Prima dell'intervista al cast di Stranger Things la tentazione di preparare più domande e poi sorteggiarle con un dado è stata forte. In fondo ci sentiamo parte del fantastico gruppo che i fratelli Duffer hanno creato quasi dieci anni fa e che si appresta a raggiungere la fine del viaggio. La quinta e ultima stagione, infatti, sarà su Netflix in tre parti il 27 novembre, 26 dicembre e 1 gennaio, per portare a compimento una storia che ci ha appassionato a lungo e che rappresenta uno dei titoli più forti presenti sulla popolare piattaforma streaming.
Ne abbiamo parlato con Finn Wolfhard, Caleb McLaughlin, Gaten Matarazzo e Noah Schnapp, ovvero Mike, Lucas, Dustin e Will, scegliendo di guardarci alle spalle, di pensare a quel che è stato piuttosto che quel poco che ancora ci resta da vivere, consapevoli che degli ultimi episodi non ci avrebbero potuto anticipare veramente nulla. Ed è giusto così, perché tutti vogliamo arrivare alla visione senza spoiler e con il minor numero di informazioni possibili, perché ci aspettiamo la chiusura di un cerchio per dei personaggi che abbiamo amato e che sentiamo un po' nostri amici.
Cosa mancherà al cast di Stranger Things?
Siamo partiti dalla fine imminente, da quel senso di vuoto che inevitabilmente proveranno i giovani protagonisti per i quali Stranger Things rappresenta una parte consistente delle loro vite. Cosa gli mancherà di più? "Le persone" ci ha detto Finn Wolfhard, "anche se ancora parliamo molto, mancherà quella routine di vedersi ogni giorno e vivere a contatto, vedersi dopo il lavoro e avere questa specie di famiglia. La parte più difficile è proprio dire addio a quel modo di vivere."
"Strano a dirsi, è Atlanta" ha aggiunto Gaten Matarazzo, "amo quel posto. Ci sono andato in estate per dei reshoot dopo aver finito la produzione qualche mese prima ed è stato fantastico. Ci sono stato solo un paio di giorni per completare qualcosa che era rimasto in sospeso, ma ho rivisto una buona parte della crew sullo stesso set nella stessa città ed è stato spettrale, sembrava una specie di città fantasma, perché non potevo incontrare tutti come avrei voluto. È stato molto triste, anche se sono passati solo alcuni mesi. Per me è una seconda casa in cui mi mancherà vivere per dei periodi. Spero di tornare a lavorarci, perché è una città magnifica piena di ottime persone, in cui ho diversi amici che mi mancheranno."
Anche Caleb McLaughlin sentirà la mancanza delle persone, del gruppo, anche perché "ogni stagione racconta una storia diversa, non è quella che mi mancherà." Mancherà invece l'atmosfera del set, arrivare e sedersi nella propria sedia, stare tutti insieme. "Qualcuno ha una banana, un altro uno snack, qualcuno dei videogiochi a cui dedicarsi o un libro. C'è l'odore del caffè e del cibo e tutti ci diamo il buongiorno. O forse qualcuno è di cattivo umore, perché sono le 5 di mattina. Ma sono quei momenti in cui siamo tutti sul set, ridiamo e qualcuno ci dice di stare buoni."
Un ricordo dal set della serie
Vediamo l'intesa, l'alchimia, che questi ricordi del set fanno emergere nei ragazzi, allora chiediamo loro se c'è qualcosa di materiale, un prop o un costume o altro, che hanno portato con sé dal set che ricorda loro dei rispettivi personaggi. "Ho una maglia della prima stagione" ci dice Finn Wolfhard, "e anche una della quarta." E lo stesso vale per Gaten Matarazzo che chiede al compagno se ricordi il Castroville Artichoke Festival e la maglietta col carciofo che indossa negli episodi 6 e 8 della prima stagione, "una vera maglietta vintage, che mi sono portato a casa, ma abbiamo preso diverso vestiti dal magazzino dei costumi e questa è una vera maglietta che ho usato che è un vero pezzo da museo."
La domanda è però l'occasione per farci raccontare un aneddoto dal set da Noah Schnapp, dubbioso se si potesse rivelare o meno dei regali che hanno ricevuto: "quando abbiamo finito le riprese, i Duffer ci hanno dato dei regali specifici per ognuno di noi, che significassero qualcosa per i nostri personaggi, e portarli a casa è stato speciale. In più hanno aggiunto una nota per ognuno di noi." Qualcosa che ha colpito molto Finn Wolfhard, che sottolinea come "ogni regalo fosse curato per il singolo destinatario, quindi è stato bello confrontarli e avere questo bellissimo ricordo da conservare."
La scena di Stranger Things che li rappresenta
Da una parte un oggetto, dall'altra una scena, un momento specifico che rappresenta i loro personaggi, qualcosa che gli spettatori possono invece tenere per sé per ricordare ognuno di loro. "È una bellissima domanda" ci dice Gaten Matarazzo, "ho la mia! Ricordate la scena della prima stagione in cui litigate, poi andiamo a casa di Caleb, nel salotto, e io raduno le truppe e ricordo della missione da compiere. Penso che sia la prima volta che Dustin perde le staffe, si fa valere e difende tutti, cerca di rimettere le cose a posto. È stato divertente da fare. Non è qualcosa che capita abitualmente o almeno non lo era stato fino a quel momento. È sembrato buffo per come l'ho interpretata, anche se forse non era intesa in quel modo, ma da quel momento hanno iniziato a scrivere altre cose simili per me."
Finn Wolfhard invece non attinge al passato, ma al prossimo futuro, a qualcosa che ancora non abbiamo avuto modo di vedere. "Il mio momento preferito è nell'episodio finale e quindi non ne possiamo parlare. C'è una scena che spiega l'essenza di tutto il gruppo e il messaggio insito nella serie." La perfetta conclusione della nostra chiacchierata, anche se non c'è stato tempo per ascoltare le scelte di Caleb e Noah. Ma ora aspettiamo quel finale con la trepidante attesa di scoprire a cosa si riferiva Finn. Manca poco.