Gli USA e il diritto all’aborto: la distopia di The Handmaid’s Tale è realtà?

La sentenza della Corte Suprema americana contro il diritto costituzionale all'aborto ha reso drammaticamente attuali gli scenari distopici sullo stile di The Handmaid's Tale (Il racconto dell'ancella).

Sesso, solitudine, attesa di qualcosa senza forma né nome. Ricordo quello struggimento per qualcosa che stava sempre per succedere e non era mai la stessa cosa, come le mani che c'erano addosso lì per lì, nel piccolo spazio dietro la casa, o più in là nel parcheggio, o nella sala della televisione col sonoro abbassato e soltanto le immagini, guizzanti sulla carne tesa. Ci struggevamo al pensiero del futuro.

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The Handmaid's Tale: un'immagine della serie

Nel suo capolavoro Il racconto dell'ancella, pubblicato nel 1985, la scrittrice canadese Margaret Atwood evocava un prossimo futuro in cui gli Stati Uniti d'America hanno ceduto il posto a una teocrazia patriarcale, la Repubblica di Gilead, dove molte giovani donne sono costrette a ricoprire il ruolo di "ancelle": puri strumenti di riproduzione per l'etnia caucasica, in una società che tende a espellere o eliminare ogni tipologia di minoranza. Il ritorno in auge nel 2017 del romanzo della Atwood grazie all'acclamata serie TV The Handmaid's Tale ha conferito a Il racconto dell'ancella un posto di primo piano nell'immaginario collettivo, trasformando Offred e le altre ragazze velate di Gilead in icone dell'oppressione femminile e della lotta contro il patriarcato. Icone che, non a caso, vengono spesso adoperate nell'ambito delle rivendicazioni dei diritti delle donne, come sta accadendo in questi giorni in seguito alla soppressione del diritto all'aborto negli Stati Uniti.

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Alcune manifestanti davanti alla sede della Corte Suprema degli Stati Uniti

"Welcome to THE HANDMAID'S TALE" è stato, ad esempio, il tweet lapidario di Stephen King in riferimento alla notizia in questione: la decisione della Corte Suprema sul caso Dobbs vs Jackson Women's Health Organization, decisione che venerdì 24 giugno ha di fatto annullato la storica sentenza sul caso Roe vs Wade, pronunciata il 22 gennaio 1973. In quella data la Corte Suprema americana, mediante l'interpretazione di un passaggio del XIV emendamento, aveva riconosciuto come un diritto costituzionale la possibilità di interrompere volontariamente la gravidanza entro i primi tre mesi, senza alcun vincolo; il diritto all'aborto, fino ad allora regolamentato a livello locale da ogni singolo Stato (e fino al 1973 completamente negato in ben trenta Stati degli USA), si estendeva così all'intero territorio federale. In Italia si sarebbero dovuti aspettare invece altri cinque anni per la legalizzazione dell'aborto, ovvero la promulgazione della Legge 194 il 22 maggio 1978.

Il mondo attraverso la fantascienza, da Margaret Atwood a George Orwell

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Un ritratto della scrittrice Margaret Atwood

Quando dunque, verso la metà degli anni Ottanta, Margaret Atwood realizza il suo romanzo distopico assumendo la prospettiva dell'ancella Offred, l'America aveva appena attraversato la "seconda ondata" del femminismo e l'aborto, perlomeno negli USA, era una conquista ormai assodata (diversa la situazione in Canada, dove sarebbe stato del tutto depenalizzato soltanto nel 1988). Questo non significava affatto che le campagne per i diritti civili si fossero concluse; al contrario, l'ascesa e l'egemonia nel blocco occidentale di leader politici fortemente conservatori (Ronald Reagan negli Stati Uniti, Margaret Thatcher in Gran Bretagna) aveva aperto nuovi fronti di lotta e, per restare in campo letterario, aveva ispirato altre opere di fantascienza dal piglio fieramente ribellistico... una su tutte, la graphic novel V per Vendetta di Alan Moore e David Lloyd, uscita a puntate tra il 1982 e la fine del decennio.

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The Handmaid's Tale: un'immagine della serie

La distopia, in letteratura come al cinema e in televisione, fa leva sul meccanismo dell'iperbole: si ispira alle storture e alle ingiustizie del presente e le esaspera; analizza i rischi di derive antidemocratiche spingendoli fino all'estremo; recupera i canonici scenari da incubo e finge che possano diventare realtà. In molti casi ciò rende difficile prendere sul serio libri e film distopici, relegati spesso (e talvolta con frettolosa superficialità) a meri prodotti d'intrattenimento o considerati come un retaggio di epoche buie ma ormai remote. Perfino il caposaldo per antonomasia del suddetto filone, 1984 di George Orwell, per quanto innegabilmente profetico nel suo affresco di una società iper-tecnologizzata in cui la privacy individuale è violata di continuo, viene citato come un classico che risale a un altro mondo, a un capitolo di storia - quello dei totalitarismi novecenteschi - appartenente a un passato lontanissimo.

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Le proteste davanti alla Corte Suprema degli Stati Uniti

Ecco però che un fatto come quello del 24 giugno, per quanto non sia arrivato come un fulmine a ciel sereno (l'orientamento antiabortista della Corte Suprema era già trapelato con un mese d'anticipo), può - o perlomeno dovrebbe - avere l'impatto di uno shock. Perché se è pur vero che gli Stati Uniti del 2022 non si sono tramutati di colpo nella Repubblica di Gilead, la gravità di una sentenza simile non va sminuita in alcun modo, in quanto rimette in discussione diritti ritenuti fisiologici, in una nazione liberale e democratica, da perlomeno un paio di generazioni a questa parte. E perché farà sì che, da qui a pochi giorni, quei diritti vengano cancellati in circa la metà degli Stati americani, dove la legislazione precedente a Roe vs Wade oppure Parlamenti a maggioranza repubblicana imporranno il divieto di abortire o porranno pesanti limitazioni e vincoli all'interruzione della gravidanza. In pratica, in America è appena ripreso un braccio di ferro sull'autodeterminazione delle donne che sembrava si fosse chiuso cinquant'anni fa.

The Handmaid's Tale: Elisabeth Moss in una foto della seconda stagione
The Handmaid's Tale: Elisabeth Moss in una foto della seconda stagione

Forse allora le distopie, con le loro proiezioni pessimistiche e il rovesciamento delle "magnifiche sorti e progressive", possono servire a ricordarci che i nostri diritti sono un bene tanto prezioso quanto fragile; anche quelli dati per acquisiti fin dai tempi dei nostri nonni. È la storia, prima ancora della fantascienza, ad ammonirci in tal senso: la Repubblica Islamica in Iran dopo la Rivoluzione del 1979; l'Afghanistan a partire dall'estate scorsa, con la ripresa del potere da parte dei talebani; e ora gli Stati Uniti, dove una mezza dozzina di giudici ha riportato le lancette dell'orologio indietro di cinquant'anni. Il racconto dell'ancella sarà pure un frutto della fantasia, ma tale fantasia è ancorata alla realtà, all'esperienza umana e alle contraddizioni del passato e del presente. Sta a noi prenderne coscienza e scegliere di agire: facendo sentire la nostra voce, esercitando con saggezza il diritto di voto e diffondendo questa consapevolezza il più possibile, soprattutto fra le nuove generazioni. Almeno fino a quando nessun luogo al mondo avrà più nulla a che fare con gli orrori di Gilead.

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