La vediamo in queste settimane in Studio Battaglia, la fiction di Rai 1 con una forte componente femminile, dove interpreta una ragazza che decide di andare controcorrente, vivendo la vita in modo diverso rispetto a quella di sua madre e delle sue sorelle, tutte avvocate. Marina Occhionero porta su schermo un personaggio tridimensionale e interessante, una giovane donna alle prese con la vita e con le scelte che tutti noi a una certa età siamo chiamati a compiere, scelte che determineranno il nostro futuro e di cui siamo i pieni autori. Viola Battaglia deve fare proprio questo e lo fa a suo modo: diversa, anticonformista ma anche sensibile e attenta, un personaggio complesso e ottimamente interpretato. Abbiamo avuto modo di fare qualche domanda alla sua interprete, una giovane attrice che di strada, però, ne ha fatta e che ha studiato tanto, muovendosi tra teatro, cinema e televisione. Gli abbiamo chiesto di parlarci del suo personaggio, ma anche del suo futuro e dei suoi desideri.
L'affiatamento sul set
Come ti sei preparata per il tuo ruolo in Studio Battaglia? L'affiatamento con le tue colleghe è incredibile.
L'affiatamento sul set è nato da un incontro. Noi non ci siamo viste prima anche per vari problemi legati al Covid, quindi non siamo riuscite a provare in anticipo. Da subito poi io e Miriam ci siamo incontrate a un provino, avevamo una scena di famiglia e da subito l'ho sentita sorella, mi sono sentita a casa. Tra l'altro io mi chiamo Marina e mia sorella mi chiama Nina, come altre componenti della famiglia Battaglia, e come ulteriore coincidenza mia sorella ha più o meno due anni di differenza da me.
Qual è un elemento del tuo personaggio che apprezzi particolarmente? Viola è diversa da tutti gli altri.
La cosa bella di Viola è la trasparenza. Quello che vive attraversa varie fasi, senza fare spoiler, momenti di felicità, di indecisione e di grande tristezza sempre con una grande onestà. È libera da tante sovrastrutture, è questa la cosa più bella di questo personaggio
Studio Battaglia, la recensione: Questioni di famiglia
Un personaggio diverso dagli altri
Viola ha una visione della vita molto diversa da quella di sua madre e delle sue sorelle. Di quanta forza c'è bisogno per andare controcorrente, ti è mai capitato di prendere nella vita una strada diversa, impensabile per coloro che ti stavano intorno?
Ci vuole coraggio. Io sono figlia di avvocati ma non ho fatto l'avvocato, nonostante fosse quello che tutti si aspettavano e che anche io mi aspettavo. Ero abbastanza sicura di studiare giurisprudenza, poi all'ultimo ho deciso di non farlo e non è stato per niente semplice. Molte volte è difficile uscire da quello che tutti si aspettano ma sopratutto da quello che tu ti aspetti da te stesso. È questione di conoscersi e provare a vedersi fuori dagli schemi e poi credo che l'amore aiuti a superare le differenze di visione che ci sono, come nella serie: Viola non è meno amata perché fa qualcosa di diverso dalle sue sorelle, c'è una comprensione dei diversi modi di vivere la vita, il lavoro, gli affetti che nella famiglia vengono accettati.
C'è un aspetto della serie Studio Battaglia che ti ha colpito e che alla prima lettura della sceneggiatura ti ha fatto decidere di interpretarla?
Mi è piaciuta la tridimensionalità dei personaggi che si esprime nelle relazioni tra di loro, perché a tratti sono comunque contraddittori, sono scritti con una grande rotondità e lasciano all'interprete un grande spazio. Soprattutto ho trovato interessante questo modo di scrivere le donne: molto spesso ci si trova davanti personaggi femminili banali, ad esempio Viola poteva essere semplicemente la ragazza ingenua e invece questa ingenuità è mista ad una tenerezza, ad una saggezza di fondo che le dà grande profondità. Tutti i personaggi hanno tanti strati e questa è una cosa che mi ha colpito, perché offre tanto spazio al ruolo dell'attore e del regista.
Desideri per il futuro
Ti abbiamo vista a teatro, al cinema e in tv, ma quale mezzo espressivo preferisci? Dove ti senti più a casa?
Chissà, sto ancora cercando di capirlo, sicuramente in questo periodo mi è mancato il palcoscenico perché non si poteva andare in scena, però penso di non poter fare a meno né dell'uno né dell'altro, sono modi diversi di rapportarsi alla realtà. Diversi ma che per me si compenetrano e che adesso devono coesistere nel mio lavoro e che sopratutto mi fanno scoprire dei modi di interpretare e di esprimersi differenti, di cui ho bisogno in questo momento. Poi chissà forse un giorno dovrò scegliere, ma spero di non doverlo fare mai.
Hai avuto modo di lavorare con registi molto importanti nel nostro panorama, c'è un autore con cui ti piacerebbe tornare a collaborare o con cui vorresti cimentarti per la prima volta?
Nel cinema d'autore non ho mai lavorato e mi piacerebbe molto. Io vivo a Bologna e amo molto il lavoro di Giorgio Diritti, mi sono piaciuti molto i suoi film, ma apprezzo molto anche Marco Bellocchio. In realtà ho studiato anche in Francia e mi interessa molto il cinema francese, visto che parlo bene la lingua, è un momento in cui mi piacerebbe esplorare anche l'estero, perché quando mi è capitato di poter recitare in una lingua straniera è stata una bella esperienza.