SpongeBob – Amici in fuga, recensione: avventure e amicizie subacquee su Netflix

Recensione di SpongeBob - Amici in fuga, terzo episodio cinematografico del franchise di Nickelodeon, disponibile su Netflix.

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Spongebob - Amici in fuga: un'immagine del film

Fa uno strano effetto vedere certe scritte all'inizio dei titoli di testa del film che è oggetto di questa recensione di SpongeBob - Amici in fuga: dopo il logo Netflix, infatti, appare quello della Paramount Animation, a ricordarci che in tempi normali avremmo visto questo lungometraggio sul grande schermo, come accaduto per i due capitoli precedenti usciti nel 2004 e 2015. Così non è stato, salvo un'uscita su scala ridotta nelle sale canadesi, mentre negli Stati Uniti il *film approderà direttamente su Paramount+, facente parte della strategia di rebranding della piattaforma finora nota come CBS All Access (il lancio del film coinciderà con il debutto in streaming di tutti gli episodi della serie televisiva). Da noi invece arriva su Netflix, complice una partnership molto forte tra la piattaforma e la major (e il canale televisivo Nickelodeon, che è all'origine del franchise animato subacqueo), e un po' in sordina, senza grandi annunci in merito. Una scelta francamente bizzarra, perché al di là delle mere considerazioni sulla qualità del film verrebbe da pensare che sia più logico sfruttare la forza di un brand popolarissimo che da oltre vent'anni miete successi in tutto il mondo.

Tutti pazzi per Gary

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Spongebob - Amici in fuga: una sequenza del film

Spongebob - Amici in fuga è, soprattutto, un film sull'amicizia, a cominciare da quella tra il protagonista e il suo animale di compagnia Gary, la lumaca che si esprime con versi felini (frutto del lavoro del doppiatore Tom Kenny, che è anche la voce originale di SpongeBob). Un giorno Gary sparisce, e SpongeBob parte alla sua ricerca insieme al fidato Patrick, mentre Squidward e Mr. Krabs devono gestire da soli il business quotidiano, impresa complicata senza la simpatica spugna che fungeva da cuoco e cameriere allo stesso tempo. La missione di salvataggio, agevolata in parte dall'intervento di un misterioso Saggio (interpretato, tramite il solito incontro/scontro con ambienti live-action che caratterizza i film del franchise, da nientemeno che Keanu Reeves), metterà a dura prova l'amicizia tra SpongeBob e Patrick, soprattutto quando dovranno fare i conti con la distrazione che potrebbe compromettere il viaggio in modo irreversibile: per salvare Gary devono infatti sopravvivere alle insidie della Città Perduta di Atlantic City, ibrido tra Atlantide e la celebre città del New Jersey e quindi luogo propenso al gioco d'azzardo.

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I tempi (e le tecniche) cambiano, SpongeBob no

SpongeBob - Fuori dall'acqua: una scena tratta dal film d'animazione
SpongeBob - Fuori dall'acqua: una scena tratta dal film d'animazione

Il film è stato accompagnato da alcune controversie per quanto riguarda le reazioni dei fan, principalmente perché è il primo lungometraggio del franchise realizzato senza la partecipazione del creatore Stephen Hillenburg, morto nel 2018 (è presente una dedica nei titoli di coda), e conterrebbe un tradimento della sua opera, dato che i flashback presenti in diversi punti fungono da antipasto dell'imminente spin-off Kamp Coral, incentrato sull'infanzia dei personaggi, un'idea che lo stesso Hillenburg detestava apertamente. A questo aggiungiamo che, a differenza dei primi due film che erano realizzati con tecniche tradizionali e solo in alcuni momenti - principalmente nel secondo episodio - ricorrevano alla CGI, il terzo capitolo è interamente digitale, un'estetica che di primo acchito può risultare straniante, scelta soprattutto a causa del legame con il già citato spin-off, anch'esso dotato di un'identità visiva tridimensionale. E se è vero che all'ideatore di SpongeBob questo primo tentativo di espansione (ne sono previsti altri, fra Netflix e Paramount+) non sarebbe piaciuto, d'altro canto il film stesso mantiene intatto lo spirito della serie: i personaggi sono sempre quelli, il senso dell'umorismo anche, e rispetto ai primi due lungometraggi c'è un'impronta emotiva più forte, tramite la storyline sull'amicizia che punta parecchio sull'introspezione, regalando momenti sinceri che vanno di pari passo con le trovate più demenziali. È in questa ottica, tra l'altro, che ha senso l'inclusione di Reeves (con una piccola partecipazione aggiuntiva di Danny Trejo), una presenza più spirituale rispetto al contributo più apertamente comico di David Hasselhoff e Antonio Banderas nei primi due film.

Spongebob - Fuori dall'acqua e l'elogio della follia

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Spongebob - Amici in fuga: una scena con Keanu Reeves

E dopo lo spaesamento iniziale ci si abitua comunque alla nuova estetica, che per certi versi è ideale per l'evoluzione di un franchise che si è sempre avvalso di una componente slapstick non trascurabile, qui ancora più valorizzata insieme ai movimenti dei personaggi che acquistano maggiore fluidità e alimentano così le gag in modo nuovo e molto divertente (pensiamo soprattutto ai numeri musicali, molto riusciti). E a suo modo la nuova tecnica sottolinea ancora di più quanto SpongeBob fosse già di suo una figura molto tridimensionale, dotata di varie sfumature sotto la scorza di energico ottimismo e la risata dal dubbio ma esilarante fascino. Sfumature che a volte riescono anche a fare breccia nei cuori di chi generalmente non ama la serie, un pensiero espresso da Squidward quando commenta, a proposito del protagonista, "Non lo sopporto, ma non potrei fare a meno di lui." Perché soprattutto in momenti come questi abbiamo bisogno di qualcuno che, nel bene e nel male, crede sempre nella gentilezza altrui. E da quel punto di vista dispiace che non sarà possibile vedere il film al cinema, perché è proprio il tipo di divertimento semplice ma molto efficace da assaporare in compagnia, nel buio della sala.

Conclusioni

Al netto del dispiacere parziale nel ritrovare il film su Netflix e non in sala, chiudiamo con allegria la recensione di SpongeBob-Amici in fuga. Il terzo capitolo cinematografico del franchise conferma i punti di forza di un universo all'insegna della follia e del divertimento, questa volta in CGI.

Movieplayer.it
4.0/5
Voto medio
3.8/5

Perché ci piace

  • La componente emotiva arricchisce le gag.
  • L'elemento slapstick è potenziato dalla tecnica tridimensionale.
  • I personaggi rimangono irresistibili.

Cosa non va

  • L'estetica CGI può risultare un po' straniante per i fan di vecchia data.
  • Peccato non poter vedere il film in sala.