Recensione G-Force: Superspie in missione (2009)

La debolezza di una trama articolata ma pur sempre elementare è compensata dal look irresistibile degli animali protagonisti, piuttosto godibili quando si impegnano ad essere semplicemente teneri e poco eroici.

Spie pelose da ridere

Le cattive multinazionali e gli intrighi spionistici una barbosa questione da adulti? Chiedetelo a Jerry Bruckheimer, uno dei più importanti produttori di Hollywood che evidentemente non teme i rischi della dissacrazione e decide di portare al cinema un'insolita variazione del tema affidando il ruolo di eroi a una banda di scatenati porcellini d'India. Spremendo al limite la sempre più battuta tecnologia del 3D, i simpatici roditori prendono vita in G-Force: Superspie in missione, action movie che segna l'esordio alla regia del mago degli effetti speciali Hoyt Yeatman, impegnato a combinare insieme live action e animazione CGI nei nuovi orizzonti forniti dal 3D. Gli attori in carne ed ossa sono costretti ad abdicare per una volta in favore di un gruppo di roditori in versione spia al quale si aggiungono una talpa-nerd, specialista informatica, e un'agguerrita mosca esperta in riconoscimenti.

Ogni singolo personaggio del film è caratterizzato da una personalità monodimensionale e ben riconoscibile, un'asciuttezza volta a favorire evidentemente una rapida connessione dei più piccoli con i loro eroi sullo schermo. Perché il target di G-Force è giovane, troppo per tentare di attrarre e conquistare anche gli adulti, sebbene capace di fornire a quelli consenzienti (leggi alla voce genitori e accompagnatori) un'ora e mezza di discreto intrattenimento senza pretese. Di messaggi educativi ce ne sono poi vari, dai valori dell'amicizia e della solidarietà alla fiducia in sé stessi come importante conquista, tutti fatti passare con la giusta enfasi nella baraonda generale che propone il film. In tutto questo, c'è spazio anche per una capatina su Facebook (la porcellina Juarez che filosofeggia sui maschi nel suo status è uno spasso) e per gli immancabili momenti musicali, con tanto di balletto finale.
La prima volta di Bruckheimer col 3D sembra essere più un test sulle effettive potenzialità della tecnologia, piuttosto che una mossa necessaria per fornire al film quel quid pluris che gli dia maggiore dignità. L'intento è evidentemente quello di immergere lo spettatore nella storia, ma ad essere stimolate sono più le sue reazioni all'effetto sorpresa: oggetti lanciati contro il nostro sguardo, elementi che escono dall'inquadratura invadendo le zone off limits dello schermo, le improvvise accelerazioni in stile videogame. La debolezza di una trama articolata ma pur sempre elementare è compensata dal look irresistibile degli animali protagonisti, piuttosto godibili quando si impegnano ad essere semplicemente teneri e poco eroici. Il geniale colpo di scena nella parte finale fa poi il suo dovere, strappando risate e trascinando alla fracassosa conclusione in un'atmosfera scanzonata. Una bella esperienza per gli spettatori più piccoli, per tutti gli altri un film inoffensivo.