Dopo il capitano Pike, che in questo episodio 2x03 di Star Trek: Discovery si limita quasi a un cameo prima della sigla, tocca a un altro personaggio minore dell'universo di Gene Roddenberry apparire di più rispetto alla sua presenza nel canone classico: Amanda Grayson, la madre (umana) di Spock. Introdotta nella seconda stagione della serie primigenia, fu soprattutto protagonista di una delle gag più memorabili del franchise: quando Spock chiede al padre cosa lo spinse a sposare un'umana, tanto incline ad attacchi di emotività che i vulcaniani sopportano a malapena, il genitore risponde "Ai tempi mi sembrava la cosa logica da fare." Apparve poi in un altro episodio e nello spin-off animato, oltre che nel quarto e quinto lungometraggio cinematografico, prima di spirare in un periodo non meglio precisato tra gli eventi di quei due film e quelli della terza stagione di The Next Generation. Nella timeline alternativa concepita da J.J. Abrams muore invece prima che Kirk e Spock inizino la loro missione quinquennale, in seguito alla distruzione di Vulcano.
All'interno di Star Trek: Discovery l'avevamo già vista in due episodi del primo ciclo, con le fattezze di Mia Kirshner. L'attrice canadese torna anche in questa sede con un ruolo più sostanzioso, per alimentare ulteriormente la sottotrama dell'assenza di Spock e del suo legame misterioso con i segnali su cui sta indagando l'equipaggio. Sottotrama destinata ad evolversi in base a certi parametri, a causa della famigerata dimensione prequel: salvo stravolgimenti, Spock non rivedrà i genitori per circa una decina d'anni, il che vuol dire che la sua presenza negli episodi a venire dovrà per forza alternarsi a quella di Sarek e Amanda. Questo incide anche in parte sulla suspense che vorrebbe generare l'ultima battuta di lei, quando afferma che lo troverà prima di Michael (la quale sappiamo ora essere tormentata da un comportamento scorretto nei confronti del fratellastro in tenera età, la cui natura esatta sarà presumibilmente svelata nel finale di stagione o giù di lì). Ma è una suspense che funziona in ogni caso, soprattutto se si considera che per gran parte della durata dell'episodio, quasi interamente incentrato sulle figure femminili dello show, la tensione è legata più alle vicende private dei personaggi che a momenti di azione.
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Fantasmi del passato
Come anticipiamo in questa recensione di Star Trek: Discovery 2x03, Point of Light non vuole solo guardare avanti, anzi, si ricollega ancora più apertamente con il passato rispetto alle due puntate precedenti. La frase che introduce il riassunto iniziale è addirittura recitata in klingoniano, presagio ideale del ritorno degli antagonisti più celebri del franchise. Un ritorno che in realtà è abbastanza sottotono, con una lotta intestina tra clan che in fin dei conti è alquanto pretestuosa, poiché la sua esistenza ha tutta l'aria di un riempitivo concepito per tre motivi: ricordarci l'esistenza di Ash Tyler/Voq, ormai un vero e proprio ibrido (l'interprete Shazad Latif ha paragonato la coesistenza delle due personalità a quella tra Hulk e Bruce Banner); accantonare per ora qualunque storyline dedicata ai Klingon come razza, in attesa di momenti più propizi per farli tornare; e porre le basi per uno dei tanti spin-off di cui si è parlato negli ultimi mesi, nel momento che collega le due storyline "nostalgiche" dell'episodio.
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Viene infatti risolto anche il mistero del "fantasma" visto da Tilly, che è in realtà un'allucinazione prodotta da un residuo batterico del Mirror Universe. E proprio da quell'universo proviene la rediviva Philippa Georgiou, che avevamo lasciato mentre era in procinto di rifarsi una vita in un mondo a lei ignoto. Ebbene, una scena tagliata del finale della prima stagione mostrava il suo ingresso nell'organizzazione spionistica nota come Sezione 31, ed è in tale veste, con ipotetico show personale dietro l'angolo, che Michelle Yeoh torna in azione per completare un trittico materno all'interno della puntata: le due madri di Michael, non a caso entrambe adottive, e la figura tragica di L'Rell, costretta a dire addio al figlio (un ibrido umano-Klingon) per preservare un minimo di pace. Tre figure che si incontrano parzialmente, forse la rappresentazione più involontariamente giusta di un capitolo che, pur contenendo elementi delle varie trame orizzontali, ha anche un po' la stazza del filler, inserito nell'elenco degli episodi un po' così, per fare numero. Ma a onor del vero, non è facile fare numero con siffatta grazia, umanità e spettacolarità. Se Spock fosse qui, lo troverebbe sicuramente illogico.
Movieplayer.it
3.5/5