Voce fuori campo, azione in media res e ci torna subito la voglia di ripartire con la saga cinematografica più influente della storia. Del resto, l'universo di Star Wars continua a giocare con i nostri sogni e la nostra immaginazione, percorrendo strade via via sempre più collegate e sempre più espanse, in un quadro generale che lo rende (nonostante qualche scricchiolio) ancora meravigliosamente vivido e attuale. Questione di generazioni, questione di autori, questione di linguaggio. Un linguaggio che si alterna tra cinema, serialità e animazione. Ed è proprio l'animazione uno dei punti di forza della Galassia Lontana Lontana, grazie al genio di Dave Filoni, quell'animatore che ha scritto una delle pagine più importanti delle Guerre Stellari grazie alla serie cult Star Wars: The Clone Wars. Spin-off dopo spin-off, in un'epoca in cui è tutto malleabile, è arrivato un altro intermezzo di notevole fattura, Star Wars: The Bad Batch, che si piazza tra La Vendetta dei Sith e Una Nuova Speranza.
Insomma, si colloca nel periodo più caldo, oscuro e complicato dell'epopea targata LucasFilm, quando l'Impero era ormai dominatore assoluto, incuneatosi tra le fessure corrotte di una Repubblica distrutta. Alla sua seconda stagione, The Bad Batch (disponibile su Disney+, con ogni due episodi rilasciati settimanalmente), conferma la sua peculiarità narrativa e visiva, lasciando pressoché intanto il modus operandi in funzione di una storyline decisamente più elastica che mantiene una buona dose di azione. Insomma, tutto cambia per non cambiare, con la banda dei Cloni che si ritrova ad affrontare nuove avventure e nuove sfide in una Galassia che sta provando a ribellarsi (vedi alla voce Andor), mentre sotto si alternano vecchi personaggi, citazioni (interessante la disamina sul Conte Dooku e sulla sua eredità) ed una certa evoluzione personale, in particolar modo nei confronti della figura di Omega divenuta assoluta protagonista.
The Bad Batch 2: il trailer della nuova stagione della serie animata di Star Wars
La maturità di Omega
Dunque, in Star Wars: The Bad Batch 2 ritroviamo Hunter, Tech, Wrecker e Echo, ritroviamo Omega e un approccio generale non molto distante dai primi sedici episodi. Ovvero, puntate brevi in cui la narrazione punta su avventure auto-conclusive (i primi due episodi sono legati, ma via via ci saranno altre storie sviluppate in più parti) all'interno di una main story frammentata eppure più matura. Al netto di un concept idealizzato per i fan e per il pubblico più giovane. Il passato torna spesso - l'esecuzione dell'Ordine 66 o la distruzione di Kamino, con cui finiva la precedente stagione - e come da retaggio obbligato si avvinghia sulle personalità dei protagonisti, facendoci vedere la Clone Force 99 sotto un altro aspetto, o almeno in un altro contesto.
Del resto, è proprio la cornice storica - in relazione a Star Wars - a fare di The Bad Batch 2 una serie di congiuntura tra i diversi capitoli. L'Impero è ovunque, gli Stormtrooper hanno pian piano infettato la Galassia fino ai confini dell'Orlo Esterno e la popolazione si trova soggiogata alle regole dell'Imperatore. Come anticipato in Andor, il senso di questa stagione è rintracciabile nel concetto di resistenza, sia a livello di comunità sia a livello di gruppo. Qui torna Omega, quella giovane Clone che - come Boba Fet - ha spezzato le regole dell'alterazione genetica trovando un'identità unica e primaria. Omega è giovane, sta maturando e potrebbe non essere molto adatta alle missioni mercenarie di una Squadra che, mai come prima, punta a proteggerla e a tutelarla.
Star Wars è un atto politico. Anche in versione animata
È dunque complesso diramare una certa trama generale legata a Star Wars: The Bad Batch, in quanto ogni episodio (sono sedici) è un piccolo capitolo (alcuni poco riusciti, alcuni davvero deliziosi, come quello ambientato su Tatooine in cui assistiamo ad una Corsa Selvaggia molto simile a quella degli Sgusci visti in Episodio I), un granello nel bel mezzo di un'espansione diametrale che pare non conoscere paletti. C'è comunque da sottolineare quanto lo show di Dave Filoni rafforzi l'immaginario attorno all'ascesa dell'Impero grazie a quattro fratelli "difettosi" che hanno deciso di sottrarsi all'omologazione e al Male.
Un lasso di tempo ben preciso, illuminando di conseguenza quanto la Saga sia una disamina politica, culturale e sociale, anche in versione animata. È il bello di Star Wars, ed è il bello di esercizi come quello dietro The Bad Batch, benché ruoti attorno al punto senza volerlo mai seriamente centrare. In fine, non dimentichiamo gli aspetti e i contributi tecnici. A livello di paesaggio l'animazione ha compiuto incredibili passi avanti, delineando un'estetica coinvolgente benché il 3D dei personaggi non sia tra le note migliori (e non lo era nemmeno in Clone Wars). Dall'altra parte, come tradizione vuole, le musiche di Kevin Kiner riempiono gli spazi e creano una diretta connessione tra i tre punti nevralgici dello show: l'epica, l'azione e l'emotività.
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Conclusioni
Tanta azione, tanti dialoghi e la solita animazione di buona qualità (qui migliorata, ma solo per quello che riguarda gli sfondi) per la seconda stagione di Star Wars: The Bad Batch. Concludendo la recensione no spoiler, rimarchiamo quanto lo show di Dave Filoni sia un altro interessante tassello che amplia l'universo di Guerre Stellari, concentrandosi nell'epoca più buia e controversa: l'ascesa dell'Impero. Le puntate, però, spesso auto-conclusive, girano attorno al centro senza mai puntarci per davvero, con la main story che avanza piano e senza particolari scossoni. Una prerogativa che sembra non sia cambiata. Che piaccia o no.
Perché ci piace
- L'animazione, a livello di paesaggi, è migliorata.
- L'evoluzione di Omega è interessante.
- Le connessioni, tra citazioni e personaggi.
- Alcuni episodi sono riusciti...
Cosa non va
- ... altri meno, e non apportano granché alla main story.
- Una storia principale che fatica a svilupparsi, con la narrazione che si concentra sulle puntate quasi auto-conclusive.