è debolezza e l'umanità è uno scomodo oggetto di discussione.
Ogni sequenza della serie diviene luogo di rivelazione profonda per tutti quanti gli attori coinvolti, ma anche un modo per settare lo sguardo televisivo sulla storia da raccontare, utilizzando il linguaggio del thriller shakespeariano per inquadrare un'ipotetica dinastia Murdoch. Una dinastia dove un figlio può avere legittimamente paura che suo padre avveleni il proprio nipote solamente per un vile ricatto.

Succession Finale
Succession: un'immagine dell'episodio finale

L'ultimo meraviglioso atto non tradisce questo leitmotiv, scandagliando la narrazione in modo ancora più netto e, appoggiandosi alla sapienza della messa in scena, raggiunge delle vette mai toccate prima con le precedenti stagioni. Così ci regala l'unico finale possibile per una serie che ha sempre avuto lo sguardo, il passo e i pensieri del padre padrone, l'uomo dei fatti, creatore di vita. Divinità profana. E, si sa, le divinità non sono famose per trattare bene i propri figli.

A occhi aperti

Recuperando come per i precedenti finali una citazione di quella che è evidentemente una delle sue poesie preferite (Dream Song 29 di John Berryman), Armstrong decide di intitolare l'ultimo episodio di Succession (un'ora e mezza, il più lungo della serie) With Open Eyes, sentenziando la volontà di produrre dei parallelismi con un componimento simbolo di un tormentato rapporto paterno ed anticipando in qualche modo il finale. Iniziato con la presa di coscienza di Roman ("We are bullshit") e terminato con lo struggente sguardo di Kendall (Jeremy Strong).

All'indomani del funerale del re e il crollo del suo Romulus (Kieran Culkin), evento che ha sentenziato come Logan (Brian Cox) non sia mai stato così influente sul destino della sua azienda come ora che non c'è più. Lo strappo tra i fratelli è insanabile con i due maschietti da una parte e la matrona Shiv (Sarah Snook) dall'altra, a dividerli il magnate svedese Lukas (Alexander Skarsgård), un bluff riuscito e dunque esatto loro opposto.

Succession Roy
Succession: un'immagine dell'episodio finale

La svolta arriva nella casa materna, dove viene consumata l'ultima offesa alla rossa protagonista, il personaggio più tormentato perché costretto a specchiarsi continuamente con il suo corrispettivo più debole, che in alcuni casi non ha neanche il suo lignaggio, ma ha sempre qualcosa in più di lei, il pene.
Il volto più rappresentativo di questo folto gruppo è quello di Tom (Matthew Macfadyen), guarda caso colui che Lukas ha scelto per soppiantarla e diventare CEO al suo posto. Colui che più di tutti Shiv ha ferito nella sua strada verso l'emancipazione materna e colui che più di tutti ha finito con il ferirla a sua volta nella strada per divenire un suo pari. Legati da un figlio, che sarà il simbolo della successione definitiva.

Il banco lo fa saltare Greg (Nicholas Braun) e questo unisce nuovamente i fratellini che decidono di eleggere Kendall nuovo Re. Un'operazione ossimorica nei termini: come può un re essere eletto? Un re deve essere riconosciuto, direbbe Logan, altrimenti non è credibile di per sé. Il trionfo della maledizione di Kendall, che infatti viene tradito dalla stessa Shiv in un confronto/scontro finale che riporta a quegli screzi da ragazzini di cui sopra e che sono, nel caso del trio, il simbolo della loro umanità rotta, spezzata, patetica e tremendamente fragile. La faccia delle colpe dei padri.

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Il degno erede

Macfadyen Braun
Succession: Matthew Macfadyen e Nicholas Braun

Tom costituisce insieme a Greg il simbolo della capacità di reinvenzione e ribaltamento di una serie straordinaria (scusate, lo diremo ogni volta che ci è possibile).
Loro sono i due outsider, entrambi aggregati alla famiglia, che diventano l'emblema della corruzione del sistema in cui sono entrati e dunque una sorta di coppia traghetto per lo spettatore. I nostri personalissimi Caronte, quelli che dovrebbe costituire uno sguardo limpido ed esterno e che invece diventano la forza motrice e i giocatori più abili nel gioco della successione. Dove o vinci o muori.
Di fatto loro sono i degni eredi dello spirito di Logan, sicuramente più dei suoi figli, questi ultimi incapaci perché emotivamente malfunzionanti, resi scricchiolanti perché divisi tra un grande affetto paterno e un grande risentimento, entrambi equamente nutriti da paura e maltrattamento. Loro due invece no.
Greg è il più puro in questo senso. Un vero arrampicatore sociale che non prova affetto alcuno per nessuno dei suoi parenti Roy e che si rapporta a chiunque solo in funzione dell'accrescimento del suo benessere economico. Tom lo capisce subito. Tom che forse è il personaggio migliore della serie.

Sarah Snook
Succession: un primo piano di Sarah Snook

Lui ama Shiv, la sposa soprattutto per questo, e solo subito dopo la loro unione coniugale comincia a rendersi conto che la donna che avrebbe voluto come alleato è un altro avversario da domare. La frustrazione del suo sentimento lo porta a rinnegare l'idea stessa di avere un bambino con lei, completamente disilluso e dunque ricentrato su se stesso. Questo non fa di lui certamente una vittima, anzi, in più di una volta (come Greg) arriva alle bassezze più deprecabili, arrivando a farsi calpestare da chiunque.
Il personaggio migliore e per lunghi tratti il più debole. Bipolare fino alla terza puntata di questa ultima stagione, la più bella di tutta Succession e una delle migliori del XXI secolo, quando è lui a fare da tramite fisico tra i fratelli e il loro papà prima che esali l'ultimo respiro.

Succession: il beffardo finale di una grande tragicommedia dei nostri tempi

"Non siete persone serie"

I tempi della tragedia sono essenziali per la serie di Jesse Armstrong. Tutto diventa credibile solamente quando è incastrato in una metrica televisiva che passa, esattamente, per regia, recitazione e montaggio. Negli eventi mondani di cui abbiamo parlato tutto assume la forma di una danza drammaturgica, che muove i ballerini secondo un ritmo coreografato quasi conseguenziale. Finito un duello/dialogo/duetto se ne innesca un altro e così via. Di solito c'è qualche assolo isolato o in una stanza chiusa oppure nel momento in cui entriamo nella pista da ballo, seguendo un personaggio nello specifico.
I tempi sono essenziali in Succession perché solamente un cambio di passo al momento giusto potrà permettere allo spettatore di elevare il grado di coinvolgimento e tensione. Solo quello consentirà alla coda del ballo di aumentare i giri.

Succession Culkin
Succession: Alexander Skarsgård e Kieran Culkin

Un ballo tirannico che ha sempre condotto Logan, il cui potere si è sublimato al momento della dipartita. Il finale della serie è il suo trionfo. La presa di consapevolezza risolutiva per tutti quanti i suoi figli (Connor aveva posato l'elmetto per prendere la mano della sua promessa sposa la notte stessa dell'ultimo incontro con il papà) violenta e teatrale, come in ogni dramma che si rispetti. Lo scontro fisico con la caduta di un re farlocco, mai stato in grado di convincere i suoi sudditi, figuratevi i suoi concorrenti pretendenti, che lo scalzano ancora una volta.

Succession
Succession: Matthew Macfadyen e Sarah Snook

Gli occhi aperti sono quelli di Shiv, che li spalanca al momento della votazione, quelli di Roman che capisce che i dubbi che il padre ha sempre avuto nei loro confronti sono più che fondati, quelli di Kendall, che fissa lo stesso mare che lo ha sempre così attratto, mentre elabora la sua piccolezza.
Gli occhi aperti del finale di Succession sono quelli di Logan, che li riapre metaforicamente dalla bara dell'episodio precedente, per guardare il suo successo finale e la sua colpa finale. La condanna per i suoi figli, maledetti perché prole di una divinità pagana.

Conclusioni

L'ultima puntata di Succession ne sentenzia il suo ingresso nell'Olimpo della serialità, arrivando al culmine di un'ultima stagione sublime. Essa è sia una conclusione pressoché perfetta, forse l'unica possibile, sia una straordinaria rappresentazione dello spirito della serie tutta. Un'ora e mezza che vola via senza che lo spettatore se ne accorga, grazie al ritmo straordinario e una recitazione sublime di tutti quanti gli interpreti.

Movieplayer.it
5.0/5
Voto medio
4.2/5

Perché ci piace

  • Il finale che regala è praticamente perfetto.
  • La chiusura degli archi narrativi dei personaggi è straordinaria.
  • Una delle puntate più potenti e significative della serie.
  • L'episodio più lungo e uno dei più mozzafiato.

Cosa non va

  • Pur essendo l'episodio più lungo e uno dei più mozzafiato purtroppo è l'ultimo.