La fine dei giochi. Una definizione calzante per la terza ed ultima stagione di Squid Game, arrivata in streaming su Netflix. Non c'è più tempo da perdere e i sacrifici sono portati all'estremo per i protagonisti. Soprattutto per Gi-hun (Lee Jung-jae), alias il n° 456, che si ritrova senza migliore amico e senza più un motivo per andare avanti.

La sua ribellione contro i responsabili è finita nel peggior modo possibile, con una carneficina per cui si sente profondamente in colpa. In-ho, ovvero il n°001 (Lee Byung-hun) si è rivelato (al pubblico) come Front Man, ma Gi-hun ancora non lo sa. Proprio Gi-hun dovrà provare a fermare una volta per tutte l'orrore dell'isola misteriosa, e salvare i suoi compagni di giochi. Anche coloro che non vogliono essere salvati.
Squid Game 3: il confronto finale
L'ultima stagione della serie riprende esattamente da dove si era interrotta. Una storia di sopravvivenza all'ultimo sangue che sembra non prevedere la luce in fondo al tunnel. La stagione è di fatto una seconda parte, interrotta a metà con un clamoroso cliffhanger. Manca l'effetto novità che già era in parte scemato durante la seconda stagione.

Si mantengono tre linee narrative parallele: da una parte ciò che succede sull'isola e preannuncia il confronto finale tra i due carismatici protagonisti. Dall'altra la ricerca spasmodica da parte del fratello di In-ho, l'agente Jun-ho (Wi Ha-joon), oramai in dirittura d'arrivo nonostante le ingerenze del capitano Park. Questo "triangolo" si fa più interessante via via che gli episodi corrono in avanti, nonostante un ritmo un po' compassato, con un rimando continuo all'inevitabile da parte del creatore e regista Hwang Dong-hyuk. Il primo asiatico a vincere l'Emmy per la Miglior Regia di una Serie Drama.
Infine l'ultimo arco narrativo riguarda la new entry della stagione 2, la guardia Kang No-eul (Park Gyu-young), che vuole salvare a tutti i costi il giocatore n° 246. Ovviamente le tre strade si incroceranno con svariati colpi di scena.
Gli ultimi giochi nella serie Netflix
Rimangono due giochi all'appello (non vi sveliamo quali, ovvio), che ancora una volta sapranno stupire gli spettatori: prendono in prestito l'immaginario infantile e innocuo facendolo diventare l'orrore più inumano. Non sappiamo quanto il ritmo sia stato aiutato dalla scelta di distribuire ogni sfida su più episodi, come già fatto nella seconda stagione. Siamo invece certi del messaggio che l'autore coreano voleva veicolare con queste ultime sei puntate.

Fin dall'inizio, lo scontro tra l'ultimo degli ultimi e il Front-Man è stato incentrato sulla domanda: "Hai ancora fede nell'umanità?". La risposta sembra essere negativa: Non c'è empatia rimasta. La pandemia ce lo ha dimostrato. L'audiovisivo ha invece cercato la speranza nei propri universi immaginati. Ma non in questo caso: ciò che i concorrenti riusciranno a fare pur di accaparrarsi il montepremi finale, a costo della vita degli altri, ha dell'incredibile.
Spesso diciamo che ciò che ci distingue dagli animali è la presenza di raziocinio rispetto al loro istinto: ma dopo la visione di Squid Game 3, non ne siamo più tanto convinti.
Le tematiche di Squid Game 3: eredità e maternità

Non c'è solo l'umanità tra i temi affrontati dalla serie in questo giro di boa. Attraverso due personaggi in particolare, due madri, si analizza l'elemento della genitorialità. Che futuro vogliamo lasciare ai nostri figli? Non hanno colpe se vengono al mondo in una società malata, tossica e oramai sull'orlo del baratro. Diventandone vittime dirette.
Il gran finale della serie coreana

Abbiamo potuto vedere in anteprima cinque dei sei episodi che compongono la stagione finale. Per questo motivo il nostro giudizio non può che essere monco. Soprattutto, non conoscendo ancora la risoluzione pensata da Hwang Dong-hyuk, non abbiamo un quadro completo del racconto che effettivamente l'autore ha portato avanti.
Ma una cosa è certa: proprio come ne Il Trono di Spade non bisogna affezionarsi a nessuno dei protagonisti. Mai dare per scontata una particolare attenzione del creatore verso uno dei personaggi, perché sarà probabilmente fuorviante. Non c'è scampo per nessuno di loro - e intendiamo proprio nessuno - in questo mondo senza luce.
Conclusioni
Squid Game 3 è un capitolo finale che deve molto a quanto seminato nel precedente, che era a tutti gli effetti una prima parte di questa conclusione. Questo fa calare il ritmo, compresi inutili rimandi dal punto di vista narrativo. Ci auguriamo che vengano risolti al meglio nell’ultimo episodio, che non abbiamo potuto vedere in anteprima. Funzionano però le dinamiche degli ultimi giochi. Continuano le tre linee narrative dedicate ai protagonisti ma il monito è di non affezionarsi mai a nessuno. Ne vedrete delle brutte.
Perché ci piace
- Gli ultimi giochi, tra sadismo e colpi di scena.
- L’orrore come motore dell’umanità: non c’è fine al peggio.
- I temi di umanità, maternità, empatia ed eredità.
Cosa non va
- Troppi schemi ripetuti e già rodati nella precedente stagione.
- Si tirano per le lunghe alcune storyline.
- Si tratta a tutti gli effetti di una seconda parte della precedente.