Vedrete, si creano due fazioni ben distinte nella seconda stagione di Silo, in streaming su Apple TV+ ogni venerdì con un nuovo episodio. Dopo la presa di posizione da parte di Juliette (Rebecca Ferguson) che è uscita dal silo alla fine del ciclo inaugurale, arriva la presa di consapevolezza innescata nel popolo, soprattutto ai livelli più bassi.
Abbiamo quindi i meccanici da un lato pronti alla ribellione e dall'altro i governanti, rappresentati dai personaggi di Bernard e Sims, ovvero il Premio Oscar Tim Robbins e il rapper Common, che abbiamo incontrato su Zoom per farci raccontare la politica di cui parla lo show.
Silo: intervista a Tim Robbins e Common
Bernard Holland e la sua 'ombra' Robert Sims rappresentano il potere. Sono subdoli e disposti a tutto pur di mantenere lo status quo. Un parallelismo con le persone a capo della nostra società. Perché tutto questo timore di perderlo? Dice Tim Robbins: "Penso che i leader abbiano sempre paura delle persone su cui governano. È davvero raro che un leader abbracci il potere e allo stesso tempo la volontà del popolo. Specialmente ora viviamo in un mondo dove i leader cercano di limitare la libertà delle persone che governano. Una delle ragioni per cui volevo fare Silo è che si tratta di un racconto ammonitore di quell'autocrazia e di cosa accade quando devi compromettere la libertà e di cosa questo comporta per la gente".
Racconta Common un'esperienza di vita vissuta: "Ad un certo punto mi sono incontrato con un politico cercando di cambiare alcune cose e quella persona mi disse che credeva in ciò che stavo facendo ma non i suoi elettori, quindi non voleva perdere il proprio posto. Credo accada a molti politici. Vogliono mantenere il controllo. Sims non credo lo faccia per il potere e credo valga anche per Bernard. Non si tratta solo di battersi per il proprio posto ma anche di dire 'Noi sappiamo cos'è meglio per le persone nel silo per tenerle al sicuro e fare in modo che non scoppi una ribellione e moriamo tutti'. Sono convinto Sims sia ispirato da questo ma so anche che, come molti di noi, sia arrivato ad un punto in cui identifichiamo noi stessi col nostro lavoro e vogliamo tenerci saldi a quell'identità. Credo si tratti anche di questo".
Silo 2, intervista a Steve Zahn: "Mi sono ispirato a Cast Away. E non ho mai visto Lost..."
Ogni uomo per se stesso nella serie Apple TV+
Questa seconda stagione di Silo mostra come anche i potenti siano pronti a mettersi l'uno contro l'altro. Lo fanno anche Bernard e Sims. C'è molta tossicità in questo, non c'è spazio per la lealtà, per la fiducia. Ne è convinto Robbins: "Quando ci imbattiamo in una situazione di caos, diventa 'ognuno per sé'". Gli fa eco Common: "È un monito di per sé. Ecco perché si dice 'Ogni uomo per sé stesso' per questo è importante avere una donna accanto. Sims ad esempio ne ha una quindi ha qualcuno che possa aiutarlo. Bernard invece non ce l'ha. Non ha tempo e spazio per qualcuno".
Silo 2, la recensione: una stagione transitoria per una serie comunque avvincente
Il pensiero collettivo attraverso i social
I nuovi episodi della serie distopica di Apple TV+ parlano dell'importanza di pensare con la propria testa. Oggi invece coi social media tendiamo forse ad uniformarci alla massa invece di pensare con la nostra mente. Dice il Premio Oscar: "Penso che abbiamo abbandonato il pensiero critico tempo fa. C'è ancora un buon numero di persone che ha quella capacità ma la maggioranza ha abbandonato da tempo, ora è solo pensiero di gruppo, è un luogo pericoloso dove vivere. L'abbiamo visto negli ultimi cinque anni come l'ideologia di massa abbia indirizzato tutto. Se ti volevi affrancare dall'opinione comune venivi ostracizzato e ti veniva impedito di lavorare. Sono dinamiche accadute davvero. E non credo che i device ci abbiano liberato in alcun modo. Ci hanno in realtà incatenato".
Aggiunge il rapper, sceneggiatore e attore: "Penso che una delle cose più importanti che possiamo fare sia lavorare su noi stessi e crescere. Penso che i social media abbiano indirizzato la nostra attenzione su cosa dicevano gli altri piuttosto che su qual era la nostra voce. Come quando sei in una stanza piena di persone ed è difficile sentire te stesso. Mentre se sei da solo, hai più tempo per riflettere e capire cosa ti importa davvero. Cosa pensi e a cosa dai valore. Penso che i social non ci permettano di pensare e avere questi momenti, è la società in cui viviamo ora. Ci sono persone che riescono a scindere, anche io ci provo: a volte ci riesco, a volte è troppo. Viviamo in un mondo dove siamo pesantemente influenzati dagli altri il che non è un bene per noi. Non è così che siamo stati creati. Siamo individui e dobbiamo trovare il nostro posto".
Chiude Tim Robbins: "Bisognerebbe farsi la domanda 'Perché sono gli algoritmi a forzarci dentro i nostri silo del pensiero invece di portarci in comunità dove poter discutere con persone che potrebbero pensarla in modo diverso da noi?' Ovvero come è sempre stato. Devi esistere in un collettivo e ci può essere qualcuno con cui lavori che incontri al distributore d'acqua che dice qualcosa che non ti va a genio ma è un essere umano e devi conviverci. Devi anche scegliere se inserirti nella conversazione oppure trovare un modo per entrare nella sua logica di pensiero. Quando ci siamo isolati in lockdown tutto si è ulteriormente suddiviso in modo che potessimo sentire solo la nostra opinione che si rifletteva su di noi. Non avevamo il disagio della conversazione al distributore e per quanto mi riguarda è stato intenzionale".