Romanzi e romanzieri di culto hanno spesso subito il trauma dell'adattamento, con risultati alterni. Nella maggior parte dei casi la ricchezza e la profondità dell'opera letteraria, nel transfer di media, è andata persa (si pensi ai film tratti dalle opere di Philip Roth, forse il più "sfortunato" tra gli autori trasposti insieme al monumentale Stephen King che, però, sembra non preoccuparsene troppo e assicura che i suoi romanzi, nonostante le infelici trasposizioni, godono di ottima salute). Nei casi più fortunati, il film ha saputo cogliere i tratti essenziali del romanzo rielaborandone il fulcro e infondendo linfa vitale alla nuova opera. È questo il caso di Slam - Tutto per una ragazza, ispirato all'omonimo Tutto per una ragazza di Nick Hornby.
Si dice che il miglior modo per adattare un'opera letteraria sia tradirla. Andrea Molaioli dimostra che non sempre è necessario un distacco traumatico quando si sanno apportare i giusti cambiamenti. Nel suo Slam - Tutto per una ragazza, il tradimento principale rispetto al romanzo di Nick Hornby è l'ambientazione. Se il suo Sam sfreccia sullo skate nei sobborghi di North London, il Samuele di Molaioli scorrazza insieme agli amici skaters per le strade di Roma. Di conseguenza le sue avventure e disavventure vengono calate in una realtà tipicamente italiana, senza per questo snaturare l'essenza della storia.
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Adolescenti nella tempesta
A firmare la sceneggiatura di Slam è il team composto da Molaioli con Francesco Bruni e Ludovica Rampoldi, due sceneggiatori che hanno già esplorato l'adolescenza nei suoi vari aspetti. Bruni ha firmato la regia del vivace Scialla! (Stai sereno), mentre la Rampoldi si è occupata de Il ragazzo invisibile di Gabriele Salvatores e del progetto multimediale che ruota attorno al film. Il loro contributo, carattere romanesco inclusa, dona nuova linfa vitale a Samuele e Alice mantenendo inalterata la vivacità e l'immediatezza del romanzo.
Nella messa in scena di due sedicenni come tanti, pieni di difetti e insicurezze, non c'è spazio per l'idealizzazione. Sam, interpretato da Ludovico Tersigni, è un ragazzo imbranato con la passione per lo skateboard e scarsa esperienza nelle relazioni col gentil sesso. Impacciato e immaturo, come è giusto essere a 16 anni, il suo piccolo mondo fatto di genitori separati, skateboard e amici non troppo svegli viene sconvolto dall'incontro con la bella Alice (Barbara Ramella). La ragazza, che ha alle spalle precedenti esperienze sessuali, non ha particolari vocazioni né talenti. Studentessa mediocre, sopravvive nel liceo scelto per lei dai genitori che la vogliono futuro avvocato nello studio paterno. Quando Alice scopre di essere incinta, decide di tenere il bambino per dare una svolta a un'esistenza che non sente sua e non la entusiasma. Il tutto nonostante Sam abbia già tentato di allontanarsi dalla ragazza, interrompendo il rapporto prima di scoprire la notizia dell'arrivo di un figlio.
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La filosofia di Tony Hawk
Sulla scia di Nick Hornby, Andrea Molaioli mette in scena la volubilità e l'irrequietezza tipiche dei sedicenni, sottolineando al contempo come i loro comportamenti siano spesso una reazione alla situazione familiare. Se i genitori di Alice sono la tipica coppia altoborghese conformista e decisionista, Sam deve destreggiarsi tra la madre amorevole (Jasmine Trinca), rimasta incinta anche a lei a sedici anni, e lo scapestrato padre (Luca Marinelli) che, di fronte alla notizia che il figlio ha messo incinta una ragazza, gli consiglia la fuga. Marinelli, in un ruolo piccolo ma incisivo, è responsabile dei momenti più divertenti del film con un paio di scene madri in cui lo vediamo agitarsi nel campo di calcio o partecipare a un'improbabile seduta di terapia familiare insieme all'ex moglie e al figlio.
Fedele alla struttura del romanzo originale, Andrea Molaioli conserva i vari flashforward onirici in cui Sam dà uno sguardo al suo futuro nelle possibili varianti (lui che vive a casa con Alice e i suoceri, o che sceglie di restare con la madre, anche lei incinta del nuovo compagno, e perdere i contatti con il figlio). I prolungati salti in avanti nel passato, concentrati nella seconda parte del film, appesantiscono il ritmo narrativo, molto più snello e brillante nella prima parte e alla lunga il gioco rischia di generare stanchezza nello spettatore. A Molaioli va, però, il merito di aver deciso di conservare uno degli ingredienti essenziali del romanzo, la presenza dell'idolo di Sam, Tony Hawk, nume tutelare degli skateboarder la cui voce scandisce i momenti chiave della storia aiutando il suo adepto a destreggiarsi nel duro cammino della crescita, tra una rovinosa caduta e l'altra. L'importante, come insegna Tony, è rialzarsi e ripartire.
Movieplayer.it
3.5/5