'Sona': Stagione 2 di Prison Break, episodio 22

Termina in USA la seconda stagione di 'Prison Break' con un episodio, 'Sona', denso di avvenimenti, ma non ricchissimo di risposte.

"Non ho ucciso io quell'uomo": è con questa frase che inizia l'ultima puntata della seconda stagione di Prison Break. Parole significative che ci aiutano a ripercorrere il lungo viaggio compiuto dai fratelli e compagni, ora giunti alla fase decisiva, a quella che tutti speriamo sia la svolta.
Scofield è sulla barca Cristina Rose e percepiamo la situazione confusa, lo stress e la preoccupazione, uno stato d'animo che abbiamo già riscontrato più volte in lui. Michael è sicuramente il personaggio chiave, colui che sa sempre cosa fare, il furbo, intenso e silenzioso. In mezzo alle mille prodezze che ci sono state presentate lungo tutta la stagione, però, abbiamo assistito anche a rari momenti di vacillamento: il nostro eroe ogni tanto s'interroga e soffre. E' un buono che non sopporta il peso dell'ingiustizia, della morte. Ciò che lo rende così enigmatico è il suo silenzio, la riflessione nel tentativo di escogitare un nuovo piano e noi spettatori attendiamo trepidanti.

La tensione sale durante il colloquio telefonico tra l'agente Mahone e Scofield. Sembra che l'inarrestabile federale questa volta abbia veramente il "coltello dalla parte del manico". Dopo una serie di inseguimenti, attente ricerche e analisi che lo hanno portato quasi alla pazzia, ora ha i fratelli in pugno e domanda a Michael, in cambio della vita di Lincoln, il famoso malloppo e la barca. Come in un film western o di pirati, per tutta questa seconda stagione, lo zaino contenente i soldi è stato il tesoro tanto bramato, passato nelle mani di quasi tutti i nostri personaggi. Esso per alcuni significa la semplice ricchezza, per altri la possibilità di fuga e per i buoni, come Michael, il mezzo per aiutare qualcuno. Ed ora rischia di finire delle "sporche" mani di Mahone, di colui che forse meno di tutti merita di usufruirne. Dopo la telefonata tra l'agente e il fuggitivo, il primo si sente molto più forte, ce lo dimostra con un goffo gesto di esultanza, come se già cantasse vittoria; anche lui è un colpevole, anche lui sta fuggendo da una possibile condanna ma afferma che "giustizia sarà fatta". E' come se anch'egli volesse mettere un punto finale alla questione, non per la rettitudine ma perché, conoscendolo, abbiamo capito quanto tutto ciò lo attanagli e quanto le vicende abbiano facilitato l'emergere delle sue colpe passate e presenti.

Ci spostiamo in tribunale dove, con grande sorpresa, nella puntata precedente abbiamo visto Kellerman entrare in aula per testimoniare a favore di Sara. Assistiamo perciò alla sua deposizione e, increduli, ci domandiamo se davvero, questa volta, la verità verrà a galla. Il processo termina infatti con il totale rilascio delle accuse per la ragazza mentre è Kellerman a venire arrestato. La figura di quest'ultimo è interessante: sembra quasi che avesse già previsto tutto, incredibilmente si è messo dalla parte dei "buoni", anche se noi spettatori non abbiamo voluto crederci fino ad ora, momento in cui lo vediamo aprire le braccia pacificamente, pronto ad essere arrestato, sorridente nel congedarsi con Sara, totalmente disorientata.
Lincoln è quindi scagionato e viene prosciolto da tutte le accuse. Rimaniamo esterrefatti, sembra impossibile ma lo scopo è stato raggiunto; ormai speravamo di più nella fuga dei fratelli, nella possibilità di trovare un posto sicuro nel quale nascondersi e invece sono liberi, senza neanche saperlo. Tiriamo un sospiro di sollievo, pur sapendo che ciò non significa la loro reale salvezza perché intuiamo che c'è qualcosa di molto più grande e potente sotto a tutti questi intricati avvenimenti. A riguardo, come conferma, vediamo l'enigmatico agente speciale Kim colloquiare con l'ancora più misterioso personaggio di cui non sappiamo praticamente nulla. Esso è comparso in un paio di precedenti puntate, dall'atteggiamento e dal modo in cui si pone capiamo che è sicuramente un "pesce grosso", forse l'artefice di tutto quello che è successo, il burattinaio che ha sempre mosso i fili. Egli è silenzioso, comunica con il viscido Kim attraverso parole scritte su fogli da blocnotes e, infatti, domanda di Sona, aggiungendo che necessita di solo uno dei fratelli. E' così che intuiamo il grande piano, che capiamo che giustizia non è assolutamente stata fatta. L'agente speciale dei servizi segreti comunica al superiore che andrà a Panama per portare a termine il piano.

Nel frattempo Mahone pianifica la sua fuga: telefona alla moglie, con la quale i rapporti sono andati a sgretolarsi negli anni, per proporle un trasferimento in Colombia (terra natia di lei). Sono questi i pochi istanti in cui proviamo una certa compassione nei suoi confronti, in cui non consideriamo le sue mosse sporche, per renderci conto che è un uomo che ama la famiglia e che ha una gran voglia di riscattarsi. Ecco quindi che, per alcuni momenti, speriamo in una sua possibile salvezza perché infondo ci appare come qualcuno che è stato travolto dal corso degli eventi. Questo sentimento, però, rimane in noi solo per pochi attimi perché subito ricordiamo che è un personaggio tutt'altro che onesto.

Concentriamoci invece sugli altri fuggitivi: Sucre è in ospedale, a causa del colpo inflittogli dal folle T- Bag, ma decide di uscire per trovare la tanto amata Maricruz che, a quanto pare, Bellik ha rapito e nascosto chissà dove. Il ragazzo portoricano è colui che agisce in funzione dell'amore, è un buono, da tutti i punti di vista ed ora soffriamo con lui. Il suo destino dipende solo dall'ex secondino che minaccia Sucre in cambio del famigerato bottino, ma le cose stanno andando per il verso sbagliato: Bellik si trova in prigione e il ragazzo è in una situazione di totale impotenza e disperazione. Noi stessi ci domandiamo dove sarà nascosta Maricruz e soprattutto se è stata veramente rapita, o è solo un tranello per impossessarsi del denaro. Qui finisce perciò il capitolo su Sucre, lo vediamo per l'ultima volta steso sull'asfalto, con il petto sanguinante e senza più la forza per trovare una soluzione. Chissà dove sarà l'amata e cosa egli escogiterà per ottenere una risposta da Bellik (questo purtroppo lo scopriremo solo nella prossima serie).
Abbiamo perciò assistito al trasferimento dell'ex secondino senza scrupoli in un altro carcere, questo dopo un colloquio in cella con T- Bag, anche lui arrestato.
Abbandoniamo perciò i tre fuggitivi, l'attenzione torna di nuovo sui fratelli.
Michael raggiunge Lincoln e Mahone nel capannone, dopo aver stretto una sorta di affare con uno spacciatore del luogo (ma del piano percepiamo appena qualche particolare). Dopo alcuni momenti di tensione tra Scofield e l'agente entra in scena Kim; inaspettatamente Mahone rivolge la pistola verso quest'ultimo, pronto ad ucciderlo ma viene bloccato dall'arrivo di una scorta di uomini. Lincoln si libera furbescamente dalle manette e si apre una sparatoria dalla quale però, i quattro personaggi principali, riusciranno a fuggire illesi.

Si apre ora una delle sequenze più interessanti di questa puntata: Kellerman viene arrestato e trasferito con un cellulare della polizia in un carcere. E' sereno, come non mai, sorridente e pacifico, come se già sapesse cosa lo attende. Durante il tragitto il furgone ha uno strano problema al motore perciò gli agenti sono costretti a fermarsi per controllarlo. In questo momento Kellerman comincia a parlare di come fosse ritenuto onorevole, durante la resistenza, che i soldati francesi affrontassero un plotone d'esecuzione nazista, sorridendo nel momento dell'uccisione. Dopo queste parole l'ex agente dei servizi segreti si volta verso la portiera che è appena stata aperta, sorride dicendo "ce ne avete messo di tempo", mentre noi notiamo degli uomini ben vestiti, armati e con il volto coperto. L'inquadratura si sposta al di fuori del furgone, perciò vediamo a malapena questi sparare in direzione di Kellerman. Molti si sono domandati se quegli uomini rappresentino i servizi segreti, se siano stati inviati per uccidere l'ex agente (in quanto traditore e persona pericolosa date le informazioni di cui è a conoscenza), oppure se siano intervenuti per salvarlo e hanno quindi colpito i poliziotti che lo stavano trasportando al carcere. Credo sia più plausibile la prima ipotesi in quanto, precedentemente al loro arrivo, Kellerman appare già rassegnato, in più abbiamo una conferma da ciò che dice, come se intuisse che ormai la sua fine è giunta. Una risposta certa, però, l'avremo forse solo con la terza serie.

Altro colpo di scena: Mahone sta per partire diretto in Colombia, come già ci aveva preannunciato, ma viene bloccato dalla polizia locale che trova nella barca (estorta a Michael) una grandissima quantità di cocaina, motivo per cui egli verrà arrestato. Ecco che ci viene svelato il piano architettato da Scofield, abbiamo l'ennesima conferma della formidabile furbizia del nostro protagonista che è stato capace d'incastrare il disonesto agente federale.
L'emozione cresce nel momento in cui i fratelli, pronti a scappare con una piccola imbarcazione, vi trovano a bordo Sara. Difficile capire come abbia fatto a raggiungerli proprio in quel punto disperso, ma questo poco importa, ciò che conta è che finalmente si sono ritrovati. Dopo un lungo abbraccio Sara comunica a Michael che Lincoln è libero, raccontando la vicenda di Paul Kellerman e della testimonianza. I fratelli appaiono increduli e per noi spettatori è come tirare un sospiro di sollievo, sembra incredibile che tutto si stia sistemando. Scofield è piacevolmente scosso mentre leva le manette al fratello, quelle che gli aveva messo Mahone parecchie ore prima. Con questo gesto è come se si volesse sottolineare la novità, il raggiungimento della libertà, ciò che entrambi avevano smesso d'inseguire. La situazione serena viene però interrotta dall'agente Kim che è riuscito, anche lui chissà come, a raggiungere i fratelli; punta loro una pistola, capiamo quindi che egli fa parte di un qualcosa di molto più grande dei "semplici" servizi segreti o dell'entourage del presidente. Se abbiamo sempre sospettato della presenza di una forza maggiore, di quella che abbiamo sentito nominare appena come la Compagnia, ora ne abbiamo la conferma, soprattutto attraverso le parole "potreste anche aver chiuso con noi, ma non significa che noi abbiamo chiuso con voi". Non è una questione di soldi, questo è certo, e allora perché? Kim sta per colpire Lincoln (questo significa che vuole vivo solo Michael?) quando Sara, nascosta nella barca, gli spara. Sentendo le sirene della polizia i fratelli e la ragazza sono costretti a scappare, ciò conferma che abbiamo avuto solo pochi minuti di tranquillità. Dopo una disperata corsa, Sara e Scofield si nascondono in una sorta di capanna abbandonata, ma vengono subito accerchiati; lei è disperata, continua a ripetersi che ha ucciso un uomo, lui ha un piano, come sempre. I ragazzi si abbracciano, dichiarandosi il loro amore, pronti ad uscire per costituirsi e raccontare i fatti ma, colpo di scena, Michael cambia le carte in tavola: finge di tenere in ostaggio Sara puntandole una pistola alla tempia. Il suo è un gesto del tutto nobile, lo fa per dimostrarle gratitudine per tutto ciò che ha sempre fatto. Assistiamo esterrefatti a questo momento altamente emozionante in cui Michael grida di aver ucciso Kim e, contemporaneamente, Sara urla l'innocenza del ragazzo che, come si voleva dimostrare, viene arrestato.

T- Bag colloquia con un personaggio sconosciuto mentre è in cella. Da questo dialogo veniamo a conoscenza di cose totalmente nuove: egli dice all'uomo misterioso che ha fatto ciò che gli è stato chiesto, riferendosi al fatto di aver fatto da esca; noi non possiamo capire molto, se non che probabilmente è stato usato per arrivare a Scofield. Bagwell ora chiede la liberazione ma viene incastrato, lo sconosciuto se ne va lasciandolo in prigione. Le domande che nascono sono, anche in questo caso, moltissime: chi è quel tizio? Fa parte della Compagnia? Perché T- Bag si è prestato ad una messa in scena? Ma soprattutto diventa sempre più chiaro che questa congrega, questo gruppo di potenti vuole arrivare a Michael.
Giungiamo alla sequenza finale: Scofield viene trasferito nel carcere che porta il nome di Sona, all'esterno di questo incontra Mahone, disperato come non mai, colui che ci è sempre apparso come un potente è ora alla stregua di un qualunque delinquente in suolo straniero. I due personaggi che lungo tutta la serie si sono inseguiti e studiati a vicenda ora sono pari, entrambi prigionieri.
La scena si sposta per qualche istante a Long Island, vediamo il famoso e silenzioso generale, colui che comunicava con Kim, parlare con un uomo il quale gli comunica che Scofield è stato preso da "loro". In queste poche inquadrature studiamo i soggetti che ci vengono presentati e gli ambienti: sembrerebbero degli scienziati militari all'interno di una base di ricerca, il contesto è poco chiaro e soprattutto facciamo fatica a ricostruire le vicende e a capire perché siano essi così interessati a Michael.

L'ultima scena è sicuramente quella più emozionante: Scofield percorre il corridoio della prigione che appare ben diversa dal penitenziario di Fox River. Dietro di lui sono presenti vari personaggi poco raccomandabili; interessante è l'inquadratura che sovrappone Michael ad un disegno sul muro riportante delle ali d'angelo, ciò simboleggia forse l'estraneità del nostro personaggio da questo tipo di ambiente, lui che in realtà è un buono ma che alla luce dei fatti è considerato un criminale. Vediamo uomini travestiti da donna, ragazzi che si drogano, energumeni tatuati, fino ad arrivare ad uno strano soggetto sdraiato a terra tremante che, secondo alcuni, potrebbe essere Bellik. Scofield giunge al termine del corridoio che sta percorrendo, si volta e, passando attraverso una porta, esce all'aperto.

Si conclude così la seconda stagione di Prison Break. Gli avvenimenti di quest'ultima puntata sono stati innumerevoli e, in definitiva, non si può affermare di aver avuto grandi risposte ai vari interrogativi che ci siamo posti lungo queste due serie. La storia è ciclica: il tutto è cominciato con l'entrata in carcere di Michael per salvare il fratello ed ora termina con un rientro in prigione, con la differenza che ora a fargli da compagni, presumibilmente, ci saranno Mahone, Bellik e T- Bag. Ci aspettiamo certamente una nuova evasione, anche se le domande senza risposta sono moltissime. Del resto non ci resta altro che aspettare la prossima serie.