Shelter, la recensione: il giallo young adult di Harlan Coben

La recensione di Shelter, la nuova serie tratta dai romanzi di Harlan Coben, la prima in streaming su Prime Video. Un cast semi-conosciuto per una storia che questa volta guarda al pubblico giovane con un pizzico di soprannaturale mescolato al thriller.

Shelter, la recensione: il giallo young adult di Harlan Coben

Harlan Coben è oramai un brand. I romanzi dello scrittore statunitense di gialli e thriller sono diventati altrettante serie su Netflix grazie ad un accordo fatto con l'autore, che ne ha creata anche una ad hoc. Ora passa ad un altro servizio streaming e ci troviamo a scrivere la recensione di Shelter, dal 18 agosto su Prime Video con appuntamento settimanale. Non sempre, ma di solito, le sue storie avevano come protagonista una donna che tornava nella propria città natale con un passato pieno di segreti da svelare. Questa volta il target si abbassa e assistiamo ad un racconto young adult con protagonisti dei ragazzi che si improvvisano investigatori mentre gli adulti poco presenti hanno le loro gatte da pelare. Sembra quasi quello che ha fatto Mike Flanagan dopo i vari The Hauting e Midnight Mass con The Midnight Club.

La trama di Shelter

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Harlan Coben's Shelter: un'immagine della serie

Shelter segue la storia di Mickey Bolitar (uno degli eroi letterari di Coben, interpretato da Jaden Michael): in questo caso è l'adolescente, dopo la tragica morte del padre in un incidente stradale e il ricovero della madre per il trauma subìto, a tornare nella città natale del genitore per provare a ricominciare insieme alla riluttante zia Shira (una sempre splendida e pungente Constance Zimmer). La cittadina di Kasselton è il classico piccolo centro, questa volta nel New Jersey (di solito criticato e preso in giro nelle serie newyorchesi, che qui diventa invece protagonista), in cui tutti si conoscono e le notizie viaggiano veloci. È anche un ritorno alle origini per i Bolitar sopravvissuti, che scopriranno che forse le radici della loro famiglia sono sepolte lì da secoli e sono pronte ad essere svelate sotto la coltre di polvere. Sempre per utilizzare un copione che funziona nei gialli e thriller, anni prima nella cittadina ci fu la misteriosa scomparsa di un bambino, mai ritrovato, e ora che anche l'adolescente appena arrivata Ashley Kent sparisce altrettanto misteriosamente il caso torna alla ribalta (ri)aprendo un sacco di domande che non avevano trovato risposta.

Mickey Bolitar e il complesso dell'eroe

Mickey, tu hai la sindrome dell'eroe, ma devi imparare a lasciar correre. Non può essere tutto una tua responsabilità.

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Harlan Coben's Shelter: una scena

Mickey Bolitar si porta con sé tutti i segreti del proprio passato e della propria genealogia familiare che per la maggior parte ignora e in un viaggio alla scoperta di se stesso, svelerà anche i segreti di un'intera cittadina rimasti sopiti per troppo tempo. Come in tutte le piccole città che si rispettino, c'è il folklore locale che include una presunta strega in una casa infestata, ed è qui che Harlan Coben, che ha scritto e prodotto simbolicamente questa miniserie insieme alla figlia Charlotte Coben, inserisce anche un (presunto) elemento soprannaturale più marcato rispetto alle precedenti esperienze televisive. Quella casa sarà la sede e la chiave di tutte le risposte che Mickey sta cercando e che potrebbero essere legate non solo alla storia della cittadina ma anche a quella del suo passato familiare. D'altronde si tratta di una storia generazionale di genitori e figli, di colpe dei primi che ricadono sui secondi, del legame indissolubile di Kasselton coi propri abitanti.

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Harlan Coben's Shelter: una foto di scena

Il protagonista ha la classica sindrome dell'eroe, si sente responsabile per tutti, non solo per quanto successo ai genitori ma anche per l'appena conosciuta Ashley e vuole fare di tutto per ritrovarla, e per farlo si ritrova aiutato da due amici emarginati in città tanto quanto lui. L'estroso Spoon (Adrian Greensmith) e la riservata Ema (Abby Corrigan) sono il valore aggiunto per il target young adult di questo racconto, dato che il protagonista proprio per il complesso dell'eroe è a tratti respingente, e l'interpretazione di Jaden Michael non sempre aiuta. In generale il nuovo tipo di pubblico a cui la storia punta potrebbe non essere adatto a chi aveva seguito assiduamente in precedenza le miniserie tratte dai romanzi dello scrittore.

Adulti serpenti

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Harlan Coben's Shelter: una scena della serie

I protagonisti incarnano l'idea (molto anni '90-primi 2000 dei teen drama) di doversela cavare da soli, anche se poi gli adulti appaiono nel momento del bisogno e hanno la propria storia da (ri)vivere in città. Shira aveva lasciato Kasselton subito dopo il diploma e rivedere molti volti familiari le procurerà non pochi traumi rimasti irrisolti e il suo è il personaggio tra gli adulti che più emerge, grazie all'interpretazione di Constance Zimmer. Questa "seconda vita in città" vale anche per i genitori della Scooby Gang di Mickey e dei suoi compagni di classe, popolari e non, che hanno ferite ancora aperte da quando frequentavano il liceo in prima persona. Con alcune scelte di regia particolarmente efficaci di Patricia Cardoso e la scrittura coaudiuvata da Allen MacDonald, ci troviamo di fronte agli altri elementi tipici del genere giallo e thriller e delle storie tratte da Coben. Abbiamo potuto vedere metà della miniserie Shelter in anteprima e vi possiamo anticipare che non mancheranno i colpi di scena e il puzzle che si ricostruisce man mano, andando a toccare una memoria storica importante, ma nel complesso non ci è sembrato un racconto particolarmente impattante. Il messaggio del serial sembra essere di non dimenticare né il passato con la P maiuscola né quello personale e familiare perché in fondo "siamo il risultato delle nostre azioni e di quelle di tutta l'umanità".

Conclusioni

Alla fine della recensione di Shelter possiamo dire che la miniserie mantiene le caratteristiche giallo/thriller delle storie di Harlan Coben virandole su un target maggiormente young adult e mettendo al centro degli adolescenti protagonisti, che divengono investigatori improvvisati. Aggiunge anche un pizzico di soprannaturale per poi ancorarsi alla storia con la S maiuscola e sfruttare tutti gli stilemi della cittadina di provincia e delle colpe dei padri che ricadono sui figli, di epica memoria.

Movieplayer.it
3.0/5
Voto medio
4.4/5

Perché ci piace

  • La doppia scrittura di Harlan e Charlotte Coben che parla a due generazioni.
  • Gli stilemi tipici dei suoi romanzi ritornano insieme a quelli del genere giallo /thriller.
  • I colpi di scena ben assestati.

Cosa non va

  • L’impostazione più giovanile del racconto non è detto che piaccia ai fan delle precedenti miniserie di Coben.
  • L’elemento apparentemente soprannaturale (anche se in minima parte) potrebbe far storcere il naso a qualcuno.